Un’interpellanza chiama in causa il consigliere di Stato Bertoli: ‘Non poteva non essere a conoscenza delle molestie che subivano le utenti’
C’è un capitolo importante che si va ad aggiungere alla vicenda su Unitas. Dopo un doppio atto parlamentare, un’interrogazione e un’interpellanza interpartitica, poi tramutata in interrogazione, ancora non evase, in merito ai casi di molestie di cui si è reso protagonista un alto dirigente e ai sussidi cantonali di cui è beneficiaria l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, è la Lega dei Ticinesi questa volta a farsi avanti, e lo fa con la richiesta al Consiglio di Stato di un’inchiesta.
Maruska Ortelli, con i cofirmatari Massimiliano Robbiani e Stefano Tonini, torna dunque sulla vicenda, giudicata di interesse pubblico ("dato il tema importante e sensibile"), non disdegnando di andare a ‘colpire’ anche il consigliere di Stato Manuele Bertoli. "La vicenda delle molestie all’Unitas – si legge nell’interpellanza leghista – per oltre 20 anni ha (giustamente) scatenato un putiferio, decine di articoli e due interrogazioni che ancora attendono una risposta. A seguito della vicenda, l’11 marzo di quest’anno, decine di utenti e operatori hanno chiesto le dimissioni dei dirigenti dell’associazione".
Da qui, il nuovo atto parlamentare ripercorre i fatti addebitati a chi ne era al vertice: costui, anziché tutelare gli utenti, aveva infatti ‘il vizietto’ di allungare le mani sulle utenti e sul personale femminile. Non solo, con diversi dipendenti mostrava anche chiari comportamenti di mobbing e abuso di potere: "Come spesso capita in queste situazioni, tutti sapevano, ma nessuno ha fatto nulla lasciando agire il molestatore indisturbato per decenni" rimarcano i deputati.
Neppure nel 2019, quando il molestatore, tramite una raccomandata a mano consegnatagli dall’attuale presidente Mario Vicari e dal vice Davide Balbo, viene esonerato dalle cariche istituzionali che detiene (membro della Commissione economica, membro del Gruppo Santa Lucia, delegato per le Assemblee della Fsc, membro dei comitati della Cab e della Fidaca), la sua posizione si... alleggerisce. Anzi, una copia dello scritto informa della decisione i Consigli di fondazione di cui fa parte, la Fondazione Unitas in memoria di Tarcisio Bisi e Anita Gaggini e la Fondazione Emma ed Ernesto Rulfo.
All’interno dell’associazione, dipendenti e utenti mostrano infatti insofferenza sulla permanenza dell’uomo all’interno del mondo Unitas, seppur con altra carica. Tanto che è proprio in quest’ambito che si fa il nome del direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport: "Da notare che il molestatore non è stato allontanato dalla Fondazione Unitas (di cui è tuttora presidente) dove, tra gli altri siede anche Manuele Bertoli, che all’Unitas ha lavorato in varie funzioni dirigenziali prima di essere eletto consigliere di Stato. Bertoli, che in qualità di membro del Consiglio di fondazione Unitas è stato informato delle misure prese nei confronti del molestatore dalla copia della raccomandata (a mano) che presidente (Vicari) e vicepresidente (Balbo) dell’associazione hanno consegnato al presidente della Fondazione". Per i tre granconsiglieri, quindi, Bertoli non poteva non sapere, seppur al nostro giornale abbia rilasciato un’intervista in cui affermava: "Non sono mai stato informato e non sono a conoscenza diretta di casi di molestie. Escludo vi siano stati casi di mobbing quando io ero direttore". Articolo poi ripreso anche dal ‘Mattino della Domenica’ in un recente approfondimento sulla vicenda "dove risulta evidente – sottolinea infine l’interpellanza – che Bertoli, non poteva non essere al corrente delle molestie che subivano le utenti dell’associazione, anche perché il suo nome è espressamente citato in una lettera del 16 dicembre 2001 (destinata ai dirigenti di Unitas di cui Bertoli faceva parte), scritta dalla stessa associazione. Nella lettera in questione venivano svelati gli abusi che avvenivano tra le mura della struttura per i ciechi".