Dopo il ‘Senior setting’ per le persone affette da demenza, il servizio di cure a domicilio del Luganese avvia un’attività di consulenza
Tre progetti per sostenere le famiglie e sollevare il familiare curante dal proprio compito di presenza continua nell’arco delle 24 ore. L’attività di Scudo, il Servizio di cure a domicilio del Luganese, diventa sempre più completo. Si è parlato anche di questi progetti nel corso dell’ultima assemblea dell’Associazione. Durante i lavori sono stati approvati i preventivi per il prossimo anno, che stima 207’400 ore di prestazione (in linea con quelle inserite nel preventivo 2021). Come spiegato nel commento sanitario presentato all’assemblea, “nel contesto domiciliare siamo sempre più confrontati con la cronicizzazione dello stato patologico, con utenti che richiedono una presenza massiccia d’interventi di cura e supporto sociale; conseguentemente la nostra offerta di presa a carico dei bisogni dell’utenza e dei loro familiari, permette la permanenza a domicilio in sicurezza e benessere, il più a lungo possibile, obiettivo principale del nostro servizio”. Il tallone d’Achille – “vissuto male dall’utenza” – resta quello della “rotazione degli operatori”.
Il primo progetto avviato a sostegno delle famiglie è quello del ‘Senior setting’ per le persone affette da demenza. «Da maggio 2020 sono 41 le famiglie che hanno aderito – spiega Rosaria Sablonier Pezzoli, direttrice sanitaria di Scudo –. È un progetto voluto per accogliere il bisogno di distacco da situazioni assistenziali onerose, fisicamente e psicologicamente, a carico del familiare curante, con l’obiettivo di sgravarlo dall’impegno che accudire una persona con diagnosi di Alzheimer richiede». L’offerta viene proposta nei pomeriggi dei giorni feriali, abbinando le prestazioni Lamal e le attività di svago della persona. «Per non creare cambiamenti nei punti di riferimento delle persone affette da demenza – continua la direttrice sanitaria –, abbiamo proposto l’estensione della presenza dell’operatore abituale che già conosce il contesto e ha instaurato un rapporto di collaborazione e fiducia con l’utente e il familiare curante». La sua diventa «una presenza rassicurante sia per l’utente che per il familiare, che deve avere un po’ di tempo anche per se stesso».
Partirà invece a breve il progetto denominato ‘Infermiera di quartiere’ per una presenza di consulenza nel quartiere, un pomeriggio a settimana, per tutta la popolazione. «Vogliamo implementare questa figura nel quartiere solidale per cercare di essere più incisivi e presenti – aggiunge Rosaria Sablonier Pezzoli –. Si tratta di un’attività di prevenzione che ha l’obiettivo d’identificare delle situazioni che potrebbero essere a rischio, oppure non ancora conosciute che necessitano di incontri per valutare la situazione e cosa fare e i bisogni». Tra i compiti di questa figura ci sarà anche quello della «consulenza su quello che è l’offerta del Cantone e sulle molte possibilità per una permanenza a domicilio». Il progetto, come detto, dovrebbe partire a breve. Obiettivo sul quale Scudo si chinerà il prossimo anno è l’introduzione del ‘sorvegliante di quartiere serale’, ovvero un contatto telefonico, nella fascia oraria 18-21, che vuole essere un intervento di verifica per le persone sole del quartiere. «Mi piacerebbe veramente arrivare a questa figura – annota la direttrice sanitaria – che lavorerà con persone che restano a casa, che non hanno grandi disponibilità per avere una badante, che sono ancora relativamente indipendenti ma che necessiterebbero di una presenza o un appoggio. Il ‘sorvegliante’ sarà qualcuno che chiama e chiede se va tutto bene o se ha bisogno qualcosa». Nelle sue prestazioni, Scudo garantisce il passaggio serale tra le 17 e le 21. «Sono comunque prestazioni Lamal: magari non tutte le persone hanno bisogno di un aiuto infermieristico, bensì di una presenza o di uno scambio più sociale comunque sempre inerente a un’offerta di presa in carico e di conoscenza delle situazioni, per cercare di tamponare delle situazioni che rischiano di diventare degli allarmi sociali».
La pandemia non ha risparmiato nemmeno Scudo. In occasione dell’assemblea del mese di maggio, la direttrice sanitaria ha illustrato che la prima ondata ha causato l’assenza di 21 collaboratori, mentre nella seconda sono stati 43. Com’è la situazione attuale? «Dal nostro microcosmo d’osservazione è apparentemente tranquilla – risponde Rosaria Sablonier Pezzoli –. Dal 1° ottobre abbiamo esteso il test salivare al nostro interno, e questo indipendentemente dallo stato vaccinale degli operatori, perché riteniamo che il rischio di contagio, seppur limitato, esista anche se una persona è vaccinata». I test hanno permesso di «identificare due operatori positivi, entrambi vaccinati, che sono rimasti a casa in isolamento». Negli ultimi mesi la percentuale di vaccinati tra gli operatori di Scudo – 250 persone – è arrivata al 73 per cento. «Continuiamo a monitorare la situazione e a insistere sui dispositivi di protezione come la mascherina, che resta obbligatoria» conclude Sablonier Pezzoli.
Anche l’Associazione per l’assistenza e la cura a domicilio del Malcantone e Vedeggio ‘Maggio’ ha tenuto la sua assemblea ordinaria. Il presidente Daniele Bianchi ha illustrato le sfide che attendono il servizio per il 2022, legate in particolare alla ripresa, dopo la pandemia, delle richieste di interventi. Già nel corso di quest’anno i dati indicano un aumento di circa l’8 per cento delle ore erogate. Oltre all’aspetto qualitativo, è stato evidenziato anche quello legato alla sempre maggiore complessità dei casi seguiti, che richiedono di saper offrire competenze specialistiche legate ad esempio alle cure palliative, geriatriche o psichiatriche. Il comitato ha deciso di predisporre la strategia Maggio 2022-2025. Tra gli assi portanti ci saranno l’adozione di un sistema di gestione della qualità e un modello di collaborazioni di rete con lo scopo di coordinare le risorse che non possono essere erogate direttamente ma che sono pure determinanti per la qualità di vita degli utenti curati a domicilio.