Luganese

Lugano, riforniva il postribolo di cocaina: 29enne espulso

L’uomo ha trafficato oltre 600 grammi nell’arco di tre anni, coinvolgendo la compagna prostituta nello spaccio e nel consumo di droga

L’uomo condannato alimentava il consumo di cocaina in un noto postribolo luganese
(Ti-Press/Archivio)
17 giugno 2022
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Uno spacciatore "cauto" – come lo ha definito la procuratrice pubblica Pamela Pedretti – che ha spacciato oltre 600 grammi di cocaina nel giro di tre anni, dal dicembre 2019 fino al mese di febbraio 2022. L’imputato, cittadino italiano di 29 anni, è stato considerato dalla pubblica accusa come avveduto e prudente, perché mandava in ‘missione spaccio’ la propria fidanzata, una prostituta di un noto locale a luci rosse del Luganese, che a sua volta rivendeva la droga ad alcune sue colleghe. Oggi, la Corte delle Assise criminali di Lugano, presiedute dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, lo ha condannato a due anni e dieci mesi di carcere. Di questi, 19 mesi sono stati sospesi condizionalmente per un periodo di prova di quattro anni. Ma non solo. Non avendo legami con la Svizzera la Corte ha inflitto all’uomo l’espulsione dal territorio elvetico per nove anni.

Colpevole di più reati

La Corte ha riconosciuto il 29enne colpevole di infrazione aggravata e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti, per aver «detenuto e alienato a terzi almeno 695 grammi di cocaina, agendo in parte in correità con la fidanzata» e per aver consumato almeno 220 grammi della suddetta droga, importando e detenendo in Svizzera altri 7,50 grammi. L’uomo è accusato inoltre di tentata estorsione per aver minacciato una ex consumatrice e sua cliente di provocare un grave danno a lei e al figlio, se non avesse saldato il debito che in realtà non gli doveva. La donna, che verrà giudicata separatamente in aula penale, era pure sua amica, ma di fronte alle minacce subite, ha preferito denunciare il 29enne al Ministero pubblico. L’uomo è stato riconosciuto colpevole anche di guida senza autorizzazione, dopo il ritiro della licenza di condurre, e di infrazione aggravata alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni, per aver portato con sé, senza diritto, un coltello a scatto, arma vietata.

Amanti e complici di spaccio

Niente ha trattenuto l’imputato dal continuare il suo mercato illegale. Neanche le condizioni aggravatesi della fidanzata lo hanno fatto rinsavire. La donna a causa del consumo smisurato di cocaina ha presentato lesioni piuttosto rilevanti in tutta la faccia, in particolar modo al naso. Il 29enne ha sfruttato senza indugi la debolezza della sua ragazza nei confronti della droga e l’ha indotta a distribuirla – nelle dosi da lui già confezionate da 0.55/0.6 grammi – alle sue colleghe del postribolo luganese. Ma il circo(lo) continua... Le prostitute, a loro volta, ne consumavano una parte e il resto lo rivendevano ai loro rispettivi clienti. I proventi venivano poi consegnati alla fidanzata complice, che poi li faceva pervenire nelle tasche dell’imputato. «Egli, poche volte si è esposto direttamente nello spaccio – ha attestato la pp –, mandava la sua ragazza che ha reso tossicodipendente. Lui non si sporcava le mani e l’ambiente in cui spacciava cocaina gli dava sicurezza». «Una situazione grave di spaccio che si è protratto su lungo lasso di tempo, in cui lo spacciatore non ha esitato neanche un momento a sfruttare la fragilità di gente che lavora in simili contesti, dimostrando spregio per la legge», ha poi sottolineato la presidente della corte Francesca Verda Chiocchetti (giudici a latere Monica Sartori-Lombardi e Giovanna Canepa Meuli) durante la lettura delle motivazioni della sentenza.

L’imputato sogna una nuova vita

«In realtà non vi è stato un gran guadagno per i due, perché molti dei proventi andavano a finire nel consumo. È indubbio che l’imputato e la sua compagna siano grossi consumatori. Lo spaccio di cocaina, in realtà, serviva a finanziare i loro consumi, che sono aumentati in maniera esponenziale. Hanno consumato di più rispetto a quanto hanno venduto» ha evidenziato invece l’avvocato della difesa Sabrina Aldi che, al termine della sua arringa, ha chiesto una pena non superiore ai 24 mesi di reclusione, tutti sospesi con la condizionale, e la revoca dei due decreti accusa già pendenti sul conto dell’imputato. Dal canto suo, il 29enne, ha riconosciuto di aver spacciato, detenuto e consumato cocaina, contestando tuttavia alcuni dettagli contenuti nell’atto d’accusa. L’uomo ha invece accettato l’espulsione, che ha ritenuto giusta, e ha detto di sognare un impiego in Romania, luogo d’origine della fidanzata. Vorrebbe sposarla e vivere insieme a lei una vita normale senza avere a che fare con la cocaina.