Schönenberger (Verdi) polemico sull’abbandono dell’inchiesta per la demolizione del Molino
Dunque, non ci sono colpevoli a livello penale per l’abbattimento, senza licenza edilizia, dell’ex Macello di Lugano, sede del centro sociale autogestito del Molino, nella notte del 29 maggio. Un destino già scritto secondo Nicola Schönenberger capogruppo dei Verdi, partito che presentò denuncia penale dando avvio al procedimento che va ora a spegnersi, dopo che anche l’unico ‘imputato’ formalmente rimasto – un ufficiale della Polizia cantonale – è stato scagionato dalle diverse accuse. Resta aperta l’inchiesta amministrativa della Sezione enti locali.
A proposito, a eccezione di questo poliziotto nessun’altra persona, da quanto abbiamo appreso in via informale, è mai stata imputata formalmente durante l’inchiesta del procuratore generale Andrea Pagani: anche i Municipali di Lugano che decisero per l’abbattimento (“solo del tetto” si disse), e furono cinque quelli interrogati in Procura, erano unicamente persone informate dei fatti.
Ma veniamo a Schönenberger, che non le manda a dire. «Non mi sorprende, anzi è stata la prima cosa che ho pensato il giorno dopo aver presentato la denuncia: il Municipio di Lugano è ‘too big to fail’ e quindi si dovrà trovare un escamotage... Si capiva che il Municipio avendo assunto l’avvocato Brunetti, che è un penalista molto agguerrito, sarebbe riuscito a costruire una narrazione per arrivare fin lì» ci risponde il politico ambientalista. I Verdi impugneranno il decreto? «Per me la vicenda giuridica si potrebbe anche chiudere qua: da un lato si dice che c’è tempo fino al 5 novembre per portare elementi probatori, ma noi siamo un partito politico e non un’agenzia investigativa, per cui non è che ci mettiamo a produrre ulteriori prove. Non è il nostro mestiere e non ne abbiamo neanche la possibilità. Tra l’altro alla nostra denuncia ci è stato risposto che non potevamo costituirci accusatore privato, non avendo subito direttamente danni, ma la denuncia era un atto politico, l’unico che avevamo a disposizione per salvaguardare le prove, ovvero le macerie, per la questione dell’amianto che infatti è stato trovato. Quindi il piano sul quale si deve agire è quello politico».
«Levato l’embargo dell’inchiesta penale – continua Schönenberger – il Municipio, ma anche il Consiglio di Stato finalmente dovranno dare quelle risposte alla popolazione, che non sono mai arrivate. Il danno che rimane, comunque è la credibilità delle istituzioni. Vorrei che si spiegasse come mai se un individuo deve ristrutturare l’appartamento della nonna o abbattere qualcosa, deve fare una licenza edilizia, non può lavorare la domenica notte, e se trova amianto deve prendere misure molto importanti e costose, mentre l’ente pubblico se ne può infischiare di tutti questi obblighi, e uscirne pulito. Resta infine il discorso della responsabilità; qui si è avuta l’impressione che il Municipio non avesse il controllo dei propri Dicasteri. In altri ambiti ci sarebbero state delle dimissioni».
Pacate per contro le prime reazioni municipali. Interpellata da ‘laRegione’ la municipale Karin Valenzano Rossi ha espresso soddisfazione per la conclusione che si appresta a prendere la vicenda: «In passato mi sono sempre dichiarata serena, perché sapevo quello che avevo detto e fatto. Sono contenta di vedere che la posizione di quanto affermato dal Municipio viene confermato dal procuratore generale anche se, ci tengo a precisare, non conosco i contenuti in quanto non sono coinvolta personalmente nel procedimento». Decisamente più aperta è invece la questione legata al futuro dell’autogestione in Città. «Di scuse per evitare il dialogo ne abbiamo sentite tante, quella del procedimento penale era una di queste. In ogni caso noi rimaniamo disponibili per trovare soluzioni per l’autogestione a Lugano, invitando di nuovo al dialogo. La nostra porta rimane aperta per valutare insieme le diverse ipotesi di soluzioni possibili».
Da parte sua anche il neo vicesindaco Roberto Badaracco si è detto contento per l’esito emerso questa mattina: «Sicuramente è una bella notizia, specialmente per i colleghi che erano coinvolti. Non sono stati mesi facili per loro, con questa spada di Damocle sopra la testa». A beneficiarne potrebbe essere inoltre tutto il Municipio. «La decisione porterà più serenità all’interno dell’esecutivo, speriamo si possa finalmente voltare pagina e trovare una soluzione per l’autogestione». Da parte sua il direttore del Dipartimento istituzioni, il consigliere di Stato Norman Gobbi, ci ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Quanto comunicato oggi dal Ministero pubblico rappresenta un segnale positivo, ma dovremo aspettare il decreto di abbandono per analizzare e quindi soprattutto per capire come la successione dei fatti si sia svolta. Al di là di questo, l’inchiesta avrà soprattutto il merito di dare la giusta proporzionalità a una vicenda caricata a dismisura che ha toccato la città di Lugano, ma che, già sin d’ora, possiamo dire non avrà conseguenze penali».