L’azienda con sede a Breganzona, e succursali in altre parti della Svizzera, era una delle più grandi del settore. Igor Cima (Unia): ‘Notizia inattesa’.
Sono 170, a livello svizzero, un’ottantina in Ticino, i dipendenti rimasti senza lavoro, a causa della chiusura della ElettroCrivelli Sa, con sede principale a Breganzona. Il fallimento è stato infatti decretato con effetto già a partire da ieri, 29 dicembre, e la ditta è già stata sigillata. Si tratta di un forte colpo per il settore delle installazioni elettriche: l’azienda era una delle più grandi in Ticino e attiva anche oltre Gottardo. Con il fallimento, va da sé, chiudono anche le succursali che – stando al sito internet della società – si trovano a Renens (Vaud), Burgdorf (Berna) e Zurigo.
La notizia ha iniziato a circolare ieri, e per una conferma abbiamo sentito Igor Cima. «Non è del tutto un fulmine a ciel sereno, ma quasi. Qualche avvisaglia poco prima delle ferie c’era stata – spiega il responsabile del settore artigianale di Unia –. Già in autunno c’era stata una prima comunicazione che informava i dipendenti su ritardi nei salari. Abbiamo preso quindi contatto con l’azienda, che ci ha parlato di determinate problematiche di ordine finanziario. Nessuno però si aspettava un fallimento anche perché dalle ultime informazioni che avevamo si parlava di una moratoria concordataria, di discussioni coi creditori. Si vede però che non c’erano i presupposti».
E in effetti, da nostre informazioni, nei giorni scorsi è stata diffusa un’ulteriore lettera ai dipendenti nella quale il Consiglio di amministrazione della società conferma di aver avviato la liquidazione. Ma per quale motivo? «Noi come sindacato non lo sappiamo. Il settore peraltro è in salute, il lavoro non manca. E da quanto sappiamo nemmeno a loro mancava. Anche per questo non avremmo pensato che si sarebbe arrivati al fallimento. Devono esserci stati problemi di altro genere».
Di che tipo, con precisione, non è dato sapere: non è stato possibile rintracciare i vertici dell’azienda, Alberto Crivelli, proprietario e fondatore. Sempre da nostre fonti, nella lettera inviata ai dipendenti si spiega che le difficoltà sarebbero dovute alle condizioni di mercato che avrebbero impedito di portare ai risultati sperati e garantire così la sostenibilità finanziaria e nemmeno le riorganizzazioni degli ultimi anni avrebbero dato i risultati sperati.
Raggiunta nel primo pomeriggio dalla Regione, la direttrice amministrativa Stefania Quadroni spiega che la società conviveva con problemi finanziari e di carenza di liquidità che si trascinavano da qualche tempo. Problemi che sono poi peggiorati a causa dell’impennata generale dei costi e dalla difficoltà nelle forniture. Negli scorsi mesi sono poi sfumate due trattative per rilevare l’azienda o di immettere liquidità nella ditta.
Da voci che non siamo per ora riusciti a confermare con la società, sembrerebbe che l’azienda avesse accumulato debiti, si parla di alcuni milioni di franchi, forse a causa di ritardi nei pagamenti da parte dei clienti. Una situazione che si riflette su uno scoperto nei confronti dei dipendenti. «Sì, il salario di dicembre deve ancora essere retribuito, così come le vacanze non godute ed eventuali ore straordinarie – conferma il sindacalista –. Da parte nostra, accompagneremo i collaboratori aiutandoli nelle richieste di insolvenza e per quanto riguarda l’iscrizione agli uffici di collocamento». Anche perché c’è poco margine per fare altro. «La ditta ormai è fallita. Se avessimo saputo che si sarebbe andati in questa direzione, ci saremmo mossi per un piano sociale ma non si è mai parlato di licenziamenti o fallimento. Solo di difficoltà. Chiaramente è una situazione che lascia l’amaro in bocca: sono tanti dipendenti, tante famiglie coinvolte. Non sarà comunque semplice ricollocarsi per tutti, anche se il settore è in salute».
L’avviso provvisorio di apertura di fallimento è apparso oggi sul ‘Foglio Ufficiale’. Oltre ad aver già sigillato gli spazi di lavoro, ai collaboratori è stato detto di astenersi dal lavoro con effetto praticamente immediato. Lavoratori che, da nostre informazioni, sono in larga maggioranza frontalieri.
L’azienda è stata creata nel 1987 dal signor Crivelli e si è imposta col tempo nei campi delle installazioni elettriche, della domotica, della telematica e del fotovoltaico in tutta la Svizzera, arrivando a contare oltre 150 collaboratori, secondo il portale online, in tutto il Paese. Due terzi di questi circa erano impiegati in Ticino. Numerosi i cantieri in tutto il cantone nei quali hanno lavorato gli specialisti della ElettroCrivelli. Fra questi: l’illuminazione di molte stazioni della Flp (la Lugano-Ponte Tresa); gli impianti anti incendio e la videosorveglianza nella galleria Mappo-Morettina; le luci di sicurezza in numerose gallerie autostradali ticinesi; diversi lavori all’aeroporto di Lugano-Agno; il centro logistico di Arma Suisse del Ceneri; la Residenza Swisslife di Lugano; le Scuole Medie di Balerna; l’Istituto cantonale di economia e commercio di Bellinzona; il Centro balneare di Locarno e molti altri. Negli ultimi tempi la ditta si era notevolmente attivata anche nel settore fotovoltaico.