La testimonianza di Roberto Bucci di Lamone: attivo nel volontariato fra viaggi in Polonia, trasporti in Ticino, ospitalità, traduzioni
«Sto facendo tutto da solo, per conto mio. Ho iniziato perché sento qualcosa dentro. Sono pacifista d’indole». Come nasce un volontario? Una storia esemplare è sicuramente quella di Roberto Bucci, di Lamone, che da un mese è attivo in prima linea nell’aiuto ai rifugiati ucraini, in Ticino come ai confini del Paese in guerra. Lo abbiamo incontrato, per capire cosa lo spinge, come è organizzato.
«Sento l’esigenza di aiutare i più bisognosi, gli ultimi fra gli ultimi. Forse a causa del mio vissuto, sono cresciuto in collegio, senza genitori. Mi piace tanto aiutare il prossimo. Sono stato sposato per quattordici anni con una donna moldava, abbiamo anche vissuto per sei mesi nella sua città natale: Tiraspol (capitale dell’autoproclamata repubblica di Transnistria, ndr). E anche quando ci siamo trasferiti in Svizzera, abbiamo passato molte estati fra Moldavia e Ucraina, a Odessa, in Crimea. È una zona che conosco molto bene, adoro la popolazione ucraina come amo in generale tutta l’Europa orientale. Per questo quando è iniziato il conflitto mi ha colpito molto, ho cominciato a piangere, a stare male, a chiedermi che cosa avrei potuto fare».
E cos’avrebbe potuto fare, l’ha capito velocemente. «Di professione sono autista di bus turistici, e quindi – vedendo le immagini delle persone che si ammassavano al confine ucraino – ho pensato che avrei potuto fare qualcosa. Ho già fatto un viaggio due settimane fa in Polonia per trasportare beni di prima necessità e trasportare in Svizzera delle persone in fuga. E adesso sto pianificando un secondo viaggio». Un secondo viaggio che al momento di andare in stampa è già partito e accompagneremo Roberto a Przemysl, per un reportage, mentre nel frattempo l’uomo sta ospitando nel proprio appartamento una famiglia fuggita da Leopoli: Natalija, coi figli Sofija, Jura e Zlata.
Dal profilo finanziario come fai? E tutto a tuo carico? «Sì, più o meno. Purtroppo non ho grandi disponibilità economiche, pertanto prima di partire ho chiesto ad amici e parenti dei piccoli contributi spiegando le mie intenzioni. Nel frattempo, informandomi e attivandomi nella beneficenza, sono entrato nel giro del volontariato. Così sono entrato in contatto con Mirko di TicinoTour, che ha pagato l’affitto per il pulmino per il primo viaggio. Il giorno stesso della partenza ho conosciuto altri volontari interessati a fare qualcosa, e così alla fine siamo partiti con tre pulmini». Sei molto attivo anche in Ticino, nell’aiuto ai rifugiati. «Sì, mi sono messo a disposizione. Accompagno le famiglie che mi vengono segnalate a Chiasso a registrarsi, altre ancora negli appartamenti che vengono messi a disposizione, trasporto mobili e altri beni di prima necessità. Inoltre, avendo vissuto a Tiraspol, parlo anche un po’ di russo quindi do una mano nelle traduzioni».
Che cos’è dal tuo punto di vista la cosa più urgente per i rifugiati? «Sicuramente gli alloggi. Ne stanno arrivando molti e tanti altri ne arriveranno. Inoltre, bisogna considerare che le prime persone riuscite a scappare sono quelle più benestanti o comunque con più legami qui. Persone che avevano i soldi e i mezzi per partire. Ma sempre più cominceranno ad arrivare persone più povere, che necessiteranno di maggior aiuto e sostegno. In Ucraina ci sono tantissime persone che desiderano fuggire, ma che non hanno nessuno negli altri Paesi europei, non hanno i soldi per un biglietto del treno o dell’autobus, non hanno un’auto. Queste sono le persone che voglio aiutare».