Luganese

Credit Suisse, Foletti: ‘Sereni su Pse, ma valutiamo piano B’

Il Municipio di Lugano sta verificando ‘possibili soluzioni alternative’, nel caso Ubs non voglia investire nel Polo sportivo. Ma l’ipotesi appare remota

‘I lavori, per ora, non subiranno battute d’arresto’
(Ti-Press/Rendering Cruz y Ortiz - Giraudi Radczuweit Architetti)
20 marzo 2023
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A Lugano sereni, ma non troppo. All’indomani della notizia dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, il tema è sulle bocche di tutti anche in città. Non solo perché è la principale piazza finanziaria in Ticino e la terza in Svizzera, ma anche perché tra gli investitori principali del cantiere del decennio figurano due società riconducibili alla banca in crisi. Credit Suisse Funds Ag e Credit Suisse Fondazione d’Investimento, attive rispettivamente nei settori immobiliare e della previdenza pensionistica, sono tra i firmatari dell’Accordo generale di Partenariato pubblico privato per il Polo sportivo e degli eventi (Pse).

Il ritorno in Cc? ‘Opzione da non escludere’

«I nostri collaboratori sono in contatto con Hrs (il partner privato principale, che si occuperà della costruzione, ndr) – ci dice il sindaco Michele Foletti –. Trattandosi di acquisizione e non di fallimento, siamo abbastanza sereni». Il contratto è firmato, ma Ubs potrebbe chiedere delle modifiche – se non addirittura decidere di ritirarsi del tutto dal progetto, nel caso più estremo –, riportando dunque il tema in Consiglio comunale (Cc). «È un’opzione che non va esclusa. Ma è presto per parlarne. In ogni caso, se non dovesse più esserci il Credito Svizzero come finanziatore, o Ubs, stiamo facendo delle valutazioni sulla possibilità di trovare una soluzione alternativa. Ma è presto per parlare di eventuali piani B. Allo stato attuale, le preoccupazioni principali sono altre».

Preoccupazione per i dipendenti e perdita di grande contribuente

Quali? «Intanto il fatto che abbiamo perso un contribuente molto importante. Secondariamente, per portare a termine l’acquisizione Ubs avrà dei costi che comporteranno meno utili e dunque meno imposte. Inoltre, Ubs e Credito Svizzero, e in parte la Banca cantonale di Zurigo, erano i due attori principali per i nostri prestiti obbligazionari. Ora ne perdiamo uno, dunque ci sarà meno concorrenza. Infine, direi soprattutto, c’è preoccupazione per i dipendenti. Dei 500 collaboratori circa del Credito Svizzero in Ticino, la maggior parte lavora a Lugano». Sul caso, politicamente sollevato dal Movimento per il socialismo (Mps), ma va da sé con preoccupazioni condivise, abbiamo interpellato anche i capidicastero Sport e Immobili, rispettivamente Roberto Badaracco e Cristina Zanini Barzaghi.

‘Nel 2020 la banca era solida’

«Siamo in una situazione generale molto confusa, dare delle risposte sicure è difficile – premette il vicesindaco –. Un ritorno del dossier in Cc a causa di modifiche contrattuali mi sembra un’ipotesi remota. Anche perché il contratto, per gli investitori, è abbastanza vantaggioso». Badaracco replica anche alle accuse dell’Mps: «Loro sono, legittimamente, contrari fin dall’inizio. Credo ci sia un allarmismo esagerato. Noi siamo sempre andati coi piedi di piombo, lavorando con cognizione di causa. Infatti, quando abbiamo concluso l’accordo (nel 2020, ndr) la banca era solida». «Non essendo attiva nel settore finanziario, io non sono completamente tranquilla – aggiunge la municipale –. Bisogna però anche evitare di alimentare l’allarmismo. Ci vuole raziocinio. I lavori, allo stato attuale, non dovrebbero subire battute d’arresto».

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