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Lugano-Montarina, due ville a rischio: la Stan ricorre

La società si appella al Tram mentre una mozione chiede alla Città di tutelare il quartiere disegnato dall'architetto Americo Marazzi nel 1910

La freccia indica l'esclusione ritenuta incomprensibile alla luce della presenza di tre potenziali beni culturali.
18 febbraio 2021
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Villino Farner e Casa Walty, inseriti in un parco nel quartiere di Montarina a Besso, sono minacciate. Più di una minaccia. La Città aveva rilasciato la licenza edilizia e il Consiglio di Stato ha confermato la decisione rigettando le tre opposizioni contro il nuovo edificio. La Società per l’arte e la natura (Stan) però non molla e ha contestato la licenza attraverso un ricorso presentato al Tribunale amministrativo cantonale (Tram). Nel frattempo, due ricorrenti hanno raggiunto un accordo con la controparte che prevede il mantenimento una certa distanza dal futuro edificio con la creazione di un parco. Intanto, tornano alla carica alcuni consiglieri comunali secondo cui non si può aspettare l’adozione del Piano direttore unico di Lugano che arriverà, se tutto fila liscio, nel 2028 per la tutela di edifici storici. Occorre muoversi prima. Perciò al Municipio di Lugano è stata inviata la mozione interpartitica che chiede una variante di Piano regolatore che includa il Villino Farner e Casa Walty nei beni culturali e che si istituisca una zona di pianificazione, come peraltro indicato dal Consiglio di Stato nella decisione del 12 aprile 2017 riguardante la variante sui beni culturali di Lugano, Castagnola e Brè.

Oggetti esclusi dalla lista dei beni culturali

L’argomento è già stato oggetto di atti parlamentari a livello locale. «Da questo perimetro di valorizzazione sono stati esclusi due villini affacciati al lato stazione ben inserite nel quartiere di Montarina - afferma Nicola Schoenenberger consigliere comunale (Verdi) primo firmatario della mozione -. La loro esclusione è ingiustificata dal punto di vista architettonico e urbanistico. E c’è inoltre una domanda edilizia pendente che prevede l’abbattimento dei due storici edifici al posto dei quali potrebbe sorgere una nuova e più ingombrante costruzione». La mozione sottoscritta anche da Danilo Baratti (Verdi), dai socialisti Raoul Ghisletta e Carlo Zoppi, dalle liberali-radicali Morena Ferrari Gamba e Giovanna Viscardi, da Federica Colombo (Ppd), Edoardo Cappelletti (Pc) e Sara Beretta Piccoli (Mtl) riprende la decisione governativa del 2017. Una decisione che invitava la Città a procedere con la revisione del Pr “proprio a Montarina, dove sorse a partire dal 1910 la ’città giardino’ promossa e realizzata in gran parte dall’architetto Americo Marazzi”. Schoenenberger si aspetta che la Città raccolga l’invito espresso dal Cantone che ha ritenuto «necessario evitare la sostituzione degli edifici storici con complessi di appartamenti contemporanei di grande volumetria, permessi da un Piano regolatore di oltre trent’anni fa. Difficilmente si comprende dunque l’esclusione, nel 2012, di due edifici d’indiscusso valore storico e architettonico e dei loro rispettivi parchi dal perimetro di valorizzazione comunale di Montarina (PV14), visto il loro inserimento organico nello storico quartiere».

Delusione: ’Il Municipio non fa nulla’

La mozione chiede inoltre che, in attesa del consolidamento legale del Pr unico di Lugano, la Città adotti “le opportune misure di salvaguardia della pianificazione, segnatamente l’adozione della zona di pianificazione e il rigetto ai sensi della legge di eventuali future domande di costruzione che minacciano il quartiere di Montarina. «Purtroppo la situazione pianificatoria attuale permette la sostituzione di storici edifici non salvaguardati con nuovi edifici con elevate volumetrie - insiste il consigliere comunale dei Verdi -. Avanti di questo passo a rischio è tutto il quartiere. Questo è il timore concreto, oltre alla delusione di fronte a un processo che prosegue perché il Municipio non fa nulla». La mozione riprende le considerazioni dell’architetto e storico dell’architettura Riccardo Bergossi: “il villino Farner, sorto nel 1914, progettato dal capomastro Carlo Rezzonico di Porza per la signora Verena Farner (ora noto come villa Ganser, dal nome del suo ultimo occupante), rappresenta un valido esempio dell’architettura d’anteguerra. La caratteristica più evidente è la ricchezza della volumetria asimmetrica. L’apparato decorativo esprime il gusto Liberty, non nella versione floreale italiana ma in quella geometrica che fa capo alla Secessione viennese”. L’altro edificio è casa Guido Walty, prosegue Bergossi, che “risale al 1959 su progetto degli architetti Alberto Camenzind e Bruno Brocchi: quanto a importanza e dimensioni trova un corrispettivo nella vicina Casa Kühne, costruita dall’architetto Leo Bühring quasi venti anni prima e si inserisce a tutti gli effetti nel quartiere”.