Inflitti 8 mesi sospesi ed espulsione alle Correzionali di Lugano a un 28enne per furto e tentata rapina: il 5 giugno strappò i preziosi di marca a due passanti
Tutto in un giorno - lo scorso 5 giugno, sabato pomeriggio: due rapine, di cui una tentata, furto e vie di fatto. E per un solo oggetto del desiderio: l'orologio di marca, meglio se di gran valore. Protagonista, un 28enne cittadino marocchino residente in Italia, entrato illegalmente in Ticino con la compagna e due amici, che tre mesi fa si è macchiato dei reati di furto con destrezza e tentata rapina. Due gli episodi che hanno visto il giovane lanciarsi corporalmente su due vittime, strappando loro l'orologio. Il primo reato è avvenuto al Parco Ciani di Lugano (luogo videosorvegliato e le cui telecamere sono state determinanti per l'arresto del 28enne), dove al termine di una colluttazione l'autore è fuggito con il bottino, un orologio del valore di cento franchi. Ben più alta la posta in gioco nel secondo colpo a Locarno, messo a segno senza successo dopo la pronta reazione della moglie della vittima, la quale ha sferrato un pugno all'imputato, costringendolo alla fuga durante la quale ha perso la refurtiva: un orologio del valore di 25mila franchi, recuperato e tornato infine al legittimo proprietario ma danneggiato. L'uomo bersaglio del giovane, un sessantenne, raggiunto da tergo dal 28enne, il quale con il proprio peso lo ha destabilizzato, trascinato a terra, causandogli escoriazioni al braccio e strappandogli infine dal polso il prezioso in oro giallo. Stamane l'autore è comparso davanti alle Assise correzionali di Lugano.
Il giudice Marco Villa, durante la fase istruttoria, ha chiesto all'imputato: «Lei aveva un lavoro di magazziniere, perché venire in Ticino a compiere reati?». «Siamo partiti da Piacenza per vedere Lugano. Per vedere il lago, fare foto. Abbiamo scelto Lugano perché non c'era il coprifuoco per il Covid come in Italia. Se ho fatto quel che ho fatto è perché ero ubriaco. Non c'era nulla di pianificato». «Dunque ha avuto un raptus? Sarebbe preoccupante» - ha proseguito il presidente della Corte. «No, avevo bisogno di soldi. Ero arrabbiato e frustrato perché ero in cassa integrazione e non mi versavano l'indennità da mesi».
Il procuratore pubblico, Arturo Garzoni, ha definito gravi i reati, ma in virtù delle ammissioni del'imputato, ha chiesto nei confronti dello stesso, in carcere da 95 giorni, una pena di 12 mesi al beneficio della sospensione condizionale ed espulsione dalla Svizzera per 7 anni. L'avvocato di difesa, Patric Pellegatta, ha dal canto suo sottolineato la consapevolezza e il pentimento raggiunti dal suo cliente. Il legale si è battuto per una pena massima di 3 mesi sospesi con la condizionale e una multa. Il giudice, Marco VIlla, ha inflitto all'imputato 8 mesi di detenzione sospesi con la condizionale e l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni, riconoscendolo colpevole di furto con destrezza, tentata rapina, vie di fatto ed entrata illegale.