L’Università della Svizzera italiana ha raggiunto l’obiettivo del 20% di diplomati con esperienza all’estero, secondo uno studio dell’agenzia Movetia
Secondo uno studio dell’agenzia Movetia, l’Università della Svizzera italiana è una delle quattro scuole universitarie ad aver raggiunto l’obiettivo del 20% dei diplomati con un’esperienza all’estero. Obiettivo raggiunto solo, oltre all’Usi, dall’Università di San Gallo (53%), dal Politecnico federale di Losanna (32%) e dall’Alta scuola pedagogica sangallese (28%), su un totale di 36 alte scuole elvetiche prese in considerazione. Seguono, con il 18%, la Scuola universitaria professione della Svizzera occidentale, il Politecnico federale di Zurigo e l’Università di Ginevra. Quella di Losanna registra un tasso del 16%, mentre le Università di Friburgo e di Berna si situano al 10% e quella di Neuchâtel al 9%.
Conformemente alla strategia nazionale della Confederazione e dei Cantoni e agli obiettivi del sistema di Bologna, il 20% dei diplomati dovrebbe aver fatto uno stage all’estero. Il tasso medio delle alte scuole svizzere è però del 15,7%, stando al primo indice di internazionalizzazione degli studenti, pubblicato oggi dall’agenzia Movetia, incaricata della promozione degli scambi e della mobilità. Tale classifica è stilata indipendentemente dal tipo di scuola (Università, Politecnico, Scuola universitaria o Alta scuola pedagogica), e non fa distinzioni tra le dimensioni o l’età degli istituti, né della regione linguistica, precisa Movetia. Quest’ultima agenzia sottolinea che tutti i tipi di scuole, in qualsiasi regione, possono raggiungere gli obiettivi in termini di mobilità.
Il programma europeo Erasmus+ permette la cooperazione internazionale in materia di formazione. La Svizzera non vi è più associata dal 2014. È difficile misurare scientificamente l’impatto di questa non associazione, ma "i tassi sarebbero indubbiamente più elevati" se la Confederazione facesse ancora parte del programma", spiega il direttore di Movetia Olivier Tschopp all’agenzia Keystone-ATS.
Un programma alternativo è stato istituito ma è più restrittivo. "Erasmus+ è come un abbonamento generale al quale la Svizzera non ha più diritto. Berna deve accontentarsi di abbonamenti di percorso", aggiunge Tschopp. Concretamente, invece di far parte di un programma multilaterale, gli atenei elvetici devono concludere partenariati bilaterali con i loro omologhi europei, fissando delle quote di scambio. Questo sistema non è vantaggioso, poiché occorre attuare un finanziamento speciale e un’amministrazione parallela.
L’impatto della pandemia di coronavirus non è neppure preso in considerazione nell’indice di internazionalizzazione, poiché quest’ultimo si basa sui 53’000 studenti diplomatisi nel 2020 (bachelor e master), utilizzando i dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), di swissuniversities e dei vari atenei.
Le condizioni quadro – quali la governance, gli obiettivi strategici o l’elaborazione dei programmi di studio – istituite dalle alte scuole svizzere giocano un ruolo nella mobilità degli studenti. Altro fattore importante è il grado di internazionalizzazione degli atenei, ovvero la collaborazione in materia di insegnamento e di ricerca o la nazionalità degli studenti e dei professori.
Tali criteri collocano l’Università della Svizzera italiana, l’Università di San Gallo, i Politecnici federali di Zurigo e di Losanna, nonché l’Università di Losanna tra gli atenei elvetici più internazionalizzati.
Il tasso di mobilità di un’alta scuola e il suo grado di internazionalizzazione sono correlati. Gli studenti sono più inclini a soggiornare all’estero se i piani di studio in Svizzera integrano una dimensione interculturale o propongono corsi in inglese, oppure hanno contatti con studenti e professori stranieri, secondo Movetia.
Nell’altro senso, per attirare studenti dall’estero, l’agenzia menziona diversi fattori strategici: alloggi a disposizione, possibilità di ottenere borse di studio, l’istituzione di associazioni o eventi mirati.
Un tasso di mobilità elevato è importante per la Svizzera, nella sua veste di Paese innovativo, e per la sua economia, rileva ancora Movetia. Effettuare un soggiorno all’estero "crea un valore aggiunto decisivo" per gli studenti che acquisiscono così competenze interculturali, professionali e personali. Si tratta di competenze che serviranno loro nella ricerca di un futuro impiego.