Imputato 27enne processato a Lugano per 1,5 chili di sostanza stupefacente. La Corte lo condanna per 500 grammi
«Non ci sono elementi per dire che il trasporto di un chilo di cocaina dalla Spagna sia stato effettuato dall’imputato». È questa la conclusione a cui è arrivata la corte delle Assise criminali di Lugano, chiamata a giudicare un 27enne originario della Repubblica Dominicana, alla sbarra per aver detenuto, trasportato e alienato almeno 1’550 grammi di cocaina. La giudice Francesca Verda Chiocchetti (giudice a latere Aurelio Facchi e Giovanna Canepa Meuli) lo ha riconosciuto colpevole di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti «per aver aiutato ad alienare complessivi 500 grammi di cocaina» – ammessi dal 27enne – e lo ha condannato a 17 mesi di detenzione sospesi per un periodo di prova di due anni. Alla condanna si aggiungono una pena pecuniaria di 30 aliquote (pure sospesa, per il reato di falsità in documenti) e una multa di 100 franchi. Oggi il 27enne ha aperto una sua ditta e «sto rimettendo in piedi la mia vita».
Il nodo da sciogliere per la Corte è stato quello del trasporto di un chilo di cocaina dalla Spagna, risalente alla seconda metà del 2017, che per la procuratrice pubblica Chiara Borelli avrebbe visto il 27enne nel ruolo di autista. Un ruolo che l’imputato ha sempre negato. A chiamarlo in causa è stato un altro cittadino dominicano, già condannato a 6 anni di carcere. «Una chiamata in correità credibile – a mente della pp, che ha chiesto una condanna a 30 mesi di detenzione, di cui 8 da espiare –, dettagliata di particolari che trovano riscontri nelle intercettazioni telefoniche». Una tesi che, come visto, la Corte non ha confermato. Nella sua requisitoria Borelli ha spiegato che «oggi l’imputato ha dimostrato di saper riprendersi in mano la sua vita. Al momento dei fatti era più avvezzo a frequentare feste, locali e il mondo dei suoi connazionali di Santo Domingo». Un mondo, ha aggiunto, «dove capita che si inizi a consumare e a bere e a perdere un po’ di vista la via maestra per ritrovarsi nelle braccia di questi giovanotti che, forse approfittandosene, lo hanno trascinato in ambienti all’epoca graditi ma nocivi».
Il 27enne ha ammesso di aver partecipato all’alienazione di almeno 500 grammi di cocaina (stupefacente che faceva parte del citato chilo) tra il dicembre 2017 e il febbraio 2018. In tre occasioni si è occupato del recupero crediti legati alla vendita, per un totale di 25mila franchi. Due volte ha accompagnato dei connazionali (che risultano essere all’estero), mentre in un caso ha agito da solo. «Non mi sono sentito costretto a farlo – ha spiegato il 27enne –. Mi hanno chiesto se potevo passare a Lugano da quella persona a prendere i soldi e ci sono andato». Su domanda della giudice, l’imputato ha risposto di «non avere percepito compensi». Il 27enne ha inoltre fatto da prestanome per l’invio all’estero di oltre 63mila franchi (da qui anche una condanna per riciclaggio di denaro). «Nel negozietto dove tagliavo i capelli, visto che ero l’unico svizzero, mi chiedevano dei favori, ma non andavo io con questi soldi», ha affermato.
Battendosi per un proscioglimento dal reato di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e una condanna inferiore ai due anni, l’avvocato Matteo Quadranti ha subito spiegato che l’obiettivo «è evitare un ritorno in carcere – dove ha trascorso 63 giorni – perché avrebbe effetti deleteri». Per il legale «non ci sono prove che abbia detenuto, trasportato e alienato la cocaina». L’imputato era presente «un po’ casualmente il giorno in cui il chilo di cocaina è stato consegnato», in un appartamento del Luganese oggetto di un controllo di Polizia. Per l’avvocato, «non essendoci sufficienti prove che lo legano alla sostanza stupefacente, l’eventuale condanna deve essere per riciclaggio con ruolo marginale». Oltre a evidenziare l’assenza di profitto, nelle motivazioni orali della sentenza la giudice Verda Chiocchetti ha evidenziato che il 27enne «ha dimostrato di aver ripreso in mano la sua vita e di essersi allontanato da quelli che considerava amici».