Dopo le irregolarità emerse sul cantiere del Campus Est di Usi/Supsi, abbiamo interpellato il sindaco di Lugano, che rassicura sul cantiere pubblico del Pse
Per la Città e per i privati ci sarà il «dovere di esemplarità». Sebbene non sia ancora stato aperto il bando di concorso, e anzi è imminente il lancio del referendum contrario da parte del Movimento per il socialismo (Mps), lo sguardo di Lugano e del cantone in generale è ormai rivolto verso il cantiere pubblico del decennio: il Polo sportivo e degli eventi (Pse). Un progetto globalmente da 374 milioni di franchi – 167 dei quali per stadio e palazzetto dello sport –, di assoluto interesse pubblico e che cronologicamente arriva dopo la chiusura di un altro grosso cantiere pubblico: il Campus Est di Usi e Supsi a Viganello. E siccome il sindacato Unia ha riscontrato delle irregolarità legate al cantiere del campus universitario – irregolarità parzialmente ancora al vaglio dell'Ufficio vigilanza sulle commesse pubbliche e in parte già sanzionate dalla Commissione paritetica cantonale dell'edilizia e del genio civile –, ci appare doveroso interpellare il sindaco di Lugano sul futuro cantiere del Pse.
Questo, anche perché il Campus Est s'inserisce in un solco non nuovo purtroppo. Ricordiamo, per citare due casi, le irregolarità emerse ai cantieri del Lac e del termovalorizzatore di Giubiasco. L'esperienza preoccupa, ma insegna anche Marco Borradori? «Credo proprio di sì. Proprio perché memori di altre esperienze, e perché purtroppo le irregolarità sui cantieri sono diventate più frequenti e non solo a Lugano, crediamo di aver fatto un passo in più rispetto al passato». Questo passo in più si chiama «dovere di esemplarità»: un principio inserito nell'accordo generale di Partnership pubblico-privata (Ppp), valido per tutte e tre le fasi del cantiere e che riguarda anche la Legge sulle commesse pubbliche. «Ma gli aspetti disciplinati sono numerosi – evidenzia il sindaco –: dalla responsabilità sociale a quella ambientale, dalla lotta contro il riciclaggio di denaro alla preferenza all'impiego di aziende locali».
Un impegno, sottolineato in una recente risposta alla Commissione della gestione, che il Municipio ha preso pur non essendo committente diretto del cantiere. O meglio, la Città sarà la committente diretta soltanto per la progettazione delle prime due fasi: contenuti sportivi (fase 1), spazi amministrativi, sede della Polizia comunale, parco pubblico e le due controverse torri (fase 2). Committente diretta della costruzione per stadio e palazzetto dello sport sarà invece la Stadio Immobiliare Sa – detenuta al 100% dal gruppo Hrs –, mentre la committente delle fasi 2 e 3 sarà la Credit Suisse, che per quanto riguarda la terza fase (i contenuti privati) sarà la committente anche per la progettazione. Ruoli importanti da sottolineare, perché ai committenti spetta fra le altre cose anche la verifica dell'idoneità dei subappaltatori, punto cruciale dei problemi emersi al Campus Est.
«In un accordo di Ppp non dovrebbe essere compito dello Stato fare il committente – sostiene Borradori –, e pertanto questo ruolo è affidato ai privati. Partner privati ai quali abbiamo fissato tutti gli aspetti per i quali è importante che venga fatta una sorveglianza molto accurata: si tratta di un cantiere pubblico, ci teniamo molto. Come ente pubblico abbiamo un dovere e siamo interessati che le cose vadano secondo regola. Abbiamo trasmesso questo dovere ai privati e loro hanno accettato senza alcun problema le nostre condizioni». E sebbene la Città non sarà committente, il controllo che manterrà potrebbe essere in un certo senso parificato a quello di un committente. «La Città manterrà sempre un controllo tramite i suoi servizi preposti, per tutte le tappe». L'ente pubblico come ultima ratio inoltre ha il diritto di «porre il veto sull'incarico qualora appaltatori e fornitori, nonché subappaltatori e subfornitori, non fossero idonei ai sensi delle disposizioni sulle commesse pubbliche. Questo diritto vale sempre, per ogni incarico, e non solo in caso dovessero emergere delle irregolarità».
Un'accettazione comprovata da una lettera inviata dalla Hrs alla Città di Lugano, e che il Municipio ha trasmesso al legislativo, dove da un lato viene messa nero su bianco la volontà di rispettare i dispositivi di legge – compreso il divieto del subappalto del subappalto – e dall'altro l'investitore annuncia la volontà di far capo alla WORKcontrol. «Si tratta di un'azienda leader in Svizzera che supporta gli appaltatori nell'applicazione della legge sui lavoratori distaccati, che contiene disposizioni volte a prevenire il dumping salariale e delle condizioni lavorative, e della responsabilità solidale nel settore delle costruzioni, fornendo una piattaforma in cui è possibile archiviare tutti i documenti richiesti per legge, nonché convalidare la presenza dei lavoratori tramite l'utilizzo di un badge, che consente di eseguire facilmente i controlli del mercato del lavoro e degli accessi. Hrs collabora già con questa ditta in Svizzera tedesca e francese, per il Ticino si tratterebbe di una prima» chiarisce Borradori.
E dopo la presidente della Commissione formazione e cultura da noi contattata ieri, anche l'Mps sollecita ora il Consiglio di Stato sul caso del Campus Est. Prima di porre una decina di domande, i granconsiglieri ricordano per sommi capi il caso, e anche un precedente specifico della Garzoni Sa, l'impresario costruttore del cantiere di Viganello: un procedimento penale a carico della ditta “a seguito di un appalto truccato con la Cassa pensione della città di Lugano”, si legge nell'interpellanza. Per il resto l'Mps, accusa di lentezza l'Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche, chiedendo al Consiglio di Stato di sollecitarlo ed eventualmente aiutarlo a essere più celere, interrogando pure il governo sulla problematica dei fallimenti a catena per scopi di lucro.