Per mantenere in contatto i minori dati in affido e la famiglia di origine
È una realtà che in Ticino interessa oltre 150 minori, e altrettante famiglie affidatarie: l’affido, appunto, un momento temporaneo di distacco dalla famiglia di origine. I minori (fino ai 18 anni) dati in affido sono reduci da situazioni di maltrattamenti, abusi o di conclamate e gravi incapacità genitoriali, che portano le autorità a decidere di collocarli presso una famiglia affidataria o un centro educativo minorile. Un aspetto delicato di queste situazioni sono le ‘visite’ i contatti che a scadenze regolari vengono mantenuti con le famiglie di origine, in sedi ‘neutrali’ e con l’accompagnamento dovuto. Alle strutture esistenti, che faticano a gestire tutte le domande pendenti per questo tipo di visite, si aggiunge ora il ‘Punto di incontro’, situato a Lugano in via San Gottardo 30. Il servizio è attivo dallo scorso mese di gennaio, promosso dalla Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie (Afta) sodalizio nato a Locarno oltre quarant’anni fa e che ha lo scopo di condividere l’esperienza dell’affido.
Il "Punto di Incontro", è nato dalla sinergia tra l’assistente sociale, Luisa Manzo, attiva nella protezione, vigilanza e tutela dei minori a rischio o in condizioni di maltrattamento e abuso, e una educatrice professionale con esperienza nell’ambito dei servizi per i diritti di visita, Lorenza Cerasa. L’incontro tra i minori e i loro genitori naturali in questo spazio dovrebbe, citiamo "alleviare le naturali tensioni e ansie, soprattutto dei bambini, che potrebbero emergere se quel diritto di visita non fosse adeguatamente strutturato, gestito e curato". Uno "spazio terzo", "attrezzato con arredi e materiali ludico-creativi funzionali alla condivisione del tempo insieme, idoneo alle osservazioni delle qualità relazionali, dove vengono stemperate, appianate, levigate eventuali conflittualità, facilitando dunque l’incontro e il confronto tra il minore e la famiglia di origine". In vista anche di un possibile ritorno a casa, o comunque di una normalizzazione dei rapporti. Le visite sono preparate con entrambi i soggetti (genitori e figli) e seguiti da un incontro con gli operatori per cogliere i ‘feedback’ l’esito insomma delle visite.
Il ‘Punto di incontro’ è supportato dall’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (Ufag), e da diversi enti filantropici. Il primo caso da gestire è arrivato in febbraio, la struttura ha ora avviato contatti con tutti i servizi interessati ed è in attesa di ulteriori utenti; può contare su spazi appositamente allestiti in senso ludico, con giochi, materiale di disegno e quant’altro, per cercare di restituire un senso di ‘casa’. A supporto, due educatori professionali ingaggiati al 40%.