Lanciata una petizione sostenuta dal fronte sindacale Ocst-Unia e dai cittadini. In dicembre si erano incrociate le braccia per protesta
Sindacati e cittadini si schierano con i lavoratori di Divoora. Oggi, martedì, il personale dell’azienda specializzata nella consegna di cibo a domicilio, al suo fianco Ocst e Unia, ha lancia una petizione che rivendica “immediato e pieno riconoscimento del tempo di lavoro, remunerazione di ogni ora effettivamente lavorata, pianificazione dell’orario di lavoro con garanzie minime, un sistema di rimborso spese corretto per l’utilizzo del veicolo privato e una copertura assicurativa del guadagno in caso di malattia”.
Questa iniziativa, si legge sulla piattaforma campax, fa seguito alla mobilitazione dei driver del 23 dicembre scorso e alla lettera aperta inviata all’azienda il 18 gennaio. Due momenti di una protesta – sullo sfondo un salario al minuto – alla quale, si rimarca sempre sulla petizione, l’azienda ha reagito rimanendo “chiusa in un irrispettoso silenzio, continuando a voltarsi dall’altra parte rispetto alle richieste dei lavoratori e delle lavoratrici che con il loro lavoro le permettono di fare profitti”.
La petizione, che in queste ore ha già raccolto un paio di centinaia di firme, sarà pure corroborata, come annunciano i sindacati, da una campagna informativa dell’opinione pubblica che farà leva su una serie di video che verranno rilanciati sui siti e sui social media di riferimento delle organizzazioni sindacali.
Sul versante politico, il Partito Comunista ha già manifestato il suo deciso sostengo all’iniziativa e alla strategia dei sindacati. “Il Partito Comunista - si legge in una nota - ha già avuto modo di esprimere la propria solidarietà ai corrieri di Divoora, scendendo in piazza al loro fianco anche a Friborgo in dicembre e votando ancora prima una risoluzione durante il proprio Congresso a fine novembre. Il settore delle consegne a domicilio sta diventando certo non un’opportunità economica ma un disastro dal punto di vista delle condizioni di lavoro, una forma di moderna schiavitù con livelli di sfruttamento e di precariato inauditi con tanto di salari al minuto (e già questo fatto è gravissimo!) di 35 centesimi, che non tengono conto esclusivamente del tempo di consegna effettivo di una merce, senza riconoscere agli autisti il tempo che devono garantire nell’attesa di un’ordinazione”.