Mozione Ps ora al vaglio delle Petizioni chiede un piano d'informazione e prevenzione. Aurelio Sargenti: 'specie per gli stranieri ignari dei pericoli'
Stessa spiaggia, stessa tragedia. Sale a due, tra il 1° luglio e ieri alla Foce di Lugano, il numero di morti annegati, in un luogo da lungo tempo al centro delle discussioni e delle valutazioni politiche che tuttavia non sembrano aver maturato nessun provvedimento utile per fermare i decessi. L'ultimo corpo ripescato senza vita, ieri poco prima delle 18, è quello di un 27enne cittadino indiano residente in Germania. Il giovane stava nuotando proprio in quello stesso lembo di sabbia e acqua - una zona bollata come insidiosa e da evitare, perché profonda più di quanto l'apparenza lasci immaginare e soprattutto perché l'incontro delle fredda sorgente del Fiume Cassarate con l'acqua più calda del lago, provoca un'escursione termica non trascurabile che può aumentare le difficoltà dei nuotatori. Il 28enne domenica, entrato nel Ceresio attorno alle 17, non è più riemerso ed è stato identificato e ripescato dai sub della Società salvataggio di Lugano e della Società salvataggio del Mendrisiotto quasi un'ora più tardi a circa sei metri dalla riva e a circa quattro metri di profondità. Tratto a riva, i sanitari della Croce Verde hanno praticato tentativi di rianimazione, ma il giovane versava sin da subito in condizioni gravissime ed è spirato.
Il primo annegamento alla Foce - anni fa già teatro di decessi - all'inizio dello scorso mese, dove un 50enne cittadino eritreo, nel tentativo disperato di salvare il figlio mentre si trovava in acqua in difficoltà, si è gettato vestito nello specchio d'acqua ed è stato inghiottito dal Ceresio in poco tempo, morendo davanti agli occhi della moglie e di altri familiari e amici. «È inaccettabile che in un posto come la Foce, in centro città, dove si è naturalizzato il Cassarate e si è giustamente resa accessibile la spiaggia, avvengano annegamenti» - dichiara Aurelio Sargenti, consigliere comunale Ps a Lugano e co-firmatario di una mozione "Per un piano di informazione e prevenzione del rischio di annegamento al Foce", presentata subito dopo il primo annegamento a luglio e ora al vaglio della Commissione delle Petizioni di cui egli stesso fa parte. «Dobbiamo dirlo al pubblico che la Foce è pericolosa. Chi annega non sono gli indigeni, ma gli stranieri che devono essere informati delle numerose insidie di questo luogo: la riva in quel punto scende repentinamente e se ti scappa un piede e non sai nuotare bene ti inabissi. Il problema non sono i mulini d'acqua, inesistenti, ma l'escursione termica prodotta dall'incontro del torrente del Cassarate con il lago».
Prosegue il consigliere comunale socialista: «Lungo la strada che costeggia il Cassarate c'è un cartello che avverte delle insidie, ma è talmente piccolo e discosto che non può essere visto da nessuno e oltretutto è facilmente scambiabile con un'inserzione pubblicitaria che dunque non cattura l'attenzione. Vanno invece messi più cartelli». L'iniziativa di Sargenti è concreta: «Dovrebbero essere reclutati giovani o studenti con in mano dépliant informativi e di prevenzione da distribuire ai passanti e ai turisti nell'area della Foce durante tutto il periodo estivo. È in questo spirito che abbiamo presentato la nostra mozione, vale a dire riservare un contributo finanziario di qualche migliaio di franchi per approntare un Piano di informazione e prevenzione. Che tra l'altro, proprio per essere concretamente in aiuto agli stranieri, dovrà essere in più lingue, soprattutto in inglese».
La mozione - presentata, oltre che da Sargenti, da Raoul Ghisletta, Edoardo Cappelletti, Mattea David e Carlo Zoppi - ha intanto ottenuto il preavviso di ricevibilità dal Municipio ed è stata demandata al vaglio delle Commissioni delle Petizioni e della Gestione che a breve (si parla di fine agosto) si chineranno sulla tematica decisamente urgente. «Quel che chiediamo - riprende Aurelio Sargenti - è una miglior prevenzione sotto forma d'informazione e di sorveglianza. L'ideale è che venga assunto un bagnino per la Foce. Perché l'allarme dei soccorsi deve scattare immediatamente. Se le persone non vengono individuate subito il rischio di tragedia aumenta. Un bagnino potrebbe essere in grado di salvare delle vite, munito di defibrillatore e in grado di chiamare i soccorsi e di praticare un massaggio cardiaco. In ogni caso l'intervento più efficace è la prevenzione: avvertire dei pericoli di questa zona è fondamentale». I bagnini erano stati reclutati alla Foce due anni fa, nel 2019, prima della pandemia, quando l'area era stata trasformata in una Movida con "Lugano Marittima" per scongiurare incidenti durante gli aperitivi. Ma poi, con il Covid e la chiusura dei bar, l'area lacuale, tra il Circolo velico e il Parco Ciani, è tornata incustodita. Intanto l'estate luganese ha registrato pure un annegamento al Lido a giugno. Mentre complessivamente, in Ticino, dall'inizio della stagione a oggi, si contano 8 persone morte per annegamento.