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A Lisora l’esproprio della piazza divide, ‘non ci ascoltano’

Il Municipio di Tresa vorrebbe riqualificare il sedime, ma uno dei due proprietari si oppone: ‘Non offrono alternative accettabili ai nostri bisogni’

Lo spazio conteso (Ti-Press/P.Gianinazzi)
5 novembre 2021
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Luogo di aggregazione e socializzazione, la piazza del paese può talvolta diventare anche motivo d’incomprensioni e dissidi. È il caso di Lisora, frazione del comune di Tresa, dove è aperta una vertenza tra il Municipio ed Esmeralda Galeazzi, proprietaria insieme a un’altra famiglia del terreno che prende il nome di ‘Piazza Giuseppe Tami e Federico Gagliardi’. Lo spazio al centro del piccolo nucleo abitato è attualmente ricoperto da un prato ed è utilizzato in parte come posteggio per i veicoli degli inquilini che abitano nelle case confinanti, di proprietà delle due famiglie. Le intenzioni dell’esecutivo sono quelle di espropriare il terreno, pavimentare il sedime e restituirlo alla collettività come luogo di aggregazione. Un’ipotesi respinta con fermezza da Esmeralda Galeazzi e da altri abitanti della frazione (che hanno anche lanciato una petizione): «La casa che si affaccia sulla piazza è della mia famiglia da diverse generazioni. Era un monastero e ha sempre avuto una vocazione di ospitalità, privarla della piazza e della possibilità di parcheggio sarebbe un danno. Il Municipio non vuole ascoltare le nostre necessità, nonostante si vanti di essere un esempio di ‘buon governo’».

‘Ci opponiamo (quasi) tutti’

Quella che in un primo momento potrebbe sembrare una diatriba tra vicini (l’altra famiglia è favorevole alla proposta dell’esecutivo) e autorità è, infatti, un tema che interessa tutta la piccola comunità di Lisora. «Cerchiamo di mantenere un’identità che altrimenti andrebbe persa. Qui abitano persone che provengono da diverse parti della Svizzera, ma tutte hanno capito l’importanza di conservare gli elementi caratteristici del territorio. Come confinanti abbiamo indirizzato una lettera al Municipio per chiedere di annullare il progetto, hanno firmato tutti tranne l’altra famiglia proprietaria della piazza. Sono stupita del fatto che l’esecutivo non tenga conto della volontà degli abitanti, che esprimono la genuina preferenza di chi abita la frazione, e voglia imporre un progetto costoso, inutile e avversato da quasi tutti gli interessati», afferma la proprietaria della piazza che per anni ha vissuto Oltralpe e recentemente è tornata in Ticino.

‘Un buon prezzo, ma non mi interessa’

Dell’esproprio si era già parlato negli anni 80, con il padre di Esmeralda Galeazzi che si era opposto. «Durante la procedura il terreno venne però modificato sul piano regolatore con il nome di ‘piazza’». Si è tornato a parlarne recentemente, già prima che Monteggio diventasse parte del comune di Tresa. «Abbiamo avuto un incontro, mi è stata formalizzata un’offerta con un prezzo al metro quadrato sopra la media. Ma io non sono interessata – ribadisce la nostra interlocutrice –, ho quindi deciso di rivolgermi a un avvocato». A disturbare la cittadina sarebbe soprattutto l’atteggiamento delle autorità. «Il loro modo di fare non è sicuramente corretto. È frutto di una mentalità molto ‘ticinese’ che non condivido. Si vantano di ascoltare la cittadinanza e proporre un nuovo approccio alla politica, ma nei fatti succede il contrario perché insistono nell’imporre un progetto che gli abitanti della frazione non vogliono». Il riferimento è al progetto pilota di ‘buon governo’ presentato lo scorso 26 ottobre dal Cantone che coinvolge proprio Tresa insieme a Faido. L’idea dell’iniziativa è quella di riforma degli enti locali, “assicurando un’adeguata conduzione politica del Comune coinvolgendo i cittadini e gli attori economici presenti sul territorio per rispondere ai loro bisogni”.

‘Il Municipio è sereno’

Opinione diversa è invece quella dell’esecutivo: «Come Municipio siamo sereni. La nostra intenzione non è altro che far valere l’iscrizione a Piano regolatore del terreno, che è chiaramente definito come piazza», spiega a ‘laRegione’ il sindaco Piero Marchesi. L’intenzione è infatti quella di restituire alla collettività un luogo da vivere e condividere. «Il sedime al momento non è altro che un terreno malconcio utilizzato come parcheggio abusivo. Il Municipio vorrebbe acquistarlo e riqualificarlo, come già fatto in altre località del Comune». Un incontro tra esecutivo e la signora Galeazzi è avvenuto, senza che però si riuscisse a trovare un accordo». «Abbiamo la volontà di realizzare la riqualifica della piazza. L’intenzione era di trovare un banale accordo di compra-vendita, senza dover attivare l’esproprio che è una forzatura. Purtroppo non abbiamo ricevuto alcuna disponibilità nel trovare un’intesa. Il piano regolatore è in vigore da circa 30 anni e nessuno si è mai opposto al fatto che quel sedime fosse piazza, tantomeno la signora Galeazzi. Questo è un punto chiaro e non va dimenticato. Inoltre, essendo una piazza, il Comune può esercitare il vincolo dell’esproprio. Il progetto di riqualifica della piazza, di cui il Comune è proprietario di una parte, valorizzerà l’intero nucleo, a beneficio anche delle proprietà con cui confina. L’obiezione di principio della signora Galeazzi, oltre a essere strumentale è pure incomprensibile visto l’oggettivo vantaggio cui beneficerebbe anche la sua proprietà». L’ultima parola, come da prassi, spetterà comunque al Consiglio comunale, che dovrà esprimersi sul credito nel quale è compresa anche la parte destinata all’esproprio.

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