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Natalia Ferrara a Lugano: ‘Il mio impegno non mancherà’

La granconsigliera si trasferisce entro fine anno e sarà in lista l’anno prossimo in quota luganese. Giovanna Viscardi invece non si ripresenterà

Da fine anno a Viganello
(Ti-Press)
21 luglio 2022
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Natalia Ferrara sbarca a Lugano. Mancano ancora diversi mesi, il trasferimento a Viganello è previsto entro la fine dell’anno, ma è certo: la granconsigliera liberale-radicale lo ha già comunicato ai colleghi di partito. «Abbiamo deciso di trasferirci con tutta la famiglia a Lugano – conferma a ‘laRegione’ l’interessata –, compresi i miei genitori, ci vorrà ancora qualche mese ma non abbiamo fretta. A breve nascerà il nostro secondo figlio, questo è l’unico appuntamento che non possiamo mancare! Per il resto, contiamo di brindare all’anno nuovo in piazza della Riforma, siamo felici di aver trovato una casa che ci piace molto a Viganello.

«D’altronde – spiega Ferrara – il legame con la comunità sul Ceresio non nasce oggi: Matteo, mio marito, lavora in Città da oltre venti anni, io da una quindicina. Da quando siamo diventati genitori ogni minuto è ancor più prezioso, e, se possibile, ore e ore di trasferta, meglio evitarle». Una novità di peso dunque per Lugano, che certamente ravviverà il già frizzante scacchiere politico della città. E se di elezioni comunali è ancora presto per parlare, al presidente sezionale del Plr Paolo Morel, che si è occupato della lista dei candidati luganesi al Gran Consiglio, abbiamo chiesto una valutazione su questo significativo ‘acquisto’.

Natalia Ferrara sarà dunque in quota nel circondario di Lugano l’anno prossimo per le elezioni cantonali?

Assolutamente sì. Si è fatta avanti lei, e io ho detto immediatamente di sì. In qualità di presidente non entro nemmeno in discussione nel momento in cui una figura come lei mi chiede la possibilità di entrare in lista per il Gran Consiglio. Sarà un elemento estremamente positivo per la città.

Quali qualità apprezza maggiormente di Ferrara?

Personalmente ci conosciamo da poco, ci siamo incontrati per la prima volta circa sei mesi fa a un comitato cantonale. È una persona molto impegnata, oltre che altamente formata. Ha ottime competenze sia professionali sia politiche. Inoltre, raccoglie interesse in maniera trasversale, non solo internamente al nostro partito. Apprezzo la sua trasparenza. Dice sempre quello che pensa, anche quando questo non collima con l’opinione del gruppo.

Valuta positivamente questo aspetto?

Sì. Credo sia da sempre stata la forza del nostro partito. Per un verso è anche la nostra vera difficoltà, saper gestire le due anime interne del Plr. Ma allo stesso tempo è importante che non si schiaccino a vicenda, perché la storia ci insegna che ogni qualvolta una delle due aree ha preso il sopravvento, l’altra non ha gradito e poi sono emerse situazioni spiacevoli. In questo senso, la presenza di Natalia in lista sarà un fattore di equilibrio. Lugano non può essere soltanto liberale, anche se ha un’anima storica più economica, finanziaria, meno radicale di altre realtà ticinesi. Ma questo non significa che da noi non debba esserci una rappresentanza radicale.

Viene in mente un parallelismo, forse sbagliato, con la granconsigliera Nadia Ghisolfi (Centro/Ppd). Con il suo trasferimento e la sua candidatura al Municipio di Lugano non sono mancate le discussioni. Non teme polemiche interne simili?

Il trasferimento è una situazione che abbiamo già vissuto con Alessandra Gianella, che viene dal Locarnese e si è inserita molto bene. L’arrivo di qualcuno dall’esterno in rappresentanza della città diventa sempre un po’ difficile da far digerire. Va anche detto che Natalia lavora a Lugano da tanti anni e ha un posizionamento piuttosto cantonale. Finché rappresenta il Gran Consiglio, penso che non ci sarà nessun problema.

Il caso di Ghisolfi, in effetti, era riferito all’ambito comunale.

In questo caso, tutti i discorsi sono rimandati al prossimo anno. Non se n’è parlato, è prematuro.

Torniamo allora all’ambito cantonale. Far posto a qualcuno, significa dover mettere da parte qualcun altro?

