Allontanati i giornalisti, trapela malcontento; il Comitato attende l’esito dell’inchiesta
«Non rilasciamo alcuna dichiarazione», «non si è deciso nulla, solo tanto discusso», «è un evento privato, dovete uscire». Queste alcune delle poche frasi rivolteci dai presenti all’assemblea dell’Unitas, l’associazione di assistenza a ciechi e ipovedenti all’interno della quale sono stati denunciati ripetuti abusi nei confronti di alcune dipendenti ad opera di uno dei suoi vertici. Il comitato e la Direzione Unitas hanno poi emesso un comunicato stampa domenica verso mezzogiorno, dove sostanzialmente si rimettono all’esito dell’inchiesta amministrativa in corso, verso la quale si intende collaborare pienamente.
All’ordine del giorno sabato mattina c’erano diversi argomenti, ma su tutti spiccava – per forza di cose, verrebbe da dire – il punto nove: «Aggiornamenti sul caso molestie Unitas». Tuttavia, «il pericolo di uscite sulla stampa» come scriveva il presidente dell’associazione in una e-mail inviata al comitato nel dicembre del 2019, prima, dunque, della tempesta mediatica che ne è seguita, sembra essere ancora tangibile. Infatti, all’ingresso del centro Cadro Panoramica in via Dassone (ex Cadrolina) è scattato un blocco per i giornalisti. «È presente anche il nostro avvocato, siete invitati a uscire» il motto di chi metteva in atto quest’ostruzione.
Quanto è riuscito ad arrivare fino al parcheggio dove sono stati confinati i rappresentanti della stampa per tutta la durata dell’assemblea, è qualche dichiarazione dei partecipanti rilasciata tra una boccata e l’altra di agognate sigarette in una mattinata che sembra interminabile. Le discussioni si sono infatti protratte per ben quattro ore. È trapelato un malcontento generale, grande dispiacere da parte di alcuni soci e utenti per l’incapacità dell’associazione di prendere provvedimenti a tempo debito, inficiando così – nel tentativo di coprire il deplorevole comportamento di un individuo e comprometterne l’importante posizione occupata (è in corso un audit per fare luce su quanto avvenuto) – l’immagine di un organo che invece può e vuole fare del bene e che aiuta diverse persone. L’atmosfera è densa e tesa per le frizioni interne all’associazione e sono tante le sigarette fumate per smaltire la frustrazione di chi ha partecipato e deve ancora sbuffare. «Non so quanto ancora durerà la seduta, io sono uscita perché certe cose proprio non si possono sentire» ci ha detto sull’uscio una delle irritate presenti.
Come anticipato, è in corso un’inchiesta, recentemente tolta di mano dal Cantone all’esecutivo dell’associazione a favore di un’esaminatrice esterna, per fare luce su quanto avvenuto. Da parte del Consiglio di Stato, comunque, non c’è intenzione di prendere provvedimenti nei confronti del Comitato di Unitas, per quanto la richiesta del suo intervento sia stata formulata da alcuni volontari, soci e beneficiari dei servizi dell’associazione. Anzi, il Cantone, come si legge nella risposta all’interrogazione rivolta dai deputati Marco Noi e cofirmatari, ha rimesso all’Assemblea dell’associazione Unitas la decisione di prendere provvedimenti nei confronti del proprio esecutivo. Decisione che però quest’oggi parrebbe, stando alle voci di corridoio (o parcheggio che dir si voglia), non essere stata presa, ma, ahimè, soltanto lungamente discussa.
Eccoci dunque al comunicato dell’Unitas. Oltre a descrivere il rapporto dell’attività sul 2021 – approvato a maggioranza dall’assemblea – si sofferma proprio sulle accuse di molestia, si legge, oggetto di ampia discussione. "Voci critiche si sono levate da parte dell’assemblea, hanno rimproverato il comitato per aver agito troppo tardi e con una politica di informazione non sufficientemente chiara. Il presidente di
Unitas Mario Vicari ha spiegato la posizione del comitato e ricostruito la vicenda. "C’è innanzitutto vicinanza alle vittime e la volontà di collaborare pienamente con l’inchiesta amministrativa in corso, che è stata lanciata dal nostro comitato e recentemente presa in mano dal Dipartimento della socialità e della sanità". Chi ha subito torti o molestie, ha detto il presidente, può rivolgersi all’istanza esterna che sta conducendo l’inchiesta, come d’altra parte già comunicato nelle scorse settimane a soci, utenti, personale e volontari. Per quanto riguarda la tempistica dell’azione del comitato, Vicari ha ricordato le azioni intraprese al momento dell’emersione del caso, che sono sfociate nell’apertura dell’inchiesta e nell’introduzione del regolamento interno su mobbing e molestie.
"L’inchiesta deve fare il suo corso e riguarda anche l’agire del comitato presente e passato. Quando avremo conoscenza dei risultati, li analizzeremo e prenderemo le misure necessarie, oltre a convocare un’assemblea per informare socie e soci." In ogni caso il presidente Vicari ha sottolineato che mai la qualità delle prestazioni a favore degli utenti è stata intaccata, come ha d’altra parte riconosciuto esplicitamente il Consiglio di Stato nel rispondere a un’interpellanza parlamentare" riferisce sempre il comunicato.