Al via la campagna della Città per promuovere ulteriormente la polizia di prossimità, a partire da un potenziamento delle unità
Da Isabella a Claudio, da Lucio a Matias, da David a Christian. Non ce ne voglia nessuno se non li citiamo tutti, anche perché con il potenziamento sono ormai una trentina, ma tutti hanno lo stesso peso e la stessa missione: rappresentano il maggior servizio di prossimità della Polizia della Città di Lugano. Sono gli agenti di quartiere, oggetto di una campagna comunale che ha preso avvio pochi giorni fa con lo scopo di promuoverne la conoscenza e l’attività.
«La figura dell’agente di quartiere nasce negli anni Ottanta, Lugano fu la prima città a dotarsene nel 1983, in risposta a un modello tradizionale che aveva fatto il suo tempo e non era più in grado di dare risposte a una società in profondo cambiamento», ricorda il comandante della Polizia cittadina Roberto Torrente. «Si è passati così da una polizia reattiva a una proattiva. Fino agli anni Settanta il pattugliamento era casuale, la visibilità degli agenti limitata, gli interventi erano in risposta alle richieste dei cittadini e le inchieste si aprivano in caso di reato. Oggi c’è un contatto diretto con la gente, gli interventi vengono anticipati per prevenire le situazioni o i problemi futuri con lo scopo di creare un rapporto di fiducia tra cittadino e polizia». Tuttavia, oggi il settore della sicurezza sarebbe nuovamente in crisi: «Negli ultimi due decenni sono in atto grossi mutamenti nel settore, vi è sempre più un minor riconoscimento delle istituzioni e del loro operato e ci sono nuovi cambiamenti sociali che pongono nuove sfide».
E in effetti, pur avendo agenti di quartiere da ormai quasi quarant’anni, da un sondaggio condotto nel 2019 – il Losai, ‘Lugano, le opinioni sulla sicurezza degli abitanti: interviste’ – è emerso che oltre la metà della popolazione non conosce gli agenti di quartiere. Solo il 14,6% ne conosce il nome, il 24,7% li conosce di vista. Una situazione alla quale si è deciso di dare una risposta istituzionale con questa campagna. «Da un lato abbiamo potenziato la presenza degli agenti nei quartieri, con almeno un poliziotto in ogni quartiere – spiega la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi –, d’altro canto desideriamo migliorare la conoscenza personale degli agenti da parte della popolazione, per favorire la percezione di sicurezza».
Gli agenti di quartiere sono stati dunque in primis potenziati. Si è passati da un effettivo di 23 a uno di 29: quattro agenti in più nei quartieri Ovest della città e due in più in quelli centrali. Immutata la presenza nei quartieri Est, in quanto già precedentemente più solida. E poi c’è tutto il fronte della conoscenza. I cittadini avranno la possibilmente di prendersi letteralmente un caffè con gli agenti di quartiere: ventisei incontri nei ventun quartieri della città – e in aggiunta nei comuni convenzionati di Muzzano e Sorengo – dal 21 al 29 novembre prossimi. I dettagli su luoghi e orari si possono consultare sul sito www.lugano.ch/caffe-agente. Incontri che si intendono riproporre poi nel 2023 e negli anni a venire rendendoli stagionali in modo da instaurare una rapporto costruttivo e di fiducia con la collettività. E non basta: dallo scorso 7 novembre è partita una campagna anche nelle scuole elementari, in concomitanza con le lezioni di educazione stradale, con il medesimo obiettivo: presentare ai cittadini di domani gli agenti di quartiere. Inoltre, a gennaio e febbraio si passerà a una campagna di affissione: sui manifesti dei singoli quartieri compariranno i volti e i nomi dei relativi poliziotti attivi nei singoli rioni.
Naturalmente, essendo nell’era digitale, la campagna è rivolta molto anche al mondo web e social. «È stata rinnovata la pagina del sito web della Città dedicata a questa sezione della polizia – spiega Roberto Mazzantini, responsabile della campagna –, ogni agente ha una sua scheda nuova con foto sorridente e dei mini identikit che spiegano come interpretano il proprio lavoro. Sono messaggi positivi e amichevoli». Questo perché «vogliamo rappresentare al meglio il volto umano della prossimità e della polizia», sottolinea la municipale.
E la prossimità è al centro del dibattito che vede opporsi Polcom ed enti locali da una parte e Dipartimento delle istituzioni e Polcantonale dall’altra, sul futuro della polizia in Ticino e sul progetto della Polizia unica. Una campagna voluta per ribadire il sostegno alle Polcom? «No, la tempistica non è voluta – replica la capodicastero –, ma non è neanche inopportuna. Siamo profondamente convinti che la prossimità sia una peculiarità che va difesa e quindi la campagna casca a fagiolo». «Anche perché abbiamo competenze differenti rispetto alla Polcantonale – aggiunge Torrente –, solo le Polizie locali riescono a dare risposte a determinate problematiche».