Un cavillo procedurale allunga i tempi del procedimento penale a carico di 37 persone coinvolte nell’inchiesta che porta a Lugano
Un cavillo procedurale ha fatto allungare i tempi del procedimento penale a carico di 37 persone che, a vario titolo, sono coinvolte nell’inchiesta scaturita dal crack del Latina Calcio fallito circa cinque anni fa quando giocava nella serie B italiana. Il giudice ha dovuto rinviare l’udienza al termine della quale deciderà se mandare a processo gli indagati. Al centro dell’inchiesta ci sono ingenti trasferimenti di euro dalla città laziale a conti aperti in filiali bancarie luganesi. Il Servizio centrale operativo della Polizia, incaricato dalla Procura di Latina, ha esaminato tutta la documentazione giunta in Italia dal Canton Ticino dopo una rogatoria: gli atti confermerebbero che gli spostamenti di denaro tra Latina e Lugano sarebbero avvenuti tramite varie società, alcune delle quali sarebbero rimaste operative solo per alcuni mesi. In Canton Ticino sarebbero stati coinvolti anche tre cittadini svizzeri, ma essi non risultano coinvolti nell’inchiesta italiana. Gli ex amministratori della società calcistica sono accusati di bancarotta; per gli altri indagati gli inquirenti ipotizzano, a vario titolo, il reato di associazione per delinquere finalizzata a commettere reati di natura tributaria, in particolare alcuni di loro avrebbero contribuito al dissesto finanziario del club calcistico facendo sparire, tra il dicembre del 2016 e il marzo del 2017, gli incassi di alcune partite di quella stagione. Per il fallimento del Latina Calcio nel 2018 furono arrestate 12 persone. Secondo gli inquirenti sarebbero stati sottratti complessivamente al fisco italiano 200 milioni di euro. La Guardia di finanza indagando riscontrò anche infrazioni relative ad altri settori imprenditoriali. Ingenti somme sarebbero state dirottate a Lugano, da dove sarebbero nuovamente rientrare in Italia per essere investite in attività immobiliari.