Il Consiglio di Stato approva la variante di Pr. Il complesso verso una destinazione pubblica, con spazi culturali, locali per eventi e luoghi d’incontro
È formalmente data la tutela della Casa dei Landfogti di Monteceneri. Il Consiglio di Stato ha infatti recentemente approvato, senza apportare modifiche, la variante di Piano regolatore proposta dal Comune, che ingloba anche i fondi limitrofi 756 (parzialmente), 763, 764 e 765, che sono attualmente attribuiti alla zona R3. Ciò permetterà di migliorare la funzionalità di questo edificio considerato bene culturale d’interesse cantonale, creando un complesso comunale polifunzionale, con spazi culturali, locali per eventi e luoghi d’incontro in un contesto privilegiato. Oltre agli scopi pubblici, è pure prevista una quota di destinazione residenziale pari al massimo al 20% della superficie abitabile.
L’iter che ha condotto alla salvaguardia dell’edificio è stato lungo. Nel frattempo, con la collaborazione del Municipio di Monteceneri, nel 2020, è stata costituita la Fondazione ‘Centro Culturale Casa dei Landfogti’ che "avvierà ora la progettazione della ristrutturazione dello stabile storico e della costruzione di un nuovo stabile amministrativo, partendo dallo studio di fattibilità, elaborato dall’atelier Ribo+", spiega l’esecutivo in una nota scritta in risposta alle domande de laRegione. Con l’obiettivo, prosegue la nota municipale, "di conservare e rivalutare un edificio storico che potrà ospitare spazi espositivi, ricavando nel contempo nuovi spazi amministrativi, commerciali e residenziali tali da garantire la sostenibilità dell’investimento".
Senza dubbio, le mura della Casa dei Landfogti di Rivera trasudano di storia. In origine, leggiamo nel documento pubblicato su www.monteceneri.ch/it/monumenti-e-luoghi-d-interesse, il nome del luogo indica la sua probabile destinazione. Alcuni documenti notarili risalenti alla seconda metà del Duecento attestano nell’area la presenza di un nucleo abitato, mentre in una pergamena del 1383, che era conservata nell’Archivio parrocchiale di Bironico, si nomina la sosta della Bricola, definita come "una sorta di magazzino per lo scarico e il carico delle merci in transito, probabilmente costruita dalle autorità di Como, da cui dipendeva la Carvina. Successivamente, dovrebbe invece essere sorta anche la locanda". Il termine Bricola è infatti "di derivazione celtica e significa piccolo otre per il vino e suggerisce la presenza, in tempi remoti, di una locanda con sosta in cui i viaggiatori, mercanti o pellegrini, trovavano ristoro".
Dalla documentazione, risulta inoltre che "fino al Cinquecento, il complesso è appartenuto alla famiglia Rusca di Bironico, poi i Beroldingen, cancellieri del Landfogto di Lugano, lo hanno rilevato e ristrutturato. Negli anni 30 del Seicento viene acquistato da Giovanni Pietro Lafranchini, originario di una famiglia di possidenti di Mezzovico, che ha realizzato una nuova ristrutturazione e che, nel 1647, ha deciso di costruire di fronte all’ospizio, di là del fiume Leguana, un oratorio dedicato a San Pietro". In seguito, continua il documento, "tra il 1643 e il 1699 i rappresentanti dei Cantoni svizzeri, che annualmente si recavano a Lugano, si sono rifocillati nella locanda e riposati nelle sue stanze prima di proseguire il loro viaggio. Testimoniano il loro passaggio i numerosi stemmi dipinti sulle pareti della sala di rappresentanza e della loggia esterna al primo piano".
L’edificio venne menzionato a partire dal 1909 tra i monumenti di importanza nazionale. Tuttavia, la struttura è rimasta però di proprietà privata per svariati decenni, cosa che ha ostacolato la manutenzione degli stabili. La menzione quale monumento d’importanza nazionale non ha purtroppo impedito al complesso, nella prima metà degli anni 60 del secolo scorso, di subire una radicale modifica, per fare spazio alla nuova strada cantonale, per la realizzazione della quale, ha addirittura rischiato il totale abbattimento. Un abbattimento evitato grazie all’intervento del Cantone, che acquistò la parte più rappresentativa della casa. Una parte del complesso venne comunque demolita e modificata, con lo spostamento del camino sulla parete nord. Per una trentina di anni il Cantone ha messo a disposizione del Comune (prima di Rivera, di Monteceneri, dopo l’aggregazione) questa parte, che è stata utilizzata per mostre ed esposizioni. La Casa dei Landfogti di Rivera è stata ceduta dal Cantone a Monteceneri. Quale condizione, le autorità cantonali avevano chiesto al Comune di acquistare la parte della struttura ancora privata, cosa avvenuta nel 2018.
Il complesso oggi conserva nella sua corte e al suo interno, ancora alcuni scorci ben conservati che permettono facilmente delle ambientazioni per film in costume. In particolare, è da segnalare l’ampio salone principale, con grande camino funzionante, infissi storici, soffitto in legno, pavimento originale in cotto e affreschi medievali ben conservati. Altre stanze, utilizzate per esposizione sono state restaurate con cura ma con uno stile contemporaneo. Sul camino del salone vediamo lo stemma della famiglia dei Beroldingen, segretari del landfogto di Lugano e proprietari della casa nella prima metà del Seicento.