Il presidente del Consiglio di Stato, vicino all’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, si esprime sui casi di molestie e mobbing
Si parlava con sempre maggiore insistenza all’interno di Unitas dei casi di molestie e mobbing. Casi che sarebbero avvenuti sull’arco di un tempo molto lungo. In molti, pare, sapessero. In pochi avevano il coraggio di parlare e portare al comitato, in toto o ai singoli membri, questo disagio. Manuele Bertoli, attuale presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento educazione cultura e sport, ne ha rivestito in passato la carica di direttore e di vicepresidente. Oggi continua a essere vicino all’associazione dei ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana all’interno di una delle fondazioni. A lui abbiamo rivolto alcuni interrogativi.
Nella sua veste di già direttore e vicepresidente Unitas non ha mai raccolto segnalazioni riguardanti casi di molestie di cui si era fatto protagonista la persona ai vertici dell’associazione? Non ha mai sentito neppure "voci di corridoio"? Quale ex direttore Unitas era al corrente dei casi di mobbing e molestie inerenti la stessa persona su diversi collaboratori costretti a lasciare l’associazione in quanto la situazione era diventata insostenibile? Peraltro lei viene citato in un testamento morale di un’operatrice già nel 2001. Il comportamento dell’ex responsabile risalirebbe fin a decenni fa. Come valuta il tentativo di non considerare negli anni sfoghi e accuse lanciati da persone vicine all’associazione?
Non sono mai stato informato e non sono a conoscenza diretta di casi di molestie. Escludo vi siano stati casi di mobbing quando io ero direttore.
Come giudica l’increscioso operato dell’ex presidente, oggi confermato da diverse persone fra soci, utenti, dipendenti e volontari, in particolare donne?
Quello che lei definisce "increscioso operato" è ora al vaglio della giustizia e credo sia bene lasciare ad essa fare il proprio corso. Poi semmai i giudizi li si darà a posteriori.
Lei è stato coinvolto e risulta "in copia" quale consigliere di Stato, nella corrispondenza che il comitato inviava sul caso dell’uomo accusato di molestie. Essendo il dipartimento di riferimento il Dss, lei ha messo al corrente il collega di quella che era stata definita una "situazione delicata"?
Sono stato informato del fatto che il comitato di Unitas aveva preso delle decisioni sulla persona coinvolta, peraltro senza indicazione di particolari, non in qualità di membro del Governo ma come persona da sempre vicina all’associazione (anche se poi lo si indica negli scritti come consigliere di Stato e non come signor Bertoli, Ndr). Nel comitato Unitas vi era una persona rappresentante dello Stato che ha informato i servizi del Dss, come da suo compito.
Lei fa parte della fondazione che fa capo a Unitas. Non crede sarebbe stato meglio evitare di nominarvi al suo interno l’ex presidente, che oggi continua ad avere "influenza" su scelte finanziarie riguardanti soci Unitas?
La nomina risale a ben prima che le questioni da voi sollevate fossero a me conosciute. In ogni caso tutte le decisioni finanziarie a favore dei richiedenti sono preparate dagli operatori Unitas, protocollate e prese dall’intero Consiglio di fondazione per iscritto e invio su circolazione; non credo sia mai stato possibile per una sola persona bloccare gli incarti, ammesso che qualcuno l’abbia mai voluto.
Non crede a questo punto sia giusto azzerare l’attuale comitato Unitas?
È una decisione che spetta all’assemblea. Da quel che mi è stato comunicato, il comitato Unitas ha agito appena messo a conoscenza dei fatti contestati alla persona di cui stiamo parlando, facendosi assistere anche da un legale (lo stesso il cui comportamento solleva, cfr sopra, quantomeno alcuni dubbi etici e deontologici, Ndr).