Luganese

Incendio alla Afor di Taverne, si sospetta il dolo

La polizia ha aperto un‘inchiesta contro ignoti. Il vicedirettore Angelo Petralli: ‘Quando sabato mi hanno chiamato, pensavo fosse uno scherzo, invece...’

L’incendio divampato sabato alla Afor
(Facebook)
7 marzo 2022
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Le fiamme sarebbero partite da più punti. Si sospetta l’origine dolosa nell’incendio divampato sabato sera dopo le 19 all’Azienda forestale Valli di Lugano a Taverne. Stamane la polizia Scientifica ha svolto un accurato sopralluogo, giungendo alle prime, sommarie conclusioni che ora dovranno essere approfondite. Il rogo si è sviluppato nel capannone annesso gli uffici, luogo di deposito della legna e dei legni di faggio già predisposti alla vendita che ora non potranno più essere messi in commercio, causando perdite per la società.

Un’azione premeditata? Sopralluogo degli agenti della Scientifica

L’incendio – i cui danni sono stati decisamente limitati, grazie al pronto intervento dei pompieri di Lugano – ha fortunatamente risparmiato gli uffici dell’Azienda, tanto che puntualmente i ventisei dipendenti stamane si sono presentati regolarmente al lavoro. Il rogo si è sviluppato in più punti – avrebbero accertato gli inquirenti – ciò lascia ipotizzare quindi un’azione premeditata. Da noi raggiunto telefonicamente, Angelo Petralli, vicedirettore della Afor, chiamato dalla polizia cantonale di via Bossi a testimoniare, spiega che le prime risultanze degli agenti lasciano pensare a un’origine dolosa dell’incendio. «Quando sabato sera mi hanno chiamato ho creduto fosse uno scherzo. Ma poi purtroppo era tutto vero. I pompieri sono stati allertati da un passante che abita nelle vicinanze». Potrebbe esserci la mano di un dipendente o di un concorrente? «Lo escludo», dichiara il vice direttore dell’Azienda forestale, sottolineando come all’interno dell’azienda viga da anni un ottimo ambiente e una consolidata collaborazione fra colleghi. «E anche un atto contro la Afor mi sembrerebbe davvero strano».

Tra le ipotesi formulate nelle prime ore, il classico mozzicone acceso lanciato senza riguardo da un ignoto passante che avrebbe così, a contatto con la legna, sprigionato le fiamme. La vicinanza del deposito alla ciclopista rimane una pista. Ma, come detto, gli agenti della Scientifica stanno indagando su un sospetto più grave: non la negligenza, bensì l’origine dolosa.