Alla vigilia della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina a Lugano, l’appello e le testimonianze dell’organizzazione per la protezione dell’infanzia
Salvare i diritti fondamentali dei bambini, «perché non si potrà ricostruire l’Ucraina senza la ricostruzione dei minori». Salvare la generazione futura. Offrire prospettive. «In qualità di principale organizzazione svizzera per la protezione dell’infanzia esortiamo tutti i responsabili delle parti riunite per la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina in agenda a Lugano il 4 e il 5 luglio a garantire che il rispetto e la protezione dei diritti dei minori, affrontando al contempo i loro bisogni umanitari immediati, sia una priorità del piano di ripresa e di sviluppo dell’Ucraina».
Claudio Rini, direttore delle operazioni di Terre des hommes Losanna, oggi in una conferenza stampa convocata al Centro di studi bancari di Vezia, ha illustrato le difficoltà cui è sottoposto, in questi mesi tragici di conflitto, l’impegno dell’organizzazione per la protezione dell’infanzia. Organizzazione che sarà presente alla Ukrain Recovery Conference, con lo stesso Rini e con la sua direttrice generale, Barbara Hintermann. L’appello si completa con la volontà di chiedere alle parti riunite a Lugano di «ricordare che, anche se la vita dei bambini e delle famiglie ucraine è stata distrutta dalla guerra, la ripresa dell’Ucraina sarà alimentata dalla loro forza e resilienza. Agendo al loro fianco nel loro interesse, possiamo essere alleati nel ricomporre i frammenti delle loro vite e dare speranza alla prossima generazione».
All’incontro con i media, i rappresentanti dell’organizzazione in aiuto all’infanzia hanno riportato il dramma cui è confrontato il popolo ucraino. Ancora Claudio Rini: «Terre des hommes Losanna è la più grande e antica organizzazione in Svizzera, creata nel 1960. Attiva in più di 30 Paesi e al fianco delle Ong e associazioni locali, lavora in Ucraina dal 2015 e nei Paesi limitrofi è presente dagli anni Novanta. Abbiamo una forte presenza sul campo. Quando la guerra è scoppiata con l’invasione russa il 24 febbraio scorso ci siamo adoperati per porre al sicuro i nostri 23 collaboratori. In pochi giorni 6 milioni di persone sono fuggiti. Tutto questo ha comportato un carico di stress molto importante e per noi, quale organizzazione attiva nell’aiuto all’infanzia, e per le vittime. Figli separati dai genitori. Questa crisi è iniziata già nel 2014. Se non ci muoviamo in modo adeguato, i traumi subiti dai bambini non si potranno più rimarginare. Dobbiamo dare prospettive al popolo ucraino».
Alla conferenza stampa è intervenuta anche Laurence Gaubert, responsabile del servizio urgenze di Terre des hommes Losanna, sul posto sin dall’invasione russa dell’Ucraina: «Questa crisi ci ha costretti a mobilitarci da subito con i Paesi limitrofi. Sulla frontiera occidentale abbiamo identificato numerosi bisogni: mettere in campo delle attività per i bambini in fuga, riprendere, dove possibile, la relazione con le loro mamme. Offrire un aiuto multidisciplinare: psicologico, di accoglienza, di animazione. Abbiamo messo a disposizione dei luoghi adatti. Stabilizzare la loro vita è il compito principale, dall’alloggio alla scolarizzazione, alle attività a lungo termine. Sul posto ci sono volontari ucraini che organizzano scuole in ucraino».
