Luganese

Aggressione al 19enne: ‘Volevano spaventarlo, non ucciderlo’

I legali dei 6 imputati chiedono ai giudici della Carp che venga valutata ogni singola responsabilità e contestata la correità

Toccherà ora alla Carp emettere la sentenza
(Ti-Press)
16 maggio 2023
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Dopo la richiesta della procuratrice pubblica Valentina Tuoni di considerare tutti gli imputati correi del rapimento e delle gravi violenze perpetrate nei confronti di 19enne del Mendrisiotto tra il 2020 e il 2021, questo pomeriggio è stato il turno delle difese. Tre di loro, lo ricordiamo, furono ritenuti colpevoli di tentato omicidio intenzionale e tutti e sei vennero condannati per sequestro di persona dalla Corte di primo grado presieduta dal giudice Amos Pagnamenta a febbraio 2022. Oltre al magistrato, anche tre imputati hanno impugnato la sentenza di primo grado.

‘Mai e poi mai avrebbero voluto la sua morte’

In contrasto a quanto espresso e richiesto dall'accusa, il fronte della difesa è rimasto unito sul ritenere che non vi sia stata una responsabilità del ‘branco’, e che non tutti abbiano agito nello stesso modo e compiendo i medesimi reati. Anche in sede d'appello i difensori hanno ribadito l'assenza di volontà da parte degli imputati di causare la morte della vittima sequestrata. «Mai e poi mai avrebbero voluto che morisse», ha chiosato l'avvocato Samuele Scarpelli, legale del 34enne colombiano ritenuto la mente delle spedizioni punitive. A mente della difesa, lo scopo era unicamente quello di riscattare i soldi che la vittima doveva al 34enne.

Tre hanno impugnato al sentenza di primo grado

Il primo, difeso dall'avvocato Stefano Camponovo, ha contestato l'espulsione dal suolo elvetico per sette anni ordinata dalla Corte presieduta da Pagnamenta. «Quello del mio assistito – ha espresso Camponovo –, secondo il principio della proporzionalità, è un caso di rigore. Metà della sua vita l'ha trascorsa in Svizzera, la sua famiglia è qui, i suoi amici sono qui (non in quest'aula fatta eccezione di un imputato)». «Il mio cliente ha accettato la sentenza in tutti i reati e ha accettato la commisurazione della pena. Sta rientrando nell’ordine pubblico. E quindi quest’espulsione non ci deve essere. Le sue radici sono in Ticino, e se una pianta viene sradicata, finisce per seccarsi». L'imputato è tra i tre che sono stati ritenuti colpevoli di tentato omicidio intenzionale. Reato che lui stesso non ha contestato.

Il 24enne, patrocinato dall'avvocata Sabrina Aldi, ha invece effettuato ricorso in appello per contestare il reato d'accusa principale per cui è stato condannato: tentato omicidio intenzionale. «Quello che il mio cliente mette in discussione sono i calci alla testa. L'atto d'accusa è frutto di un collage delle diverse versioni che risultano a tratti credibili e a tratti no. Abbiamo una perizia agli atti che prova un unico colpo alla testa commesso e accettato dal 22enne rumeno. La perizia inoltre indica chiaramente che i colpi non hanno causato un imminente pericolo di vita». Da questa perizia «possiamo dunque concludere che non vi sono stati calci alla testa nelle modalità descritte dall’atto d’accusa». Aldi ha dunque chiesto che il suo assistito venga prosciolto dalle imputazioni di tentato omicidio intenzionale e per il reato di lesioni gravi.

Infine, per quanto riguarda il 34enne, è intervenuto l'avvocato Samuele Scarpelli con la richiesta che venga anch'egli prosciolto dal reato di tentato omicidio intenzionale. «Viene definito il capo, il regista, colui che recluta, il capobranco ma la realtà è ben diversa. Non è possibile parlare di correità, di un piano comune. Non è vero che tutti erano consapevoli delle azioni degli altri. Il ruolo e il comportamento del mio cliente non può dirsi determinante per le azioni commesse dagli altri imputati».

«Mai e poi mai avrebbero voluto che la vittima morisse – ha proseguito Scarpelli – e questo è dimostrato dal fatto che non l'ha abbandonata in Leventina al gelo ma l'ha riaccompagnato a casa. Lo prova anche il fatto che ha tentato di impedire che venisse investito dal 29enne. Ha sempre avuto rispetto per la vita del giovane e ha dimostrato empatia». Per il 34enne il suo legale ha dunque chiesto la riduzione della pena a 3 anni e tre mesi. Incontestata invece l'espulsione dalla Svizzera.

Contestate le accuse di correità

I difensori del 29enne (l'avvocato Yasar Ravi), del 23enne (l'avvocato Felice Dafond) e del 22enne (l'avvocata Barbara Pezzati) – che non hanno ricorso in appello neanche per, usando termini giuridici, incidentalità – hanno principalmente contestato le accuse di correità mosse stamani dalla pubblica accusa.

A fine procedimento gli imputati hanno espresso il loro dispiacere nei confronti della vittima e loro la speranza di poter intraprendere nuovi cammini che non coinvolgano la violenza. Il 34enne ha infine letto in aula una lettera che ha consegnato al 19enn per scusarsi, e per augurargli di trovare una nuova serenità.

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