Luganese

Acqua potabile, Lugano consuma meno di altri

Il Municipio non vuole modificare le tasse d’uso per introdurre tariffe progressive: il sistema è già caratterizzato da una importante causalità

L'invito è sempre quello di farne un uso parsimonioso (Ti-Press)
10 settembre 2021
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Lugano si distingue quale Comune per la media di consumo di acqua potabile relativamente bassa. I dati forniti dal Municipio nella risposta all‘interrogazione presentata dal consigliere comunale Ps Raoul Ghisletta, che chiede di disincentivare lo spreco, parlano di 282 litri al giorno per abitante (media dal 2014 al 2020), mentre a livello cantonale la media nel 2019 è di 462 litri e a livello svizzero è di 319 (sempre nel 2019). Peraltro le cifre, che appaiono comunque elevate, comprendono i consumi generati dai posti di lavoro e dal turismo. Il consumo per abitante è quindi inferiore ma statistiche in merito non ci sono: i confronti precedenti e quelli proposti con altre città svizzere risultato difficili, anche se Lugano, annota l’esecutivo, ha consumi nella media e tariffe più basse. Pertanto, il Municipio non intende modificare le tasse di consumo per introdurre tariffe progressive, come chiesto da Ghisletta. Il sistema in uso è già caratterizzato da una importante causalità, spiega la Città, secondo cui la modifica “avrebbe un impatto immediato sui ricavi dell’Azienda. La struttura e i costi rimarrebbero invariati almeno nel breve e medio termine, e per equilibrare i conti sarebbe necessario aumentare le tariffe, avviando così una spirale d’instabilità finanziaria“. Agli occhi dell’esecutivo, la proposta porrebbe "difficoltà nella gestione amministrativa, complicando il sistema di lettura e fatturazione e andrebbe anche definito quale è il consumo ’giusto’, oltre il quale l’utente va penalizzato e al di sotto del quale va premiato”. Bisogna invece, secondo l’autorità comunale, continuare a impegnarsi "nell’informazione e nell’educazione sull’uso parsimonioso piuttosto che introdurre meccanismi dall’efficacia ancora da dimostrare, che generano complicazioni amministrative e possibili discriminazioni tra utenti”.