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Galeazzi: ‘Disponibile per il Consiglio di Stato’

Il municipale dell’Udc vorrebbe portare a Bellinzona la voce di Lugano. E sull’alleanza con la Lega: ‘Stiamo coesi, con un occhio all’Italia di Meloni’

Sarà il Comitato cantonale a decidere
(Ti-Press)
20 ottobre 2022
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«Ci vuole un candidato che possa rappresentare gli interessi di Lugano, per questo ho dato la mia disponibilità al partito Udc». Così Tiziano Galeazzi, municipale della Città di Lugano anticipa a ‘laRegione’ la sua disponibilità a correre per il Consiglio di Stato, accanto al consigliere nazionale Udc Piero Marchesi. Nell’attesa di sapere se l’alleanza tra democentristi e leghisti verrà confermata (l’assemblea leghista deciderà il 23 ottobre), e quindi l’eventuale rosa di candidati, abbiamo incontrato il capodicastero Consulenza e gestione. Oltre ai temi cantonali, è stata l’occasione per tracciare il bilancio del suo primo anno nell’esecutivo.

Ricordiamo che il suo ingresso in Municipio è stato improvviso a causa della morte dell’ex sindaco Marco Borradori. Come si è adattato a un ruolo per lei completamente nuovo?

Avendo avuto esperienza nel legislativo non mi hanno sorpreso i dossier sul tavolo. Ciò che mi ha cambiato la quotidianità è che si tratta di un lavoro vero e proprio. In Consiglio comunale (Cc) si ricevono i prodotti che l’amministrazione e il Municipio emanano. Come municipale invece, il prodotto lo crei tu. Fai parte della dirigenza di un’azienda a contratto determinato.

Nel mio caso è stato come salire su un treno in corsa, che sicuramente non è come quando si parte tutti insieme dalla stazione il primo giorno dopo le elezioni. Ma mi sono subito introdotto nel ruolo.

Qual è il bilancio che trae da questo suo primo anno in Municipio?

Lavoro molto bene con i miei capidivisione e capiservizio. È un lavoro di squadra. Il mio è un dicastero di servizi, trasversale agli altri. Non creiamo un prodotto, ma abbiamo dei servizi che aiutano l’amministrazione a funzionare: gli affari giuridici per gli aspetti legali, l’informatica che tiene in piedi i sistemi tecnologici del Municipio, la statistica urbana, che si occupa dei dati statistici in collaborazione con il resto del Cantone e della Svizzera, e infine sicurezza e salute che, per esempio, ha gestito, con altri servizi, il periodo pandemico.

Nel concreto, quali sono i progetti più rilevanti che ha seguito quest’anno?

Attraverso questo dicastero devo saper trovare degli elementi da proporre al Municipio come quel qualcosa in più. Un esempio è la mappatura – fino a livello quartiere – che abbiamo realizzato riguardante i rifugi pubblici e privati. In collaborazione con la Protezione civile ho voluto conteggiare e geolocalizzare tutti i posti protetti del Luganese. Cerco di tirar fuori il meglio che posso dal mio dicastero, anche se non creo qualcosa che va direttamente sul territorio come gli eventi o le manifestazioni sportive o gli edifici di pubblica utilità. Un’altra idea che ho presentato al Municipio è stata quella di sostituire per un anno di prova i fuochi d’artificio tradizionali del 1° agosto con dei droni luminosi, una soluzione moderna e una prima in Ticino che non fa rumore e non inquina. In cantiere ci sono altri progetti che verranno presentati in Municipio nei prossimi mesi, tra cui uno importante in fase di elaborazione che riguarda il difficile periodo che stiamo attraversando.

Il suo ingresso in Municipio, come democentrista, ha ‘stravolto’ l’equilibrio decennale che vedeva tre leghisti in esecutivo. Questo ha avuto ripercussioni nel gruppo?

Questa domanda bisognerebbe porla ai due colleghi. Non credo di avergli scombussolato il compito. L’assenza di Marco Borradori la sentiamo tutti, è innegabile. Ma io non ho fatto pesare niente a nessuno. La mia entrata non credo che abbia rivoluzionato qualcosa, se non che ho portato una sensibilità mia con alle spalle comunque una base di programma e di pensiero del partito Udc.

