Leggeri sconti di pena per due dei tre condannati autori del colpo avvenuto nel 2019, dopo che durante il dibattimento a giugno hanno confessato
Pene leggermente ridotte in Appello per due dei tre autori della rapina al portavalori di Molinazzo di Monteggio. Rispetto alla sentenza di primo grado dello scorso anno, il 41enne ha avuto uno sconto di pena di sei mesi, mentre il 64enne di cinque mesi. Pena confermata integralmente invece per il 47enne. Leggere riduzioni in virtù del fatto che entrambi hanno confessato la propria partecipazione al colpo durante il dibattimento svoltosi a giugno e soprattutto perché sono stati pronunciati dei proscioglimenti per reati di minor gravità.
La rapina, ricordiamo, è andata a segno nel luglio del 2019: i tre hanno assalito con successo un portavalori che aveva appena ritirato dalla filiale malcantonese della Banca Raiffeisen oltre 3 milioni di franchi e 200'000 euro, scappando poi attraverso il valico di Ponte Cremenaga. Minacciato da una pistola, l'autista del furgone è stato legato e rinchiuso nel mezzo e ha fornito ai delinquenti le informazioni necessarie per aprire le cassette contenenti il denaro. Tuttavia, i malviventi sono stati colti in flagrante dai carabinieri. Sorpresi, i rapinatori si sono dati alla fuga, lasciando nei boschi di Arcisate (provincia di Varese) il veicolo, con il conducente all'interno e ancora diverse cassette di denaro.
Da lì è partita una caccia all'uomo, che ha portato agli arresti di diverse persone. Il 47enne è stato fermato a Chiasso lo stesso anno, mentre il 64enne a febbraio dell'anno dopo in Polonia, su mandato di cattura internazionale spiccato dal Ministero pubblico ticinese, mentre il 41enne si era costituito. In totale, sono sei le persone coinvolte nel colpo, ma tre di queste risultano ancora latitanti. Dinanzi alla Corte delle Assise criminali presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, solo il 47enne siciliano domiciliato in Lazio difeso dall'avvocato Yasar Ravi si è assunto le proprie responsabilità, mentre gli altri due imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Durante il dibattimento si è discusso molto dell'arma utilizzata per spaventare il portavalori: autentica per quest'ultimo e per la procuratrice pubblica Marisa Alfier, giocattolo secondo gli imputati. E poi, mistero su gran parte dei soldi. Gli indagati si sono difesi sostenendo che sia scattato il sistema di sicurezza caratterizzato da uno spruzzo d'inchiostro ‘antifurto’ che ne avrebbe reso inutilizzabile la gran parte. Una tesi alla quale l'accusa non ha creduto. In primo grado la Corte ha condannato quindi il 47enne a quattro anni e cinque mesi di carcere, il 41enne a quattro anni e sette mesi e il 64enne a quattro anni e otto mesi. Tutti e tre, con precedenti anche pesanti alle spalle in Italia, sono stati inoltre condannati all'espulsione dalla Svizzera per dodici anni. L'accusa aveva chiesto pene fino a cinque anni, mentre le difese
In Appello c'è stato il colpo di scena: il 41enne e il 64enne, anch'essi italiani – rispettivamente un lombardo e un pugliese residente in Lombardia difesi da Maria Galliani e Mattia Bordignon –, hanno confessato la propria partecipazione al colpo. La Corte di appello e revisione penale (Carp) di Locarno presieduta da Angelo Olgiati (Manuela Frequin Taminelli e Matteo Galante giudici a latere) ha condannato il primo a quattro anni e un mese e il secondo a quattro anni e tre mesi. La pena più elevata è rimasta quella del 47enne, che ha anche avuto un ruolo più centrale. I tre sono stati così condannati per rapina aggravata e sequestro di persona e rapimento. Non è invece stato accolto il ricorso della pp contro il proscioglimento del 47enne dal reato di atti preparatori: la Corte, così come quella in primo grado, ha ritenuto che non ci fossero elementi sufficienti per accoglierlo.