Mancano infermieri: una crisi di vocazioni o c'è dell'altro? Bene le cifre del 2022 della clinica luganese
Chiude con cifre rassicuranti il 2022 del Gruppo ospedaliero Moncucco, società in piena transizione fra l'epoca del Covid, che ha visto il nosocomio luganese in prima linea, e l'integrazione della clinica locarnese Santa Chiara, acquisita dal gruppo luganese, ma che incide poco sui bilanci ‘22. I conti presentano un progresso dell'attività: i ricavi totali sono cresciuti fino a 125,6 milioni di franchi, il 6,1% più dell'ultimo anno prima del Covid (il 2019); salgono anche i costi di gestione, ora 119 milioni di franchi. Una situazione abbastanza confortevole quella presentata in una conferenza stampa dal presidente del Consiglio d'amministrazione Mauro Dell'Ambrogio e dal direttore Christian Camponovo. Il discorso sui ricavi è relativo, dal momento che, ricorda Dell'Ambrogio, la Moncucco è «una società privata ma senza fini di lucro, un ente di pubblica utilità». Appartiene, giusto ricordarlo, a due fondazioni: la Fondation assistance internationale di Lugano e la Praxedis di Locarno, che nel 2015 rilevarono l'attività dalla Congregazione delle suore infermiere dell'addolorata di Como. Ora, con l'arrivo della Santa Chiara nel gruppo, si apre una nuova pagina: dalle parole di Dell'Ambrogio si evince la volontà di sfruttare ogni possibile sinergia approfittando del percorso ferroviario velocizzato, che collega Lugano e Locarno in appena mezz'ora di treno.
Ora i conti ora non sono più ‘appesantiti’ dai ricoverati per Coronavirus, che erano arrivati al 50% del totale, e che, economicamente, «non erano un buon affare», dato il bisogno di varie misure di sicurezza interne per impedire la diffusione del contagio. Per quanto gli introiti siano in qualche modo garantiti dalle casse malati e (per il 33,7%) dallo Stato in ragione delle prestazioni erogate, avere i bilanci in buona salute non è così scontato per una clinica privata. Un esempio? La crisi del gruppo Insel a Berna, che nel 2022 ha registrato una perdita di 80 milioni, trovandosi costretta a chiudere due dei sei ospedali che gestisce. La Moncucco ha inoltre potuto ampliare sia il reparto delle Cure intense, aggiungendo un settimo letto - con tutto il personale necessario - sia quello del Pronto soccorso, operazione quest'ultima dovuta a un bisogno («Si trattava anche di far aspettare i pazienti il meno possibile»).
Tutto bene quindi? I vertici della Moncucco ostentano, cifre alla mano, positività riguardo al presente ma non nascondono le preoccupazioni riguardante il futuro della componente più importante, ovvero quella umana. La forza lavoro, in particolare gli infermieri. Il ricambio è difficile. «Già oggi ci sono più posti di stage che candidati, la situazione si è ribaltata rispetto a qualche anno fa». A cosa è dovuta questa penuria? In parte è una questione demografica, sostengono i vertici della Moncucco, che però puntano il dito anche contro alcune iniziative sindacali che avrebbero finito per offuscare l'immagine della professione, rendendola meno attrattiva. E qui viene menzionata l'iniziativa popolare ‘Per cure infermieristiche forti’, invero accettata da Popolo e Cantoni nel 2021. La domanda, legittima, sul perché non aumentare lo stipendio degli infermieri, trova la seguente risposta: «Dove è stato fatto, buona parte del personale ne ha approfittato per ridurre il tempo di lavoro». Stipendi che, in media, si collocano a 5'447 franchi sull'insieme dei circa mille collaboratori del gruppo ospedaliero. Cifra superiore, viene fatto notare, ai 5'203 franchi che mediamente si guadagnano in Ticino nel settore privato. Sarà il lavoro a turni, una crisi di vocazioni, o qualche altro motivo, fatto sta che il ricambio del personale è tra i fattori che maggiormente preoccupano la Moncucco, e il discorso potrebbe presto riguardare anche i medici, che il Cantone intende contingentare. Insomma come spesso succede il settore sanitario viene chiamato a interfacciarsi con le decisioni politiche. Le cliniche ticinesi peraltro possono attingere al serbatoio di medici e infermieri frontalieri, cosa più difficile nella Svizzera interna dove capita che reparti ospedalieri debbano chiudere per mancanza di personale.