1° Agosto, il consigliere comunale Censi replica all'Udc: 'Capisco il fastidio ma per fortuna non viviamo in uno Stato autoritario'
Continua a far discutere la protesta andata in scena in piazza della Riforma a Lugano durante la cerimonia del 1° Agosto. La presa di posizione pubblicata nei giorni scorsi della sezione cittadina dell'Udc che ha interpretato i fischi come "uno schiaffo, non solo alle cittadine e cittadini luganesi, non solo alle tanto esecrate istituzioni, ma anche alle centinaia di persone in visita turistica" è andata di traverso non solo al collettivo "T'aspetto fuori" (leggi sotto). Anche il consigliere comunale di Lugano Andrea Censi, membro della Lega dei ticinesi (alleata all'Udc per la lista in corsa per il Municipio alle ultime elezioni comunali), ha qualcosa da ridire: «Non aspettavo questo genere di critiche dal partito in prima linea nel difendere la democrazia svizzera. Il sistema in cui viviamo prevede il diritto di protestare. Che possano dare fastidio i fischi durante la cerimonia in piazza, lo capisco: ha dato fastidio anche a me. Però, non sono rimasto seduto, sono andato a parlare direttamente con le persone che fischiavano. Per quanto non possa condividere la loro opinione, la loro modalità e lo scopo della protesta, ritengo sia una libertà sacrosanta da garantire sempre, quella di manifestare il proprio dissenso, anche il 1 Agosto. È una libertà che abbiamo in questo Paese democratico e che dobbiamo salvaguardare».
Il consigliere comunale non prende di mira soltanto l'Udc che «pontifica e parla di lesa maestà perché ci sono stati fischi alla cerimonia del Natale della Patria a Lugano. È vero che, da una parte 'l'iperbuonismo', permette a certe realtà più libertà rispetto alle altre, ma tutto sommato va bene così». Andrea Censi ricorda la Carovana della libertà promossa agli arbori del movimento di via Monte Boglia che bloccò l'autostrada: «Per fortuna che c'era la libertà di farla, magari incorrendo in qualche multa. Per fortuna non siamo e non viviamo in uno Stato autoritario dove si rischia la prigione ogni volta che si cerca di esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che sia». L'Udc ha criticato anche il Municipio accusato di lassismo nel trattare con gli autogestiti del Molino. Come interpreta questa posizione? «Mi è parsa piuttosto paternalista – risponde Censi –. Idealmente dovrebbero essere trattati tutti allo stesso modo. Di riflesso, come possono fare manifestazioni di vario genere in luoghi pubblici i rappresentanti del Molino, dovrebbero poterlo fare tutti perché questo alimenta il processo di discussione democratica nel nostro paese che, spero, tutti all'interno della politica vogliano garantire. D'altra parte, personalmente mi sento garante delle libertà civili dei cittadini e non voglio di mettere in croce gli autogestiti. Naturalmente, non sono accettabili vandalismi o altro genere di lesioni alle libertà altrui. Non considero una violazione della libertà degli altri cittadini il fatto di ritrovarsi in una piazza, di riunirsi».
Secondo lei l'emergenza sanitaria ha contribuito o favorisce in qualche modo posizioni antidemocratiche? «La crisi pandemica ha alimentato questo processo verso l'autoritarismo o la tendenza verso un maggior controllo di diverse opinioni politiche e posizioni di movimenti e partiti, riducendo i diritti civili delle persone – sostiene il consigliere comunale leghista –. Premetto che sono vaccinato con doppia dose e non sono certo un 'no vax', ma complici i media, e la politica anche un po' del terrore. Dobbiamo però ricordarci chi siamo: la Svizzera è un Paese fondato su principi liberali, non vorrei più assistere o sentire derive autoritarie dove nessuno ha più il diritto di fare nulla senza un permesso statale o di polizia. Dobbiamo mantenere i nostri capisaldi di una nazione fondata sull'indipendenza, sulla libertà e sulla solidarietà».
Anche il collettivo “T’aspetto fuori” tiene a replicare all'Udc. Anzitutto ricordando che, "a differenza delle precedenti manifestazioni, questa (del 1° Agosto) non era organizzata dai molinari" ma dal collettivo. Pertanto, i fischi "non vanno usati come pretesto per la lotta all'autogestione. Per noi serve il pugno duro per fermare questa ondata d'irrispettosa e pericolosa anarchia, ma non da parte dei molinari, bensì da parte del Municipio (...) Che non ha rispetto per le istituzioni che chiedono un permesso edilizio per abbattere uno stabile; chiedono dei test per la presenza di eventuali sostanze tossiche! Ma soprattutto, le nostre istituzioni devono essere un libro aperto per i cittadini: ragione per cui quando si chiede alle istituzioni – in questo caso il Municipio di Lugano e/o la polizia – chi abbia dato l’ordine di abbattere l’ex Macello e quando lo abbia dato, la risposta deve arrivare nel giro di cinque minuti. E soprattutto non deve servire una inchiesta da parte della Magistratura, in corso da due mesi poi, per saperlo!". Questo, secondo Corti, "è sufficiente per poter affermare che Lugano sia fuori controllo: ma non per le manifestazioni non autorizzate, ma per le scelte, altrettanto non autorizzate, di Municipio e consorelle. Ecco dunque il perché domenica sera c’erano i fischi anche da parte di cittadini che non sopportano più questo modo irrispettoso di gestire l’amministrazione cittadina come fosse un feudo".