Luganese

Prima del termine del processo, ci scappa...l’imputato

Uno dei quattro imputati fugge dall’aula penale dopo che, nei suoi confronti, l’accusa ha chiesto 4 anni di reclusione e la carcerazione immediata

(Ti-Press)
15 novembre 2022
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Se l’è data a gambe levate uno dei quattro imputati chiamati oggi alla sbarra per amministrazione infedele aggravata e cattiva gestione, per avere nel periodo tra marzo 2011 e dicembre 2013, a Lugano, a Novazzano e altre imprecisate località, agito in complicità di altri tre imputati. Il quartetto è accusato di malversazioni finanziarie per un totale di almeno otto milioni di franchi. Il fuggiasco è un 57enne di nazionalità italiana. Una situazione con pochi precedenti. «Ha scelto di sottrarsi al procedimento in corso ma è formalmente in stato di fermo», ha dichiarato il giudice Siro Quadri, presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano riunite a Mendrisio, aggiornando il processo domani alle 9. L’uomo fuggito non è però l’imputato principale. Nella vicenda, ad avere il ruolo di spicco è un 46enne cittadino italiano, nei confronti del quale, il procuratore pubblico Daniele Galliano, ha proposto una condanna di sei anni di carcere. Secondo l’accusa, l’uomo è responsabile di essersi procacciato un indebito profitto di almeno 100mila franchi e di aver mancato al proprio dovere di membro del Consiglio d’amministrazione di un’azienda di fondi finanziari con sede legale a Lugano, danneggiandone il patrimonio per almeno mezzo milione.

Cattiva gestione, il gatto e la volpe

A seguito del fallimento della banca americana Lehman Brothers, il 46enne avrebbe omesso di informare delle perdite subite i finanziatori del fondo d’investimento, credendo che se lo avesse fatto avrebbe minato la propria reputazione. Ha invece deciso di rimborsarli poco alla volta, consapevole che una simile operazione fosse vietata e attingendo in parte alla liquidità del fondo di proprietà dell’omonima società, di cui era l’amministratore unico. Ma non solo. Le problematiche sorte dal fallimento della Lehman Brothers sarebbero state tali da ridurre la società in serie difficoltà finanziarie. Nonostante la situazione di crisi, l’uomo avrebbe, a partire dal 2011, omesso di allestirne la contabilità, e avrebbe prosciugato tutta la liquidità della società per rimborsare i sottoscrittori del fondo, intascando comunque ingenti somme. Per questo reato, il 46enne è accusato di amministrazione infedele aggravata. A causa del mancato adempimento dei propri doveri di amministratore, la società luganese è fallita nel dicembre 2013. Ed è poco prima di quel momento che entrano in gioco i due complici, un 57enne e un 61enne, anch’essi cittadini italiani. Una sorta di rivisitazione del gatto e la volpe della storia di Pinocchio, in cui, però, al contrario della favola di Collodi, il protagonista riceve aiuto dai due acuti raggiratori, e decide di affidare loro consapevolmente e volontariamente le sorti delle proprie finanze.

Creata un’operazione fittizia: un furto

I due uomini, esperti conoscitori del mondo finanziario, sono accusati di aver aiutato il 46enne ad accedere alla liquidità del fondo di investimento di tipo conservativo della società di cui era amministratore unico. In che modo? In sostanza, i due complici, secondo l’accusa, hanno convinto l’imputato a eseguire un’operazione finanziaria fittizia, creando un nuovo fondo di investimento di diritto lussemburghese, in modo tale che la società del 46enne ne acquistasse tutte le quote. Attraverso questa modalità, secondo il pp Galliano, il 46enne avrebbe potuto indebitamente appropriarsi degli averi della sua società, ovvero almeno 8 milioni di franchi. In altre parole, si tratta di un furto degli investitori. Tra loro, uno si è costituito quale accusatore privato. Nei confronti del gatto e della volpe, rispettivamente il 57enne e il 61enne, l’accusa ha chiesto una condanna 4 anni di prigione con carcerazione di sicurezza, e tre anni e mezzo di reclusione. Il 57enne, dopo la richiesta del procuratore pubblico, ha abbandonato il procedimento in corso, confessando al suo difensore, l’avvocato Romeo Mazzoleni, di voler correre a salutare le figlie. In aula si è respirata aria di tensione.

Mazzoleni: ‘Si ripresenterà’

Secondo Galliano, l’imputato che ha lasciato l’aula penale, «è la mente dell’operazione, colui che aveva più esperienza nel settore finanziario e proprio per questo non doveva prestarsi a commettere crimini. Aveva una società avviata e poteva più di tutti rifiutare la proposta». Dopo aver assistito alla requisitoria del procuratore pubblico, l’imputato ha scelto di abbandonare il procedimento in corso, qualora il presidente della Corte, il giudice Quadri, avesse deciso per le manette immediate. L’avvocato Romeo Mazzoleni ha definito la richiesta dell’accusa «totalmente ingiustificata. Durante tutta l’inchiesta, non è stata ritenuta necessaria la carcerazione. Sono passati quasi dieci anni dai fatti imputati al mio cliente. Perché ieri poteva essere in libertà e oggi no? Il mio assistito ha sempre collaborato con la giustizia e non ha intenzione di fuggire, voleva salutare le figlie. Era in stato di shock. Si è sempre presentato, ritengo quindi che si ripresenterà. Non mi ha indicato una volontà di sottrarsi alla pena. Se sta andando da qualche parte sta andando a casa dalle figlie». Nei confronti della moglie del fuggiasco, la quarta imputata alla sbarra, il pp ha proposto una pena di 24 mesi di prigione sospesi con la condizionale per un periodo di prova di due anni.