Luganese

‘Ammetto di aver sbagliato’, ma la Corte lo proscioglie

Per la giudice i fatti ammessi da un 68enne non costituiscono reato. A carico dell’imputato resta solo una condanna per omissione della contabilità

L’atto d’accusa è stato firmato dal procuratore pubblico Daniele Galliano
(Ti-Press)
12 ottobre 2021
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Accusato di appropriazione indebita e distrazione di valori patrimoniali sottoposti a sequestro. La Corte presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, nonostante l’imputato abbia ammesso i fatti, lo ha prosciolto ritenendo che gli episodi non costituiscono un crimine. «Si tratta di episodi molto tecnici. L’imputato non ha agito per se stesso ma per la società che dirigeva, non ci sono motivi di dubitare che fosse alla canna del gas». Protagonista un cittadino 68enne italiano comparso oggi alle Assise correzionali di Lugano. L’uomo è stato comunque condannato per l’omissione della contabilità. «Ho sempre pagato i miei dipendenti, quando mi incontrano per strada mi ringraziano», sono state le parole pronunciate dall’uomo che per anni ha vissuto e lavorato in Ticino.

‘Una situazione difficile’

«La mia situazione lavorativa è cambiata radicalmente nel 2006, quando sono stato accusato di truffa. A quel tempo dirigevo una ditta con 500 dipendenti e in poco tempo ho perso molti contratti. Poi sono stato prosciolto, ma era troppo tardi e l’azienda è fallita. È stato come perdere un pezzo del mio corpo», ha dichiarato il 68enne che ora vive a pochi chilometri dal confine in territorio italiano. I fatti contestati quest’oggi in aula sono successivi a questo periodo. «Negli anni successivi ha dimostrato di non farsi troppi problemi a trasgredire le regole, rimediando una condanna per fatti simili a quelli contestati», ha argomentato il procuratore pubblico Daniele Galliano, che aveva proposto una pena di 12 mesi sospesi e 5 anni di espulsione. D’altro avviso la difesa, che ne ha chiesto una massiccia riduzione. «C’è una differenza tra chi usa i soldi per sé e chi per sanare i debiti della ditta, come in questo caso», ha spiegato l’avvocato Daniele Timbal. Una versione alla quale la Corte ha dato maggiore credito.