Un 57enne è comparso davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano. ‘Ho scritto una letterina chiedendo di far avere alla pp un po’ di lucidità’
"Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei...". Alzi la mano chi, scrivendo la letterina con i regali che vorrebbe ricevere, non ha almeno una volta esagerato con le richieste. È il caso di un 57enne avvocato italiano, comparso questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (giudici a latere Monica Sartori-Lombardi e Luca Zorzi). «Durante il periodo in carcere alla Farera ho scritto a Babbo Natale, come faccio ogni anno, chiedendogli di portare un po’ di lucidità alla procuratrice che si stava occupando del mio caso», ha spiegato l’uomo in aula. La missiva, invece di finire in Lapponia, è poi stata fatta recapitare a Francesca Piffaretti-Lanz, la pp che stava coordinando le indagini. «Col senno di poi ammetto che non è stata una buona idea», ha confessato l’uomo. «La lettera può far sorridere – ha commentato Piffaretti-Lanz durante l’arringa –, ma mostra bene l’atteggiamento aggressivo e ostile tenuto dall’imputato durante tutta l’indagine». Numerose le accuse a carico del 57enne, contenute nelle quasi quaranta pagine dell’atto d’accusa: ripetuta appropriazione indebita, truffa aggravata, falsità in documenti (legati anche ai crediti Covid) e inganno nei confronti delle autorità. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2013 e il 2021 e sono in larga parte contestati dall’imputato, che ha più volte contestato l’agire delle autorità elvetiche. Il processo è quindi in buona parte indiziario.
Diverse e complesse le attività illecite svolte dall’uomo, che in Ticino esercitava come consulente in ambito legale. Attraverso alcune società, che per l’accusa erano gestite dal 57enne spacciandosi anche per altre persone, era attivo nella compravendita di automobili di lusso. Questo nonostante la società principale fesse attiva nell’ambito alimentare. «Erano usate dai rappresentanti per portare la merce», la sua giustificazione. Veicoli che, dopo aver versato la prima rata del leasing, spesso finivano all’estero per poi scomparire ed essere rivenduti. «Più che un consulente legale sembrava un concessionario. Le sue attività emergono dai fatti», ha affermato la pp, che ha chiesto una pena di 5 anni e 6 mesi, con l’espulsione dalla Svizzera per i prossimi 7 anni. Durante la pandemia le attività dell’imputato e dei suoi correi (alcuni non ancora rintracciati) si sono spostate anche sulla richiesta dei crediti Covid. I conti venivano gonfiati in modo da ottenere una cifra maggiore. «Quello che emerge dalle indagini sono contratti, buste paga e altri documenti fasulli». Ingente anche la cifra complessiva raccolta illecitamente negli anni: 454mila franchi circa per quanto riguarda i crediti Covid e diverse centinaia di migliaia di franchi per quanto riguarda le altre attività. A questo si aggiunge una serie di raggiri a varie assicurazioni denunciati sull’arco di sette anni. L’imputato ha denunciato furti a beni di lusso di sua proprietà, come orologi Rolex e borse Louis Vuitton, o danni alle automobili. «È stato davvero sfortunato», ha commentato ironicamente il giudice Pagnamenta. «Quando uno viaggia tanto come me, che faccio oltre 100’000 chilometri all’anno, si espone ad un rischio maggiore di confrontarsi con queste circostanze», la pronta risposta del 57enne, che si oppone alla richiesta di espulsione. «In Svizzera ho amici e affetti. Mentre in Italia mi restano le principali attività economiche e alcuni parenti».
Di tutt’altro avviso, come detto, la versione dell’imputato. «Non sono certo un angioletto, ma nemmeno il diavolo come mi state dipingendo. Ho fatto alcune grosse stupidaggini, e le ho ammesse. Ma gli altri capi d’imputazione (i principali, ndr) non corrispondono al vero». Le uniche ammissioni dell’uomo, che si è detto estraneo alle società per le quali «facevo consulenze», riguardano l’utilizzo di alcuni crediti Covid per spese personali e la compravendita d’immobiliari fasulle. Un’azione, secondo la pp, che aveva lo scopo di evitare il pignoramento di due abitazioni in suo possesso. «Da parte della procuratrice ho trovato un muro di gomma. Mi sono stati imputati reati che non ho commesso per farmi mettere in cattiva luce e prolungare la mia detenzione». Un’accusa che il giudice ha prontamente smentito. Domani la parola passerà alla difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Frigerio.