Luganese

Tentata truffa, simulò il furto della sua Ferrari

Inflitti nove mesi di prigione sospesi con la condizionale a un 71enne per aver provato a ingannare l'assicurazione. Annunciato ricorso in Appello

Il modello simile a quello oggetto del processo
23 maggio 2023
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"Nessun uomo ha una memoria abbastanza buona per essere un bugiardo di successo". Nella breve motivazione della sentenza, il giudice Amos Pagnamenta ha citato questa frase attribuita ad Abramo Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865), che guidò l'Unione alla vittoria nella guerra di secessione americana. Una sentenza che ha riconosciuto colpevole di tentata truffa, sviamento della giustizia e di guida senza autorizzazione, un uomo di nazionalità italiana di 71 anni, personaggio noto a Milano come ristoratore dei Vip, condannato oggi a nove mesi di reclusione sospesi con la condizionale per tre anni.

‘L'evidenza di una storia inventata’

Diciamo subito che, al termine del processo celebrato di fronte alla Corte delle Assise correzionali di Lugano, l'imputato ha dichiarato di voler contestare la sentenza, con un ricorso alla Corte di appello e di revisione penale. Il 71enne si considera infatti non colpevole, come ha ribadito nelle sue ultime parole prima del verdetto: «Ci sono inesattezze macroscopiche nel rapporto dell'assicurazione dell'auto, la Ferrari era di color nero, non grigio. Ma non voglio dire altro, mi rimetto al giudizio della Corte». Il presidente della Corte ha però ritenuto che, in questo procedimento indiziario, sia emersa «l'evidenza di una storia inventata».

Imputato, ‘persona non credibile’

Una storia inventata proprio come ha sostenuto la procuratrice pubblica Veronica Lipari, che ha accusato l'uomo di aver simulato il furto della sua Ferrari 599 Fiorano, targata Ticino, per incassare i soldi del premio assicurativo, pari a 105'000 franchi. Agli occhi dell'accusa, l'imputato si è dimostrato una persona non credibile, perché durante tutta l'inchiesta penale ha fornito versioni dei fatti contraddittorie su questioni centrali. A cominciare dalla denuncia, effettuata dapprima nel luglio del 2020 a Milano, solo due giorni dopo il presunto furto, e in seguito alla Polizia cantonale.

Contraddizioni ‘causate dal diabete’

Come detto, l'imputato, tuttavia, ha sempre negato le accuse sostenendo che l'auto di lusso, acquistata per oltre 120'000 franchi, gli fosse stata rubata. Nella sua lunga e articolata arringa, il suo avvocato Pierluigi Pasi ha tentato, invano, di insinuare il dubbio, malgrado il suo assistito sia effettivamente una persona «superficiale e confusa». Il legale ha inoltre spiegato che le contraddizioni emerse nel procedimento sono da attribuire alla smemoratezza e alla superficialità del 71enne, che peraltro soffre di diabete e questa patologia gli procura difficoltà nella memoria.

Mise in vendita la vettura

Secondo l'atto d'accusa, l'uomo ha invece tentato di ingannare con astuzia l'assicurazione. Lo ha fatto con lo scopo di procacciarsi un indebito profitto, agendo per dolo diretto. Agli occhi della procuratrice, il movente è economico. A dimostrarlo ci sarebbe anche il tentativo dell'uomo di vendere l'auto tramite la concessionaria dove l'acquistò. Anche il giudice ha ritenuto che nel procedimento non fosse emerso nulla a suffragio delle tesi difensive. D'altra parte, le floride finanze dell'imputato sono state soltanto «millantate, mentre agli atti ci sono un attestato di carenza beni e diversi precetti esecutivi».

‘Nessun movente economico’

L'avvocato difensore ha tentato di provare che il suo assistito non avesse alcun interesse a fornire versioni contraddittorie. Lo ha fatto semplicemente perché non è stato coerente a causa della malattia di cui soffre. L'imputato ora risiede nel capoluogo lombardo, ma ha vissuto per qualche anno in un comune del Luganese, facendo il pendolare (al contrario). Pasi ha anche evidenziato il fatto che l'auto messa in vendita fosse stata in seguito mantenuta e che l'uomo avesse pure rifiutato delle offerte d'acquisto. Secondo le tesi sostenute dalla difesa, non sussiste alcun movente economico. Le entrate del suo ristorante a Milano e le dichiarazioni fiscali bastano per smentire le presunte difficoltà finanziaria del suo assistito.

Possiede 6 o 7 auto di lusso

Allo stesso modo, secondo il difensore, l'imputato non avrebbe avuto alcun interesse a simulare il furto di una delle sue 6 o 7 vetture lussuose, tra le quali ci sono un'altra Ferrari, una Porsche e una Bentley. A maggior ragione, secondo Pasi, se fosse stato in difficoltà economiche, l'imputato, in quello stesso periodo, non avrebbe acquistato un'altra Ferrari uguale a quella rubata. L'avvocato ha inoltre cercato di mettere in evidenza presunte carenze nell'inchiesta penale, visto che a ogni obiezione dell'accusa, c'è una spiegazione logica e sostenibile. Ma il giudice non è stato dello stesso avviso.