È la condanna inflitta dalle Correzionali di Lugano a un 52enne. Nella sua condanna anche l’obbligo di sottoporsi a un percorso riabilitativo
‘Sei una stella, mandami la tua foto tutta nuda’; ‘Puoi metterti nuda?’. Quelle citate, e riportate nell’atto d’accusa della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, sono alcune delle frasi scritte via social dal 52enne del Luganese giudicato oggi, lunedì, dalla Corte delle Assise correzionali di Lugano per atti sessuali, pornografia e alcuni reati di circolazione. Con procedura di rito abbreviato, il giudice Siro Quadri ha confermato l’accordo presentato in aula dalle parti e ha condannato l’uomo, difeso dall’avvocato Fabrizio Colucci, a 22 mesi sospesi per un periodo di prova di tre anni durante i quali l’imputato dovrà sottoporsi a un’assistenza riabilitativa e una multa di 200 franchi.
È proprio questo ultimo punto che ha convinto la Corte a confermare l’atto d’accusa perché «finalmente si sottoporrà a qualcuno che verificherà perché queste cose sono successe e lavorerà affinché non succedano più», ha spiegato il giudice. L’imputato, su domanda reiterata della Corte, ha spiegato che «non ho più fatto nulla del genere» e che «queste cose mi sono uscite dalla testa». Non ha però saputo rispondere alla domanda sul perché, tra il 2016 e il 2018 nel Luganese e nel Canton Turgovia, abbia contattato delle ragazze minorenni (nate tra il 2003 e il 2006) chiedendo loro di mostrarsi nude, mostrandosi a sua volta nudo (in live chat o tramite immagini) o mentre praticava autoerotismo. «Non so perché queste siano successe – ha spiegato –. Solo durante l’inchiesta mi sono reso conto che avrei potuto combinate seri danni». Non ha però parlato con uno psicologo perché «non ho avuto la possibilità di conoscerne uno». Quadri lo ha ammonito sottolineando che «lo psicologo si cerca» e che «quanto fatto è la relazione a una malattia. Lo sa che è disturbato?». «Lo ero», è stata la risposta dell’imputato che, se non seguirà il percorso di assistenza riabilitativa ordinato, vedrà aprirsi le porte del carcere.
Dalle imputazioni inserite nell’atto d’accusa, emerge che l’imputato era come detto solito utilizzare i social per contattare minori di 16 anni. Ma non solo. In almeno 20 occasioni, il 52enne ha mandato immagini pornografiche anche a persone che non conosceva personalmente, dopo aver recuperato il loro numero di telefono sui loro account. In un’occasione ha invece pubblicato sui social, per almeno 30 secondi, un collage delle sue parti intime affiancandolo all’immagine di sua nipote.