Il centro sociale rinuncia al contestare formalmente la diffida, farà 'ricorso alla lotta, al conflitto, all’autodeterminazione, alla libertà'.
"Facciamo ricorso ai nostri corpi. Alla nostra fantasia. Alla nostra determinazione. Ricorso alle nostre forze. Alla solidarietà locale e a quella internazionale. Alle complicità. Ricorso alla lotta, al conflitto, all’autodeterminazione, alla libertà. Non un ricorso giuridico possibilmente imboccato ma un ricorso politico, sociale e culturale. Diretta emanazione dell’espressione – discontinua, alternata, infuocata, partecipata, degna e ribelle – che abbiamo saputo emanare in maniera collettiva e mai doma in questi 25 anni. Il Molino ricorre. Il Molino non si vende, il Molino non claudica. Il Molino non smette di far girare le pale". Questo è un estratto della seconda parte del comunicato intitolato 'Un giorno verrà', dal quale si evince che l'assemblea del centro sociale ha deciso di non contestare giuridicamente la disdetta della convenzione sottoscritta nel dicembre 2002 assieme al Consiglio di Stato e alla Città di Lugano e nemmeno le diffida ricevuta ieri. Nel frattempo, l'esecutivo cittadino ha preso atto delle alternative per l'autogestione alla sede dell'ex Macello ma non pare intenda tenerne conto.