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Breganzona, si scava nella collina per salire

Otto confinanti si oppongono a un progetto ritenuto ‘fuori misura’. Temono che l'intervento possa compromettere la sicurezza geologica del territorio

Via al Perato a Breganzona alta
(Ti-Press)
26 maggio 2023
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In passato, venne alzata abusivamente di tre metri. In futuro, forse, sarà perforata, per fare posto a un’autorimessa e a un non meglio precisato “sovrastante spazio disponibile/locale hobby” come recita la domanda di costruzione pubblicata lo scorso mese, contro la quale otto confinanti hanno inoltrato opposizione.

Stiamo parlando della collina del Perato a Breganzona, che si erge a 515 metri sul livello del mare ed è un gioiellino paesaggistico che permette, in un colpo d’occhio, di abbracciare il golfo di Lugano e le sue montagne circostanti. Il paesaggio fa gola a molti, tanto che negli ultimi anni due imponenti ville sono state acquistate da facoltosi imprenditori, i quali stanno promuovendo interventi edilizi definiti da qualcuno “picareschi”, che rischiano di minacciare e sfregiare il patrimonio collinare.

‘Spazio sovrastante come un’abitazione’

Confinanti ai quali prima è stato prospettato l’innalzamento della collina e ora sono confrontati con un ulteriore progetto fuori misura. Gli oppositori – che hanno sottoposto il progetto anche alla Stan, la Società ticinese per l’arte e la natura, per un parere informale – sono seriamente preoccupati dalla disinvoltura con cui si vorrebbe edificare, scavare, demolire, una collina, con i relativi rischi per la sua tenuta, e vorrebbero maggiori chiarezza sulla reale finalità del progetto.

Il progetto è ‘venduto’ come la volontà di realizzare un garage, mentre lo spazio sovrastante è presentato sotto più dimesse spoglie e in modo generico. Ma, osservando bene il rendering allegato alla domanda di costruzione, quello spazio sovrastante, che percorre in lunghezza il garage, ha le sembianze di un’abitazione di alto standing con tanto di terrazze, una pompa di calore sul tetto e… un’imperdibile vista sul golfo. Secondo gli oppositori, «la costruzione accessoria risulterebbe in contrasto con le Norme di applicazione del Piano regolatore (Napr), sia in larghezza (oltre 10 metri, invece dei 7 consentiti) sia in altezza (3,50 metri consentiti contro i circa 6 progettati)».

Una tendenza nazionale

Uno degli oppositori ci spiega che «noi, oltre a essere preoccupati e perplessi per l’audacia con cui si intende svuotare parte di una collina, critichiamo pure il “sistema” o “metodo”, che dir si voglia, di conquistare terreno e permessi con il sottosuolo. Potrebbe sembrare la trama di un romanzo di Gorkij, è invece è escamotage edilizio». Una tendenza che è nazionale: «È un tema emergente a livello nazionale, vista la crescente scarsità di territorio edificabile nelle zone pregiate. Una tendenza che colpisce ora il Perato dove si vuole mangiare la collina, realizzando tunnel e cavità enormi nel sottosuolo per guadagnare spazio e recuperare terreno». Una collina che negli ultimi tempi è stata oggetto di mire edilizie considerate “sopra le righe”, e forse sopra la legge. Dapprima la presentazione nel 2021 del progetto per la ristrutturazione dell’ultima villa in cima alla via al Perato, con un progetto di innalzamento della collina, la quale negli anni Sessanta era già stata dal precedente proprietario sopraelevata di tre metri abusivamente: era seguito un ordine di demolizione mai rispettato, né fatto rispettare dal Municipio di Lugano.

Gli oppositori, che intravedono pure un vizio di forma in quanto non sono stati avvisati della pubblicazione della domanda, temono che l’intervento possa compromettere la sicurezza geologica del territorio e la sua naturale bellezza paesaggistica. Il nuovo accesso carrozzabile verrebbe creato all’altezza di via al Perato, l’unica stradina dalle dimensioni ridotte che funge da accesso veicolare alle abitazioni dei residenti della parte alta della collina.

Opera considerata ‘superflua’

Oltre a ritenere superflua l’opera, gli oppositori mettono in evidenza che la via al Perato è una strada d’accesso, stretta e impervia con una forte pendenza. Venne costruita, ricordano, in anni in cui il traffico veicolare era limitato, le famiglie possedevano generalmente un’unica utilitaria di medie dimensioni. La strada ha sopportato non senza difficoltà il peso dei transiti che fino a oggi sono stati comunque limitati, secondo i confinanti. Se il progetto fosse autorizzato, creerebbe enorme disagio e difficoltà di accesso alle abitazioni della parte alta di via al Perato e al servizio pubblico, in quanto in cima alla strada si trova l’acquedotto comunale. Uno scavo orizzontale nella roccia, per un cantiere invasivo e rumoroso, con tanto di vibrazioni, polvere, detriti che volano e rimozione di materiale con camion da decine di tonnellate in una strada con un solo senso di percorrenza e di dimensioni ridotte. Tutto questo terrebbe sotto scacco la collina e i suoi abitanti per quasi due anni. Gli oppositori chiedono che senso abbia l’operazione per ospitare tre auto che «si spera almeno preziose quanto lo spazio sovrastante». Secondo gli oppositori, affinché tale pianificazione sia possibile, sono necessari i relativi dati geologici. I confinanti non vorrebbero che gli interventi previsti portassero a uno smottamento della collina, come è successo nel 2014 a Davesco-Soragno, quando parecchio terreno e materiale franò a causa del crollo di un muro di contenimento di una costruzione sovrastante, costando la vita a due persone travolte dai detriti. Non solo. Sempre secondo i confinanti, l’autorità cittadina dovrebbe perlomeno verificare il peso massimo sopportabile e la tenuta della strada, che non permette il passaggio di due auto in senso opposto.

Non c’è la ‘Prova a futura memoria’

Gli otto firmatari dell’opposizione fanno notare che, dal progetto esposto, non paiono esserci quei provvedimenti intesi a evitare danni alla strada, alle canalizzazioni e agli edifici prospicienti come il monitoraggio per i lavori di trivellazione per eventuali sonde geotermiche e il relativo monitoraggio per inviare messaggi di allarme in caso di superamento della soglia imposta. Mancherebbe pure la cosiddetta “Prova a futura memoria” della pavimentazione stradale in via al Perato, di tutti i manufatti a confine e delle entrate dei molti mappali adiacenti alla strada.