A Vezia sono intervenute anche due testimoni ucraine, che hanno vissuto sulla loro pelle le conseguenze del conflitto e al contempo hanno raccontato come nonostante la minaccia delle bombe siano attive tra Ucraina e Moldavia in aiuto ai minorenni, sottoposti al rischio di essere sfruttati sessualmente e abusati, oltre che minacciati in ogni istante della loro incolumità e nei loro diritti civili. Yana Smelianska, 36 anni, specialista della protezione dei bambini, ha iniziato nel 2020 a lavorare a Terre des hommes in Ucraina come assistente sociale, a Mariupol, in un progetto che aiuta bambini e famiglie caduti vittime di mine terrestri e altri residuati bellici esplosivi. Nata a Luhansk, occupata dai russi dal 2014, nel marzo 2022, insieme a sua figlia, ha dovuto fuggire dalla guerra ancora una volta in Moldavia. «Dall’inizio della guerra siamo rimaste senz’acqua, in luoghi al riparo dalle bombe. Poi lo spostamento in un’altra città vicina, pure occupata dai russi. Un’intera notte in una scuola. Mi avevano chiesto di lasciare il mio passaporto e registrarmi, ma non ho accettato e con un’auto passata per caso sulla strada mi sono spostata nuovamente in un’altra città occupata. Senza rete per il cellulare, impossibilitata a contattare i miei cari. Per tante notti ho dormito per terra. Per fortuna alla fine abbiamo trovato un’auto e siamo arrivati nella zona risparmiata dalla guerra. Oggi sono in una città abbastanza sicura, in Moldavia, dove continuo a lavorare per Terre des hommes in aiuto ai bambini rifugiatisi qui dall’Ucraina».
Rehina Chulinina, 23 anni, responsabile della protezione dei bambini per Terre des hommes, è scappata due volte dalla guerra, nel 2014 e il 24 febbraio scorso. Attualmente lavora in Ucraina per l’organizzazione in aiuto ai bambini dove ha iniziato a implementare progetti in sostegno dei minorenni e delle famiglie. Rehina Chulinina ricorda la fuga, con una sola borsa: «Dalle 6 alle 13 abbiamo capito che erano le ore più sicure nel conflitto» e s’è aperto un varco di speranza. «La prima cosa che facciamo quando arriva una famiglia che chiede l’aiuto di Terre des hommes è mandarla dallo psicologo: è il loro primo bisogno per lenire i traumi. Sul posto in appositi spazi speciali sosteniamo i bambini, attraverso i giochi, l’arte e diverse attività. C’è pure uno spazio di accoglienza per le mamme. Il nostro obiettivo è ricreare un ambiente di casa. Tutti i giorni arrivano famiglie e richieste di aiuto». La collaboratrice di Terre des hommes ricorda che «il 15 maggio è arrivata una famiglia, mamma e figlio autistico. Per giorni la mamma piangeva, incessantemente, non toglieva i vestiti che aveva addosso da giorni, non reagiva. Lo stesso faceva il figlio. Nessuno poteva avvicinarsi a loro. È stato indispensabile inviarli al centro della salute mentale. Solo dopo due settimane siamo riusciti a integrarli, provenivano da Nikolaev, una delle città più colpite dai russi e non osiamo immaginare cosa abbiano visto e patito. Il marito della donna era sotto sequestro dei russi. Solo dopo parecchio tempo il bambino è riuscito a proferire qualche parola, dopo un mutismo prolungatissimo, e a prendere confidenza. Questa storia m’ispira a continuare nell’aiuto, mi dà forza a continuare a lavorare».
Claudio Rini ha precisato ulteriormente l’appello che Terre des hommes intende lanciare alla Conferenza di Lugano: «La responsabilità, questa è la parola. Questa è una crisi nella quale dobbiamo sentirci tutti coinvolti. Terre des hommes ha una responsabilità: ci sono i bisogni dei bambini e delle famiglie, si tratta di un lavoro che va strutturato nel tempo, con la società civile, in Ucraina, Moldovia, nei Paesi limitrofi. Dobbiamo continuare a investire. Ci sono famiglie ospitate in luoghi inadatti, in centri congressuali. E dobbiamo dare prospettive: è importante per queste famiglie sapere quanto accadrà fra tre mesi, fra un anno. Non possiamo lasciare la responsabilità solo all’Ucraina. Dobbiamo impegnarci adesso per qualcosa che, temiamo, proseguirà nel tempo. L’impatto della guerra oggi si riversa su milioni di bambini».