Luganese

L’accoltellatrice della Manor torna in aula

Il processo si terrà il prossimo luglio dinanzi alla Corte d’appello del Tribunale penale federale, presieduta dal giudice Maurizio Albisetti Bernasconi

Il centro commeciale in città, dove entrò in azione la donna
(Ti-Press/Archivio)
31 marzo 2023
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Si terrà in presenza la prossima estate il processo nei confronti della donna di 30 anni di Vezia, condannata nel settembre scorso per il duplice accoltellamento del 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano. Stando alla Rsi, "il dibattimento davanti alla Corte d’appello del Tribunale penale federale (Tpf), che sarà presieduta dal giudice Maurizio Albisetti Bernasconi, si terrà il 12 e il 13 luglio".

Come si ricorderà, la Corte del Tpf – composta da Fiorenza Bergomi (presidente), Roy Garré e Monica Galliker –, aveva condannato la donna a nove anni di detenzione, sospesi con la condizionale a favore di un trattamento stazionario, e a una multa di 2’000 franchi per ripetuto tentato assassinio, violazione della Legge federale che vieta i gruppi ‘al-Qaida e ‘Stato Islamico’ nonché le organizzazioni associate, come pure per ripetuto esercizio illecito della prostituzione.

La sentenza era stata formalmente contestata dagli avvocati difensori e tramite un ricorso anche dall'accusa sostenuta dalla procuratrice federale del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) Elisabetta Tizzoni che, anche in secondo grado, si batterà per un aumento della condanna: nel dibattimento dello scorso settembre aveva chiesto quattordici anni di reclusione.

Intanto, come riferisce la Rsi, gli avvocati Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, hanno chiesto al giudice dei provvedimenti coercitivi Ares Bernasconi il trasferimento immediato della donna dalla Farera alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio, in attesa che possa essere presa a carico, oltre San Gottardo, da un istituto per l’esecuzione delle misure terapeutiche stazionarie.

La richiesta dei difensori è motivata dal precario stato di salute della donna, che da più di due anni si trova alla Farera, in condizioni difficili. Secondo i suoi legali, il regime detentivo attuale sarebbe incompatibile con le garanzie costituzionali e con quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.