Luganese

Aperto il processo sul delitto alla pensione di Viganello

Un 35enne austriaco alle Criminali per assassinio, omissione di soccorso e droga. In aula i familiari della vittima, Matteo Cantoreggi

Il luogo del delitto
(TI-PRESS)
18 maggio 2021
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Assassinio o, in via subordinata, omicidio intenzionale o omicidio colposo per omissione di soccorso o lesioni colpose. Si è aperto stamane - con un ampio spettro di ipotesi accusatorie - davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta e con gli assessori giurati, il processo per il delitto di Matteo Cantoreggi, 35enne di Bellinzona, ucciso la sera del 17 dicembre 2019 alla pensione La Santa di Viganello. 

In aula, davanti alla Corte, l'imputato: un 35enne austriaco, alto, snello, capelli rasati, camicia bianca. Dietro di lui, seduti in prima fila, i familiari della vittima. L'imputato - si legge nell'atto d'accusa stilato dalla pp Valentina Tuoni, ha agito "con particolare mancanza di scrupoli, segnatamente con movente, scopo e modalità particolarmente perversi"; "consapevole dello stato di alterazione di Cantoreggi Matteo, a causa dell'alcool assorbito e degli psicofarmaci con effetto sedativo assunti da quest'ultimo lo stesso giorno».    

La Corte ha dapprima interrogato l'imputato sulla sua vita anteriore. «Ero in assistenza - dichiarato. Per vivere vendevo cocaina e farmaci. L'alloggio alla pensione La Santa era pagata dall'assistenza. Ho molti precetti esecutivi. Ho iniziato a 16 anni con marijuana e ecstasy, a 17 anni con la cocaina e a 19 anni ho trovato l'eroina. Ho proseguito con la cocaina, la marijuana e psicofarmaci». A La Santa il cittadino austriaco vi è arrivato dal carcere dello Stampino, dove aveva scontato una pena per droga di quattro mesi. Il 34enne ha precedenti penali: ha condanne per droga, furti e falsificazione di ricette.

Come ha conosciuto Cantoreggi? «L'ho conosciuto alla pensione La Santa, fumavamo e bevevamo insieme, c'era un'amicizia». Prima del delitto, l'11 dicembre c'era già stata una prima lite e una seconda il 15 dicembre in camera dell'imputato: «Lui mi aveva aggredito e io gli ho tirato pugni e poi l'ho lasciato in corridoio». Perché aveva avuto questa violenza? «Non me lo so spiegare».

La sera del delitto nella stanza dell'imputato. Che ha ammesso: 'Non era cosciente'

Le condizioni di Matteo Cantoreggi, com'erano? - ha chiesto il giudice Pagnamenta. «Abbiamo bevuto insieme nella mia camera, non sembrava così ubriaco. Abbiamo pure assunto farmaci. Lui beveva whisky. Parlava normale, altre volte l'ho visto in condizioni peggiori». La sera del 17 dicembre, avrebbe iniziato la vittima, secondo l'imputato, ad aggredirlo. «Poi io - ha proseguito il 35enne austriaco - «gli ho dato da 3 a 5 pugni al volto». Non 6 o 7? «È possibile. Poi Cantoreggi si è accasciato sul letto. Potrebbe avere colpito la testa sul muro». La vittima ha perso conoscenza? «Non lo ricordo. Poi ho trascinato Matteo lasciandolo sul corridoio». Le sembrava una persona cosciente?, ha chiesto Pagnamenta, prima di mostrare il video della scena. «Adesso posso dire che non era cosciente» - ha risposto l'imputato. Il 35enne ha abbandonato Cantoreggi sulla schiena. E in un secondo momento, cinque minuti più tardi, lo ha messo sul letto. «Non stava bene lasciarlo così (per terra, ndr.). L'ho messo sul fianco, così non poteva soffocare con il suo vomito. In quel momento non ho pensato che fosse incosciente. Ero arrabbiato, non ero me stesso a causa dell'alcol e dei farmaci. Non mi ero reso conto che stava così male».

Per 8 minuti, bevute di birre dopo averlo colpito. Poi i soccorsi

C'era tanto sangue nella sua stanza dove è avvenuto lo scontro. «Mi sono spaventato - ha dichiarato l'imputato, che ha aggiunto: «Ma nella prima lite c'era più sangue. Nel video non mi riconosco. Non sono una persona violenta. Nella mia vita non era mai successa una cosa del genere, con me si può parlare di tutto». Il giudice Pagnamenta ha chiesto all'imputato se Matteo respirasse, mentre lo ha trascinato nella sua stanza. «Sì, respirava, come se avesse il naso intasato». Con l'imputato c'era anche un suo coetaneo, indagato del delitto ma deceduto negli scorsi mesi per overdose dopo aver ottenuto la libertà provvisoria, che ha aiutato l'austriaco nelle fasi successive il pestaggio: con lui, l'austriaco ha condiviso 8 minuti di birre. Solo dopo questo tempo, l'imputato è tornato nella stanza di Matteo. «Ho ascoltato il polso di Matteo, che non rispondeva e ho chiamato i soccorsi. Di sicuro oggi sarei intervenuto diversamente, sarei intervenuto prima. Dopo averlo colpito avrei guardato meglio le sue condizioni. Non ho mai pensato che potesse morire. Io ero confuso, non pensavo che stesse così male». L'istruttoria proseguirà tutto il giorno. In giornata potrebbe prendere la parola la pubblica accusa per la richiesta di pena.