Fabio Regazzi invita a ragionare come agglomerato, mentre Tito Tettamanti insiste sulla lingua del futuro, quella dei programmatori
«La lingua del futuro è quella dei programmatori. Impariamola e insegniamola ai nostri giovani, perché è questo il settore nl quale occorre creare le premesse per colmare il vuoto lasciato dal comparto finanziario». Curare e assistere i talenti locali, secondo l’avvocato, presidente onorario del Gruppo Fidinam Tito Tettamanti, 91 anni, è la strada da percorrere per invertire la tendenza registrata nello studio socio-economico di Angelo Rossi. Un altro aspetto messo in evidenza dal finanziere ticinese è relativo all’invecchiamento della popolazione: «Occorre rivedere il modo di considerare le persone vecchie. Oggi chi ha più di 65 anni e conduce un’attività indipendente, non è detto che passi subito al beneficio della pensione, ci sono cure migliori e si mangia meglio e quindi c’è una maggior speranza di vita». Tettamanti considera estremamente importante lo studio di Rossi, perché attualizza quelle che lui definisce le quattro costanti che accompagnano la regione: «La bellezza del territorio, il clima favorevole, l’ottimale collocazione nell’asse nord-sud fra i due poli di Zurigo e Milano e il senso di libertà che offrono il Ticino e la Svizzera».
«Ci vuole un cambio di mentalità, bisogna (ri)cominciare a ragionare come un’entità unica, alzare la posta in gioco e lavorare davvero assieme». Ecco la ricetta del consigliere nazionale e imprenditore Fabio Regazzi (Ppd) enunciata a commento della presentazione dello studio di Angelo Rossi. Non una ricetta facile da preparare ma sicuramente urgente. Il consigliere nazionale ha citato un esempio su tutti, quello del polo congressuale che manca (da decenni, ndr): «Lugano e di riflesso tutto il cantone ne sentono la mancanza. Il Luganese è in effetti ancora la realtà trainante del cantone, vorrei che Lugano continuasse a essere il motore economico del Ticino». Fanno un certo effetto queste parole pronunciate da un politico del Locarnese, regione anch’essa nota per la sua litigiosità ma che ha saputo ragionare in termini di agglomerato «promuovendo ottimamente il Festival del film, Moon & Stars e il centro balneare di Locano», ha chiosato Regazzi.
Il pregio dello studio, secondo Regazzi, «è quello di analizzare la situazione e deve fungere da pungolo e da stimolo per gli attori politici. Il quadro presentato non è particolarmente positivo. Il rallentamento della crescita è accertato. Non ho soluzioni taumaturgiche: in questo mondo sempre più competitivo a tutti i livelli, chi si ferma è perduto. Il Luganese e la Città devono prendere spunto e raccogliere la sfida posta da questa situazione che impone un cambio di paradigma: come detto ora bisogna agire da agglomerato». Come? «Con una nuova mentalità e puntando su progetti di valenza regionale. In questo ambito, gli enti regionali di sviluppo hanno un potenziale da incrementare. Solo così si può tentare di vincere nella competizione fra agglomerati svizzeri. Sono preoccupato ma ottimista: lo sviluppo dipende dalla volontà», ha concluso il consigliere nazionale pipidino.
L’analisi di Rossi scatta un’istantanea che «dimostra come l’economia luganese, dopo una crescita costante che ha beneficiato delle tre fasi aggregative ed è stata alimentata dal settore finanziario, stia marciando sul posto dal 2015 mentre nell’agglomerato calano i residenti e faticano ad arrivare nuovi investitori», ha commentato Andrea Gehri, presidente della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino. Lo studio ha messo in risalto aspetti che devono essere approfonditi, ripresi e interpretati. Tuttavia, rileva Gehri, l’analisi mette l’accento anche sugli aspetti favorevoli: «Le aziende apprezzano il contesto geografico del Luganese, la stabilità monetaria e politica e la possibilità di accedere a personale qualificato, oltre alla posizione strategica fra Milano e Zurigo, i buoni servizi e la qualità delle prestazioni amministrative. Tutti fattori di eccellenza che meritano di essere valorizzati ulteriormente». Occorre quindi, secondo il presidente della Cc, accelerare nella realizzazione delle infrastrutture di mobilità. In altre parole, l’invito esplicito di Gehri ai politici è quello di non attendere oltre e avanzare senza tergiversare nel mettere in cantiere i progetti del Programma di agglomerato di terza fase (Pal 3), affinché si possano creare le condizioni quadro performanti in grado «di attirare nuove imprese sul territorio e, di riflesso, nuove opportunità per i giovani ticinesi che ne hanno davvero bisogno».