Per fortuna no, anche se ho dovuto lavorarci parecchio. Noi abbiamo dodici posti come quota per il circondario Lugano. Tre erano già eletti: Gianella, Fabio Schnellmann e Giovanna Viscardi. Quest’ultima ha raggiunto il limite di legislature e non solleciterà una deroga. Si sono manifestati alcuni interessati, coi quali dopo la notizia del trasferimento di Natalia ho parlato a lungo e alla fine non hanno ritirato il nome dalla lista.

Lista che, ricordiamo, verrà presentata alla Direttiva del 5 settembre, e se l’approverà successivamente toccherà all’assemblea esprimersi. «Non credo che ci saranno particolari obiezioni», conclude Morel.

Classe 1982, Ferrara è titolare dell’omonimo studio legale a Lugano, nonché codirettrice nazionale dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (Asib), mentre in passato è stata procuratrice pubblica del Ministero pubblico ticinese, attiva nel settore dei reati economico-finanziari. Nel parlamento cantonale dal 2015, nello stesso anno si è classificata terza nella corsa al Consiglio di Stato, dietro all’eletto Christian Vitta e a Michele Bertini. Terza, cioè prima subentrante dietro ad Alex Farinelli e Rocco Cattaneo, anche nel 2019 all’appuntamento per il rinnovo del Consiglio nazionale. Nel 2020 è fra i candidati alla presidenza cantonale del Plr. Le abbiamo posto alcune domande sulle sfide che l’attendono.

Ha iniziato la carriera politica nel 2007 a Stabio: prima segretaria sezionale, poi municipale e infine presidente sezionale. Cosa si porta dall’esperienza maturata in quella sezione? Un bagaglio utile in una sezione grande e cittadina come quella di Lugano?

A Lugano come in ogni luogo di attività politica e professionale porto con me la voglia di capire, mettermi a disposizione quando serve e cercare di lavorare in squadra. A Stabio con i liberali-radicali abbiamo vinto con i valori di sempre e molte iniziative nuove. La realtà di Lugano è ovviamente diversa: la città ha perso gli equilibri che l’hanno definita per decenni. Le risposte, a mio avviso, non possono essere né stataliste né nostalgiche. E per cercare e creare nuovi punti di forza economico-finanziari, territoriali e, naturalmente, politici, occorre tanto impegno. Il mio, a prescindere dalle campagne elettorali e dalle cariche, non mancherà.

L’impegno a livello cantonale è confermato, mi sembra di capire. Vede quindi un futuro anche nella politica comunale?

Se Lugano ha un malanno, soffre tutto il Ticino. Perciò è ancor più importante che chi amministra la città rifletta rispetto a tutte le implicazioni di ciò che fa. Per il momento, la mia attenzione e le mie energie sono dedicate alla politica cantonale. Sono contenta di ricandidarmi al Gran consiglio, con ancora maggiore consapevolezza della necessità di progetti che davvero possano migliorare la qualità di vita delle e dei ticinesi, anche se sono quelli più difficili e non sempre si riesce nell’impresa.

A tal proposito, segue un po’ le vicende luganesi? Che idea ha della politica cittadina e dell’esecutivo?

Prima di parlare della politica comunale luganese, vorrei conoscerla. Da vicino, intendo, e non per sentito dire. Il Plr a Lugano ha una storia notevole e anche un presente importante, con un nuovo presidente e tante donne e uomini che vogliono guardare avanti. Una cosa è certa: una realtà urbana è un terreno difficile per le idee liberali, lo dimostra la scena politica della maggior parte delle città svizzere. Dunque, di nuovo, l’impegno di tutti conta.

Come evidenziato anche da Morel, il suo posizionamento all’interno del partito si avvicina talvolta più all’ala radicale che a quella liberale, tendenzialmente dominante a Lugano. Pensa che questo possa essere un ostacolo? O ritiene che sarà un arricchimento?

Ringrazio davvero Paolo Morel per il suo benvenuto, liberale e cordiale. Le etichette fanno parte di una tradizione ereditata da quando destra e sinistra erano parole che non solo dividevano ma definivano. Personalmente, come dimostrato negli anni, mi posiziono sui temi, non per schieramenti. A favore del partenariato sociale ma anche per il primato del merito e dell’impegno, per il servizio pubblico ma contro lo statalismo, con attenzione ai temi di genere ma contro i facili moralismi. Questi sono alcuni esempi e tutti, a parer mio, fanno parte del liberalismo. La cultura liberale è un metodo, non un’affiliazione e mi auguro che in questa discussione del partito – sul piano cantonale e anche comunale – possa portare la mia esperienza e sensibilità. Liberale-radicale non può e non deve rappresentare una contrapposizione, bensì una sintesi. La cultura liberale sta nelle idee e nelle proposte, non nelle tattiche di posizione o nei dogmi.