Luganese

Monitore di colonia, abusò due volte di una tredicenne

Condannato con una pena pecuniaria alle Assise correzionali di Lugano un 23enne che ha ammesso solo parzialmente. La Corte: l’imputato non è credibile

Condanna e interdizione dalle professioni con minori
(Ti-Press)
13 settembre 2022
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Un ex monitore di colonia ticinese integrata in prova, alla quale aveva partecipato per assolvere il servizio civile, ha compiuto atti sessuali con una minorenne. Poi, superato lo "stage" ed essere stato ammesso alla colonia svolta in una sede d’oltre Gottardo, tre mesi più tardi ha ripetuto lo stesso reato. La vicenda è approdata oggi davanti alla Corte delle Assise correzionali di Lugano. Sul banco degli imputati, un 23enne luganese, che nel maggio 2019, quando aveva 20 anni, durante il momento della siesta pomeridiana, si è sdraiato accanto a una tredicenne sul suo letto – presenti anche altri ragazzi iscritti alla colonia. E ha iniziato a porle domande personali sulle sue esperienze sessuali e poi, dopo averla accarezzata sotto la maglietta sulla pancia nuda le ha messo una mano nelle mutande, interrompendosi solo dopo che un’amica l’ha chiamata e lei se n’è andata. «La ragazza ha espresso paura, ho tentato di spiegarmi su Instagram, ma lei ha rifiutato» – ha spiegato l’imputato. «Ma perché queste attenzioni con una minore?», ha chiesto il giudice Mauro Ermani. «Avere attrazioni per delle minorenni non doveva farla desistere dal lavorare con delle adolescenti?», ha proseguito il presidente della Corte. «È stato un caso isolato» – ha risposto il 23enne. Ma la pubblica accusa – il 23enne tuttavia ha negato – non ha avuto dubbi: ha reiterato lo stesso reato, con la stessa vittima e riproponendo lo stesso disegno criminoso.

In rotta coi genitori e con carenze d’affetto

In rotta con i genitori, il 23enne ha spiegato di aver sofferto di carenze d’affetto. Ha avuto esperienze sessuali precoci, quattordicenne, con coetanee e consenzienti. «Riconosce di avere un problema?» – ha chiesto il giudice, Mauro Ermani. «Sì» – ha detto l’imputato, il quale non ha però mai accettato di assumere psicofarmaci. A tutt’oggi non ha avviato nessun percorso di sostegno psicoterapeutico, eppure, dopo i fatti, aveva promesso che lo avrebbe iniziato. «Preferisco stare in solitudine e trovare un equilibrio». Il giudice ha evidenziato quanto sia insolita la sua scelta di non affidarsi a degli specialisti. «Ho riflettuto a lungo sulla vicenda, mi dispiace, sono stato stupido a fare quello che ho fatto» – ha dichiarato il 23enne, rivelando di avere anche lui subìto da giovane violenze, ma non sessuali.

Il giudice Ermani ha criticato l’agire della colonia: non aveva ravvisato fatti penalmente rilevanti

La grave vicenda subìta dalla vittima ha avuto ripercussioni sul rendimento scolastico della minorenne. La denuncia è stata sporta dalla famiglia, anche se inizialmente era titubante e pronta a rinunciare a condizione che l’uomo cominciasse una cura psichica. Ma, apprendendo che l’autore non aveva seguito nessun sostegno, e per il timore che il 23enne potesse compiere lo stesso reato su altre minorenni, è scattata la denuncia al Ministero pubblico, ed è dunque partita l’inchiesta penale. Ermani ha stigmatizzato il comportamento della direzione della colonia, che ha sì allontanato il giovane dopo i fatti, ma non ha ravvisato i fatti come penalmente rilevanti.

Interdizione a vita da professioni a contatto con minorenni

Il procuratore pubblico, Pablo Fäh, ha proposto per l’imputato per il reato di atti sessuali con una fanciulla una condanna di 12 mesi sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni e l’interdizione a vita da qualsiasi professione a contatto con minorenni. L’imputato ammette il primo episodio e nega il secondo, ma ammette di essersi posto al suo fianco, ma non è credibile – ha evidenziato il magistrato. È invece lineare e credibile la vittima che non ha motivi per mentire – ha proseguito il pp. «Ha sfruttato egoisticamente la colonia per soddisfare i suoi approcci sessuali con una minorenne» – ha evidenziato il procuratore.

La difesa, rappresentata dall’avvocatessa Maricia Dazzi, ha messo in evidenza come il suo assistito abbia compreso la gravità delle sue azioni: «Si è scusato, ha tagliato i contatti con ogni associazione. Non ha considerato l’età della ragazza, ma è stato in grado di fermarsi». La legale ha evidenziato che i due episodi contenuti nell’atto d’accusa sono identici, chiedendo che ‘in dubio pro reo’ sia prosciolto dal secondo episodio di abuso e che il primo episodio vada considerato di lieve entità.

Il giudice Mauro Ermani ha condannato il 23enne a una pena pecuniaria di 135 aliquote giornaliere sospese con la condizionale e all’interdizione a vita dalle professioni con minorenni. La vittima è apparsa credibile su tutta la linea – ha sottolineato il presidente della Corte. Non credibile invece l’imputato, che è stato riconosciuto colpevole di atti sessuali con una fanciulla in entrambi gli episodi, come indicato nell’atto d’accusa. «Ha agito egoisticamente solo per soddisfare le proprie pulsioni sessuali».