Ci sono punti su cui Lega e Udc hanno una sensibilità diversa, però sia con Lorenzo Quadri sia con il sindaco Michele Foletti c’è un buon dialogo e discutiamo dei temi comunali non sulla partitocrazia, perlomeno non all’interno del collegio municipale. Qui a pesare sono il carattere e la sensibilità del municipale più che il partito e l’area a cui appartiene. È nel Cc che gli schieramenti partitici sono più evidenti.

Per quanto riguarda il Municipio, vale la regola della concordanza, per raggiungere gli obiettivi, per il buon andamento del Comune e per migliorare, il più possibile, la vita delle cittadine e dei cittadini.

E quindi qual è la differenza maggiore tra legislativo ed esecutivo?

Quando ero nel legislativo comunale potevo espormi maggiormente, adesso invece che faccio parte dell’esecutivo ho dovuto adattarmi alle nuove regole d’ingaggio. Per esempio, ora in Gran Consiglio (Gc), dove siedo dal 2015, cerco di evitare argomentazioni che in un modo o nell’altro possano cascare negativamente sui comuni e di conseguenza sui Municipi.

Quando fai parte di un esecutivo devi cambiarti il cappello, non sei più etichettato come esponente di un partito, anche se le tue idee provengono da quella determinata area, ma vieni riconosciuto come uomo di gestione, come manager ‘aziendale’.

È un lavoro di equilibrista sicuramente, ma se ti piace il tuo lavoro, riesci a conciliare il tutto, anche sacrificando in parte il tempo libero a disposizione, riesci a stare in equilibrio. A ogni modo, il tuo lavoro e il tuo impegno come municipale sarà sempre valutato e giudicato dai cittadini, che sono gli ‘azionisti’ dell’azienda che dirigiamo e coloro a cui spetta la decisione di tenerci o licenziarci alle scadenze elettorali.

A proposito di scadenze elettorali, se ne avvicina una molto importante: le votazioni cantonali di aprile 2023. Vista l’esperienza che sta maturando in un esecutivo comunale, vorrebbe candidarsi anche per il CdS?

Sì, ho maturato l’idea quest’estate e ho espresso, lo scorso primo d’agosto, al presidente cantonale la mia disponibilità per la lista in CdS. Una scelta maturata proprio per poter, non solo dare una mano al partito in riferimento e a un rafforzamento del gruppo in Gc, ma anche per portare una ‘voce’ dell’esecutivo di Lugano con i suoi 67’500 abitanti nel contesto del dibattito politico. Una voce che potrebbe essere la sola nel 2023 perché le mie colleghe e i miei colleghi di Municipio non credo abbiano l’intenzione e il tempo di farlo a questo giro. Spero di sbagliarmi.

Molti temi, progetti, finanziamenti in-out e quant’altro capiti in Ticino, bene o male, direttamente o di sponda, coinvolgono o sfiorano quasi sempre Lugano.

Io mi metto serenamente a disposizione, poi sarà il Comitato cantonale Udc a decidere. Vedremo anche se l’alleanza con la Lega andrà a buon fine o meno, e se si deciderà di fare una lista unica.

Un po’ di esperienza di vita in giro per il mondo ce l’ho, siedo in Gc, da quando ho sostituito Marco Chiesa che era partito per il Consiglio nazionale a Berna, ho un anno e un mese nell’esecutivo di Lugano e otto anni trascorsi nel pur sempre importante Cc cittadino alle spalle, se poi aggiungo anche diversi capelli grigi, sale e pepe e i miei 55 anni... che dire: ‘What else?’.

Udc e Lega saranno in grado di rinnovare l’alleanza per le Cantonali del prossimo aprile? È davvero indispensabile?

Basta guardare cosa è successo in Italia alle ultime elezioni di settembre. Se giochiamo di squadra riusciamo a creare quel fronte di centro destra che serve a questo cantone per controbilanciare il fronte progressista. Dovremmo essere coesi così da creare un’unione come quella tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Quello che conta sono le schede, e una coalizione fa numeri. Secondo i dati elettorali di quattro anni fa, senza quest’alleanza, si sarebbe rischiato di perdere un posto in CdS. Non possiamo rischiare. A oggi, stando ai ‘negoziatori’ di Lega e Udc ci sono alcune condizioni e punti da discutere.

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