Il presidente del CdA: 'Positivo l'esito delle due verifiche esterne'. Jelmini: 'Bene ma ci aspettavamo maggiore trasparenza'
"Tout va très bien Madame la Marquise": forse esageriamo citando il titolo della canzone francese degli anni Trenta di Ray Ventura. Però, appare davvero istituzionale il comunicato stampa diramato stamattina dal Consiglio di amministrazione del Casinò di Lugano. Certo, non siamo di fronte a una situazione molto negativa, in cui non va bene nulla, ma che si cerca invano di minimizzare, come intende il testo del brano musicale. Tuttavia, dobbiamo dar fiducia alle parole dei vertici della casa da gioco. La presa di posizione smentisce in maniera categorica tutte le contestazioni in merito a paghe indecenti e pessimo clima di lavoro di cui abbiamo riferito lo scorso maggio. Eppure, il sindacato Ocst solleva ancora qualche obiezione ed evoca una mancanza di trasparenza. Un sindacato coinvolto dalla dirigenza in due occasioni che tuttavia non ha condiviso la nota stampa che avrebbe dovuto essere diramata congiuntamente.
Cominciamo da questo argomento nella chiacchierata con l'avvocato Emanuele Stauffer, presidente del CdA del Casinò di Lugano. «Abbiamo incontrato i rappresentanti dell'Ocst due volte e tentato di uscire con una comunicazione comune ma non è stato possibile perché in fondo le critiche che hanno sollevato contro la casa da gioco si sono rivelate inveritiere, per cui capisco che per loro sarebbe stato difficile condividere una posizione opposta a quella che immaginavano» osserva il presidente del CdA. Dal canto suo, il sindacalista e segretario Ocst Lorenzo Jelmini ribatte invece che «noi abbiamo chiesto chiarezza in merito alle problematiche emerse sulla base di una cinquantina di testimonianze raccolte da diversi mesi, ma non abbiamo potuto consultare i risultati sui salari dei dipendenti degli audit esterni e del sondaggio interno che hanno effettuato. Questo ci pare fuori posto per una società detenuta da una maggioranza pubblica della Città di Lugano (al 70%) e permangono i dubbi scaturiti sulla questione del clima aziendale. L'esercizio tutto sommato è andato bene anche se non abbiamo potuto vedere i dati».
Per quanto riguarda la politica salariale, bisogna dare atto ai vertici del casinò, dopo le contestazioni pubblicate, di aver ordinato "una verifica a largo spettro della politica salariale del Casinò, non soltanto soffermandosi sulle critiche puntuali ritenute ma estendendola a tutte le componenti toccanti, direttamente o indirettamente, la gestione del personale". Una verifica affidata a una ditta esterna per ottenere conclusioni imparziali, nella sostanza e nella forma, mentre il casinò ha avviato due distinte iniziative per sondare il clima aziendale. In merito alle paghe, continua Stauffer, «i risultati hanno smentito le tesi del sindacato secondo cui su quei salari da 11 franchi l'ora il casinò ha costruito gli utili. Su questo aspetto, i rimproveri si sono rivelati non fondati». Avete però introdotto delle modifiche... «In effetti, abbiamo cambiato la formulazione di quei contratti, introdotti per una tipologia di assunzioni, che era infelice e lasciava intendere altro. È inaccettabile che si è lasciato intendere invece che quei contratti, che sono assimilabili a un apprendistato, erano la regola e che i lavoratori venivano sfruttati. In realtà erano pochissimi e sono stati abbandonati perché erano legati a una fase ben precisa legata alla chiusura del casinò di Campione», spiega il presidente del CdA. Jelmini, puntualizza peraltro che «se non li avessimo contestati, quei contratti, che si prestano a qualsiasi tipo di utilizzo, sarebbero forse ancora in uso».
Dall’analisi dei dati forniti dalla società esterna, "gli stipendi e i salari corrisposti dalla Casinò Lugano Sa sono tendenzialmente superiori a quelli minimi previsti da un Contratto collettivo di lavoro (Ccl) a cui sono legati i Casinò di Mendrisio e Locarno". Non solo. Nella nota si afferma pure che "il salario medio della casa da gioco luganese è superiore al salario medio riscontrato presso un altro casinò svizzero". Nel comunicato si precisa inoltre che "per quanto attiene i contratti di lavoro che prevedevano una remunerazione oraria situata tra 11.30 e 15 franchi all'ora, si trattava di contratti di incarico di personale in formazione, che, al termine della formazione ha ricevuto degli aumenti salariali venendo poi inquadrato nella categoria di riferimento; il totale della massa salariale di Casinò Lugano riferibile a contratti d’Incarico con remunerazione oraria lorda di 11.30 all'ora (per personale a inizio formazione) nel periodo 2017-2019 si situa in una forchetta tra 0.2% e 1%, mentre l’incremento del salario medio dal 2016 al 2019 è stato del 4.8%, con un tasso annuale di crescita costante pari all’ 1.6%". Jelmini tuttavia ribadisce che «mi pare strano che non si rendano noti i dati relativi agli stipendi, mi auguro che siano in regola».
A proposito del clima di lavoro in azienda, Stauffer riconosce che «negli incontri il sindacato ci ha mostrato il numero di segnalazioni e abbiamo appurato che provenivano soprattutto un settore in particolare dove in effetti sono stati riscontrati problemi e situazioni inappropriate perché uno dei responsabili era in malattia. Non voglio metterla sul piano personale, però abbiamo proceduto con un sondaggio sul clima aziendale effettuato da una ditta esterna e in tempi non sospetti (nell'autunno del 2020) avevamo già provveduto a far scattare un sistema interno dove i dipendenti possono indicare eventuali segnalazioni anonime su mobbing e bossing. Ebbene, da queste due iniziative è scaturito un clima aziendale non idilliaco ma buono e c'è fiducia del personale nel management e nella direzione. C'è anche qualche aspetto che si può migliorare, ci mancherebbe, ma sono da rigettare tutte le critiche sull'eccessivo turnover e sul numero di frontalieri impiegato». All'Ocst, sostiene Jelmini, «risulta che al sondaggio abbia partecipato meno della metà dei dipendenti della casa da gioco e noi non abbiamo potuto leggere nemmeno le risposte, ci hanno fatto vedere solo le domande. Continuiamo a ricevere segnalazioni di problemi da parte di dipendenti».
Perché non avete mostrato i risultati delle verifiche all'Ocst? «I dati sono stati discussi e mostrati ai rappresentanti sindacali ma non abbiamo accettato che ci fosse un'attività di controllo congiunta perché l'Ocst non è il nostro partner sociale, per di più l'attacco che abbiamo subito è stato veramente scorretto – risponde Stauffer –. Avrebbero potuto chiedere un incontro invece di silurarci attraverso la stampa. Non era nemmeno lo scopo dell'esercizio mostrare i risultati all'Ocst con i quali la fiducia è ai minimi storici. Vedremo in futuro poi se si potrà ricostruirla. Sui risultati delle verifiche esterne sono assolutamente sereno: sono buoni e hanno confermato ciò che pensavamo».