Luganese

Con la Porsche nel ristorante, danni per 150mila franchi

Il proprietario del locale di Lugano a 10 giorni dall’incidente ha ottenuto riscontro dall‘assicurazione del conducente. Si è sfiorata la tragedia

Si contano i danni
10 gennaio 2022
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Che botta! E non è stato certo del tipo di quelli che si avvertono a Capodanno, anche se la notte era quella: San Silvestro. Emilio Eccel, proprietario del bar ristorante pizzeria Domino di via Riva Caccia sul lungolago a Lugano, conta i danni al suo esercizio pubblico che stima «a spanne in 150mila franchi» e si dice in apprensione per le conseguenze dell’incidente – degno di una scena di un film d’azione – che ha reso inagibile il suo locale. Un ventenne (rimasto illeso) alla guida di una Porsche s’è addormentato al volante della sua auto di grossa cilindrata e verso le tre del mattino è andato a sbattere contro l’ingresso del Domino, attraversando e danneggiando l’intera terrazza-ristorante. A quell’ora l’esercizio pubblico era chiuso, altrimenti poteva essere una strage.

‘L’auto è entrata nel ristorante con un volo’

«Fino alle 23.30 avevamo clienti all’esterno. Fortunatamente ho chiuso prima della mezzanotte. L’auto, che proveniva dal centro cittadino, ha urtato un muretto di trenta centimetri con ringhiera in acciaio che ha fatto da trampolino e la vettura è letteralmente entrata in terrazza “volando”, ha carambolato un paio di volte buttando tutti i tavoli all’esterno, ha urtato gli infissi delle due entrate del ristorante e si è bloccata dopo aver infranto i vetri e i portanti della tenda della terrazza». Sarà risarcito dall’autore dei danni? «Lo spero! Si è scusato. A dieci giorni dall’incidente, finalmente oggi la sua compagnia di assicurazione ha aperto il dossier del sinistro. Intanto il ristorante è stato posto in sicurezza dalla polizia. La speranza è di poter tornare operativi entro Pasqua. Prima la vedo quasi un miracolo. Un vero danno, senza calcolare che io e mia moglie non possiamo riaprire. Intanto, in molti si fermano, scattano foto dei danni e postano sui social. Avrei preferito un altro tipo di pubblicità (...)».