A seguito di incomprensioni, la consigliera comunale torna indipendente nel legislativo cittadino. E per le Cantonali del 2023 guarda ad altri partiti
Movimento Ticino&Lavoro (Mtl), arrivederci. La consigliera comunale di Lugano Sara Beretta Piccoli chiude la porta, dopo oltre due anni, alla sua esperienza nel movimento di Giovanni Albertini, entrambi ex popolari democratici. Incomprensioni all’origine della separazione, ma anche l’avvicinamento della già granconsigliera a un altro partito, per ora top secret, e la volontà di provare a tornare a Palazzo delle Orsoline: «Ho ancora voglia di fare». L’abbiamo incontrata.
Gennaio 2020: l’abbiamo lasciata all’assemblea del Ppd, visibilmente delusa, dopo essere stata estromessa dalla lista per il Municipio nonostante fosse la prima subentrante di Angelo Jelmini. Nel giro di pochi giorni è seguito l’arruolamento tra le fila dell’Mtl. Sia lei che Albertini avevate manifestato entusiasmo...
Giovanni e io ci conoscevamo già quando eravamo nel Ppd ed eravamo spesso in sintonia, in quanto voci fuori dal coro del gruppo. Mi era sembrata una buona idea sostenere un movimento giovane. E peraltro si è rivelato un buon investimento (Mtl ha sfiorato i tre seggi alle elezioni comunali del 2021, ndr): siamo stati entrambi rieletti e abbiamo fatto una buona votazione come partito, pur non avendo la lista piena. Poi abbiamo avuto la fortuna di poterci aggregare con Più Donne per creare un gruppo misto (del quale Beretta Piccoli è stata nominata capogruppo, ndr). I primi due anni sono andati bene: confermo, c’erano entusiasmo e voglia di fare.
E poi cos’è successo?
Ho avvertito dapprima lo slancio che man mano è andato un po’ spegnendosi. E il gruppo iniziale si è parzialmente disgregato.
Come mai?
Un po’ forse a causa delle limitazioni dovute al Covid. E poi forse perché è mancata una struttura. I partiti tradizionali forse ne hanno fin troppa, ma una base è necessaria. Soprattutto quando parliamo di movimenti giovani, con tante nuove leve. A un certo punto, alcuni mesi fa, si è persino arrivati a ipotizzare di non voler preparare una lista per le elezioni cantonali (a differenza di quanto dichiarato alla ‘Regione’ all’indomani delle Comunali, ndr). Io invece ho la passione per la politica e desidero continuare a mettermi a disposizione. Questo mi ha delusa e ho iniziato a fare delle riflessioni se cambiare o meno, perché mi piace portare avanti le mie idee indipendentemente dal gruppo politico al quale appartengo. Infine, a fine estate, c’è stata anche qualche incomprensione interna, in particolare legata alla gestione dell’eventuale campagna elettorale cantonale.
Oggi quindi qual è la sua posizione?
Sono tornata a essere una consigliera comunale indipendente. Non faccio più parte del gruppo, ed evidentemente non sono più capogruppo, né siedo nella Commissione delle petizioni. Le dimissioni verranno formalizzate al Consiglio comunale del 26 settembre.
Dopo una vita nel Ppd, partito anche di famiglia, l’esperienza nell’Mtl si rivela dunque una parentesi. Positiva o negativa? È una scelta che rifarebbe?
Assolutamente. Credo che nella vita quando si prendono delle decisioni in maniera consapevole non si deve avere rimpianti. Comunque esperienza positiva.
Tornare a Bellinzona da indipendente non è però semplice...
In effetti mi sono avvicinata molto negli ultimi mesi a un altro partito. È anche questa una formazione con molti giovani, dinamica, ma a differenza dell’Mtl ha una struttura nazionale dietro. C’è molta libertà di espressione. E di voto: questo per me è fondamentale.
Non è un ritorno al Ppd?
No, non ce la farei (ride, ndr). Si tratta piuttosto di mettere in risalto altre mie sensibilità in questo particolare momento storico.
Già nel 2020, prima di approdare all’Mtl, si era mormorato di un suo passaggio ai Verdi...
Sì, c’erano state delle riflessioni. Ma in realtà, già quando ero nel Ppd sono andata contro il partito su determinati temi e queste convinzioni poi si sono rivelate purtroppo un boomerang in quello che allora era il mio partito (ride, ndr). Ero dichiaratamente contro il raddoppio autostradale del San Gottardo, mentre a livello locale ero favorevole all’introduzione della tassa sul sacco. Ho vissuto molti anni a Zurigo e per me era qualcosa di acquisito.
E oggi, quali sono i temi sui quali la politica dovrebbe attivarsi maggiormente?
Energia, mercato del lavoro e traffico. Per il primo tema ritengo sia importante investire sempre di più sulle rinnovabili. Sul secondo, dicono che la disoccupazione sia ai minimi da tanti anni, ma i problemi restano tanti e gli stipendi sono fermi al palo anche se l’inflazione cresce. Per la mobilità, lo dico da anni, la soluzione non è costruire nuove strade o spostare macchine, ma toglierle. Bisogna cambiare paradigma.
Come?
Credo, per esempio, che si dovrebbe reintrodurre parzialmente il telelavoro. Ha dato ottimi risultati sul fronte del traffico. Ma non c’è la volontà, non solo politica ma anche del mondo economico. Non abbiamo imparato niente. Bisognerebbe poi avere il coraggio di testare, come nei Paesi nordici, le settimane lavorative più corte. Non esiste solo il benessere economico, ma anche quello psicologico, fisico, sociale.
Ppd, poi Mtl, e ora, forse, un’altra formazione. Non teme che questa parabola possa confondere l’elettorato?
No, non penso. Oggigiorno non c’entra più la bandiera. Sempre più si votano le persone, non i partiti. È un partito nel quale mi riconosco e credo che chi mi segue apprezzi le mie idee indipendentemente dal colore e continuerà a farlo perché quelle non sono cambiate, sono rimasta coerente. Sono serena.