La fontana firmata da Tita Carloni potrebbe essere eliminata nell'ambito della riqualifica del comparto, di cui discuterà l'assemblea di quartiere
Cambierà il volto della piazza di Molino Nuovo. Questa è una certezza. È invece ancora una questione aperta la forma che assumerà il comparto, compresi alcuni tratti delle seguenti strade: via Trevano, via agli Orti, via Zurigo, via Bagutti, via Simen, Corso Elvezia e via Madonnetta. La significativa trasformazione dell’area è tra gli argomenti della prossima assemblea di quartiere di Molino Nuovo, che è convocata sabato 6 maggio alle 10.30, nella sede delle Scuole elementari della Gerra in via Trevano 86.
Sulla carta, una traccia chiara di come potrebbe mutare il comparto c’è. È stata indicata dai quattro gruppi interdisciplinari che hanno partecipato al mandato di studio in parallelo organizzato dalla Città. I lavori sono stati esposti nel febbraio dell’anno scorso nell’aula magna dell’università, assieme alle valutazioni formulate dal collegio di esperti che fungeranno quale base di una variante di Piano regolatore per il comparto e di un concorso di architettura per la riqualifica della piazza. Le proposte del gruppo Cont-S (capofila l’architetta Sabrina Contratto di Opfikon) hanno ottenuto i maggiori apprezzamenti, ma anche le altre tre presentazioni verranno tenute in considerazione per gli approfondimenti futuri.
Intanto, spiega alla Regione Andrea Felicioni, che assumerà la carica di direttore della Divisione della pianificazione, ambiente e mobilità di Lugano dal primo agosto, subentrando a Marco Hubeli, «stiamo elaborando gli atti della variante di Piano regolatore da sottoporre al Cantone per l’esame preliminare. Nel frattempo abbiamo effettuato un’ulteriore consultazione dei proprietari di immobili e di tutti i residenti del comparto, per eventuali altre osservazioni. Il prossimo passo sarà una nuova pubblicazione degli atti e del parere cantonale». Non ci sono ancora, dunque, orientamenti definitivi per quanto riguarda l’area.
Ma facciamo un passo indietro. Risale al 1991 il progetto urbanistico disegnato dall’architetto Mario Botta, che sfociò nel Piano particolareggiato di piazza Molino Nuovo. Un Piano che prevedeva lo spostamento a sud della piazza. Ciò non venne realizzato, soprattutto per via delle onerose espropriazioni che avrebbe comportato. In questi ultimi tre decenni, il quartiere è cresciuto ed è cambiato parecchio. Qualche anno fa, il Municipio riprese il dossier e optò per una riqualifica urbanistica della piazza, includendo i tre isolati a est e a sud della stessa, la chiesa della Madonnetta e il tratto di Corso Elvezia (tra la chiesa e via Buffi) e organizzò il mandato di studi paralleli, di cui abbiamo accennato.
Dal documento elaborato dalla Divisione pianificazione, ambiente e mobilità della Città di Lugano, si evince che la piazza pare sia destinata a perdere il ‘Sombrero’, il nomignolo della fontana risalente al 1954, firmata dall’architetto Tita Carloni. Solo uno dei quattro gruppi interdisciplinari ne prevede il mantenimento, gli altri tre propongono giochi d’acqua in altre forme. Il mantenimento della fontana dipenderà anche dalla soluzione che verrà adottata per l’autosilo sotterraneo (per circa 60 auto), in sostituzione dei posteggi in superficie. Tra i contenuti suggeriti dal collegio di esperti, spicca l’edificazione di un edificio denominato “Attivatore”, come luogo pubblico per i residenti del quartiere, sul lato ovest della piazza, e quale separazione con la via Trevano (proposto dal Team Cont-S). Il collegio di esperti ha valutato positivamente le proposte di regolamentazione e di moderazione, quali zone a 30 km/h, di via Trevano, ma la soluzione dovrà essere compatibile con i flussi di traffico. Giudicate invece eccessive le idee di inserire una zona d’incontro (con il limite di velocità a 20 km/h) e di estendere la pavimentazione della piazza alla strada.
Sempre a livello di orientamento, viene evocata la possibilità di ridurre la velocità (o pedonalizzare) la strada sul lato nord, che fungerebbe da accesso all’autosilo. Si vorrebbero mantenere lungo via Bagutti, nel limite del possibile, i tre platani e piantare altri alberi. Allo stesso modo, si prevede, come detto, di conservare la presenza dell’acqua in piazza, ma il collegio di esperti consiglia di togliere il ‘Sombrero’. Rispetto alla chiesa della Madonnetta e all’adiacente via Simen, le autorità valuteranno l’eliminazione (o lo spostamento dei posteggi blu nell’autosilo) e vorrebbero riqualificare l’area antistante l’edificio religioso e ricavarci una piccola piazza.
Per l’impostazione urbanistica dei tre isolati, invece, il collegio di esperti suggerisce di approfondire, coinvolgendo i proprietari interessati, il concetto elaborato dal gruppo Cont-S di definire delle corti interne di qualità, accessibili al pubblico, più verdi, unitarie nel disegno e a uso degli abitanti. Nel tratto di Corso Elvezia dalla via Buffi alla chiesa della Madonnetta, le verifiche effettuate hanno permesso all’autorità di appurare che è possibile eliminare una delle due corsie veicolari. La riqualifica della strada terrà conto anche della presenza della rampa d’accesso all’autosilo dell’Università e più in generale le relazioni spaziali ai due lati della strada.
Molino Nuovo è storicamente un quartiere popolare. Dalla seconda metà del Novecento, è stato popolato da residenti stranieri di classi sociali medio-basse alla ricerca di alloggi economicamente accessibili. Questi abitanti, in progressivo aumento negli ultimi decenni, hanno imparato a convivere con gli altri luganesi che vivevano nel quartiere di Sassello, a ridosso della via Nassa e che in massa, si sono trasferiti nelle zone allora più a nord rispetto al centro di Lugano, dopo il progressivo abbattimento, dagli anni Trenta, del quartiere sotto la collina della stazione Ffs. Questo fattore migratorio ‘interno’ aiuta a comprendere perché Molino Nuovo sia cresciuto in modo così significativo e abbia ospitato le classi meno abbienti della popolazione luganese.