Chiesta la condanna dell'ex capo della biglietteria, che nega e reclama l'assoluzione
Una cosa è certa: negli uffici dell'Hockey club Lugano c'era molta confusione. E alla fine sono spariti 53mila 408 franchi. Soldi pagati in contanti da persone che avevano comprato l'abbonamento allo sportello per il loro posto in tribuna o sugli spalti. Che fine abbiano fatto, questi denari, non si sa. I sospetti, e gli indizi, hanno portato sul responsabile della biglietteria, un 52enne del Luganese comparso in aula penale, accusato di ripetuta appropriazione indebita. Sarebbe lui, secondo la Procura, ad avere fatto sparire i soldi prelevando semplicemente i bigliettoni, e coprendo il tutto con degli 'storni', cioè a livello contabile. L'imputato nega: non ho mai preso neanche un centesimo, dice, la situazione fu frutto del caos che si verificava durante i giorni di campagna abbonamenti. Un processo indiziario, che conoscerà il suo esito soltanto il prossimo 20 maggio, così ha deciso il giudice Siro Quadri. L'accusa, sostenuta dal procuratore pubblico Daniele Galliano ha chiesto la condanna a 180 aliquote e il risarcimento del danno patito dall'Hockey club Lugano. La difesa, avvocato Raffaele Caronna, invoca l'assoluzione dell'ex capo ticketring e il rinvio a un foto civile di eventuali controversie civili.
La vicenda emerse verso la fine del 2017 e finì immancabilmente sulla stampa, col licenziamento dell'imputato che era il responsabile del settore biglietteria. Contabile di professione, il suo compito era dirigere il team formato da lui stesso e da due cassiere e soprattutto... tenere la cassa, mentre la contabilità vera e propria era svolta da un'altra professionista. Così ha descritto in aula la situazione che si viveva in quelle settimane convulse, prima della stagione 2017-1018 tra abbonamenti riservati per prelazione, l'assalto agli uffici Hcl subito scaduto questo primo termine da parte degli altri tifosi. "Certi giorni era il delirio, c'era una coda dalla strada ai nostri sportelli al primo piano. E molti sbuffavano, protestavano, chiedevano di essere serviti per primi siccome erano abbonati da 20 anni all'Hcl" dice l'imputato. Il suo quadro è quello di una grande confusione, di fretta, fatture perse "nel marasma dell'ufficio", chiavi della cassa lasciate in un cassettino, 'storni' svolti per non perdere tempo mentre i tifosi erano in coda, ma che per finire non venivano controllati e non figuravano. Unici riscontri, un rotolino interno della calcolatrice, e fogli excel che riassumevano l'andamento delle giornate di vendita, ma dove però non appariva anomalie. "Li stampavo e li portavo al signor Aeschlimann (Jean Jacques, ex giocatore e direttore dell'Hcl) ndr) ma diciamo che non li guardava molto attentamente" ha detto in aula l'imputato. 'JJ' Aeschlimann sentito dagli inquirenti ha però replicato che "(l'imputato) non mi ha affatto informato di operazioni di questo genere, almeno non di questa entità. Avrei reagito, fatto delle verifiche, cercato di capire cos'era capitato."
A intorbidire la situazione contabile, dunque ci sono i famosi 'storni'. Cosa sono? "Capitava che il cliente alla cassa sottoscrivesse l'abbonamento, per poi accorgersi di non avere i soldi in tasca. Oppure c'erano quelli che volevano cambiare posto in tribuna. E c'era tutta la questione degli sconti, apprendisti o persone in AI che ricevevano la fattura per l'abbonamento, ma poi dovevano dimostrare di poter beneficiare degli sconti, portando in ufficio i documenti. E le riservazioni, che andavano saldate successivamente. Prima che venissimo assunti c'erano due signore, so che sulle loro scrivanie si trovarono pile di fatture non registrate, e anche 500 tessere mai spedite, tanto che gli abbonamenti dovettero essere ristampati. Eravamo sottoposti a una pressione veramente elevata, oltretutto quell'anno la capienza della Resega era stata ridotta per via della nuova lounge, quindi andava trovato un nuovo posto a 4/500 abbonati. Io penso che non ci sia stato nessun ammanco. Prima di tutto cercavo di accontentare l'abbonato, evitare qualsiasi problema perciò adottavo qualche compromesso. Aeschlimann sapeva in quale condizione ci trovavamo. Più volte gli chiedemmo di assumere una terza persona per la biglietteria".
Argomenti che non hanno convinto la Procura, prima la allora pp Fiorenza Bergomi che stese l'atto d'accusa, poi il suo 'successore' Daniele Galliano che lp ha portato in aula penale. "L'impressione che mi sono fatto è che all'interno dell'Hcl vi fosse un po' di disordine. Nel pressapochismo si aprono gli spazi per le malversazioni". Il pp non ha dubbi su chi sia l'autore: il responsabile delle casse, colui che effettuava le 'chiusure' di fine giornata. "Nei tabulati excel non vi è traccia dei ristorni. Ci si chiede perché non tenere traccia di questi errori, anche a propria tutela". Non solo. "Le collaboratrici si sono sentite dire dall'imputato di buttare via la documentazione cartacea". Il procuratore Galliano rinfaccia al 52 enne pure "un comportamento tutto fuorchè limpido in fase di istruttoria. Le sue versioni sono state smentite a più riprese. Ciò che più sorprende è che fin dal primo interrogatorio l'imputato è apparso sulla difensiva. Le operazioni anomale sarebbero state fatte da qualcun altro per metterlo in cattiva luce: è una teoria del complotto!". L'accusatore privato,Edi Meli, per l'Hc Lugano Sa, ritiene che i fogli excel senza alcuna annotazione "non sono solo un indizio, ma sono una prova, un falso documentale. Gli ammanchi solo lui poteva scoprirli, e solo lui poteva non dire di averli scoperti". l' Hcl Sa, oltre alla condanna e al risarcimento, con gli interessi, chiede il rimborso delle spese legali e della perizia a suo tempo commissionata allanFidinam per ricostruire internamente l'accaduto, scoperto inizialmente - ma solo in piccola parte - dalla contabile della società.
Per il difensore, l'avvocato Raffaele Caronna, il suo assistito è stato vittima di "una foga istruttoria con 13 interrogatori, per un totale di 31 ore, non molto piacevoli, sotto questa pressione uscire con frasi no del tutto chiare è assolutamente normale". Lamenta una fretta nell'indagine, cui manca una verifica più approfondita sul sistema di vendita degli abbonamenti Hcl."Che una società che muove quasi 15 milioni di franchi sia soggetta a una revisione limitata, lascia un po' perplessi". Il suo cliente, che ha ammesso 8 operazioni idi storno (su 47 riscontrate) ha detto che "avrebbe dovuto rincorrere le cassiere e chiedere di documentare cosa non è stato registrato. Anche le cassiere hanno testimoniato he non sempre le casse quadravano con le registrazioni effettuate. L'inchiesta non ha nemmeno voluto sentire la contabile... La verità è che non c'stato un franco che uscito senza che dovesse uscire dalle casse Hcl". Da qui, la richiesta di "assoluzione piena". Ultima parola all'imputato: "Sono cresciuto a 500 metri dalla Resega, sono sempre stato un tifoso dell'Hcl e lavorarci è stato un sogno".