Mentre l'inchiesta è ancora alle prime fasi, si delineano i primi contorni della tragedia: sul posto non vi erano altre auto e il conducente non era ubriaco
Né un particolare disagio sociale né tantomeno corse clandestine. Piuttosto, una tragica fatalità intrecciata a poca esperienza, distrazioni o altri fattori tutti ancora da provare. L'inchiesta è ancora alle primissime battute, ma stanno cominciando a delinearsi i contorni dell'incidente stradale che venerdì sera è costato la vita a una 17enne del Luganese.
In particolare, è l'ombra delle corse in auto illegali a essersi allungata sulla tragedia di Grancia. Un'ipotesi già ieri ridimensionata dalle dichiarazioni rilasciateci dal sindaco Paolo Ramelli e sulla quale abbiamo interrogato anche oggi anche la Polizia cantonale. «Delle segnalazioni ci giungono quotidianamente da tutto il cantone e quindi regolarmente facciamo dei controlli – spiega il portavoce Claudio Ferrari –. Quella non è una zona particolarmente segnalata. Sappiamo che ci sono delle situazioni che dobbiamo tenere d'occhio e lo facciamo, ma non riteniamo che lì ci sia un problema grave di questo genere. Con le informazioni sinora raccolte, non siamo al livello di dire che si è trattato di una corsa clandestina».
Eppure, quella è notoriamente – e da tanti anni, ben prima della pandemia e del lockdown – una zona di ritrovo di ragazzi durante le serate, quando i negozi sono chiusi. «Sì questo lo sappiamo – conferma Ferrari –. Lì ci sono anche delle case ed è possibile che dei rumori dovuti ad auto che passano a velocità un po' più sostenute o frenate possano infastidire. Da lì a dire che si ritrovano tutti i finesettimana per fare le gare, ce ne corre. Se anche fosse successo una volta o due, alla terza le nostre pattuglie avrebbero bloccato il tutto. Ma questo non è avvenuto. Ribadisco che abbiamo delle segnalazioni, che provengono un po' da tutto il cantone e che di volta in volta vengono valutate, ma se fosse veramente un problema saremmo corsi ai ripari». E in effetti, in quella zona di parcheggi e strade di accesso alle aree commerciali e industriali, non sono state posate particolari barriere per vietare l'accesso, segno che – anche per i proprietari stessi – non si tratterebbe di una problematica molto sentita. «Credo ci siano posti più discosti per fare eventualmente questo genere di cose, rispetto all'area dei centri commerciali dove ci sono numerose telecamere e che per sua stessa natura richiama delle pattuglie a fare dei controlli».
Appunto, altro deterrente: le telecamere. Nella zona, nella strada stessa dove è avvenuta la disgrazia, ce ne sono parecchie. «Le stiamo guardano e ci serviranno a ricostruire esattamente la dinamica» precisa il nostro interlocutore. Oltre alla videosorveglianza, le testimonianze, naturalmente. Alcuni verbali sono già stati fatti, ma mancano quelli forse più importanti: ai quattro protagonisti dell'incidente superstiti. Fra ieri e oggi tre di loro – compreso il conducente – sono stati dimessi dall'ospedale, mentre le condizioni di salute di uno dei 16enni restano talmente gravi da metterne ancora a rischio la vita. Fatto significativo: tutti i testimoni interrogati dalla polizia – compreso il primo, accorso dopo il colpo udito e che ha allertato le forze dell'ordine e i soccorsi – sono giunti sul posto solo in un secondo momento. La sera dell'incidente, la Volkswagen Polo era l'unica auto in quella strada, in quel momento.
La Polizia smentisce anche un'altra speculazione rincorsasi in questi giorni sul web: il 20enne alla guida aveva la patente. Certo, solo da un anno ed era ancora in prova: è per questo che c'era una ‘L’ sul luogo dell'incidente, non perché fosse un allievo. La sua responsabilità, essendoci tre persone ferite e una morta, ha portato automaticamente all'avvio un'inchiesta per omicidio colposo, come generalmente accade in situazioni come questa. Le ragioni dello schianto verranno chiarite dagli accertamenti, ma al momento sembrerebbe profilarsi un'attenuante: il giovane non avrebbe bevuto alcol.
Più che l'alcol avrebbe pesato, verosimilmente, l'inesperienza del giovane conducente. «Sì, è un fattore certamente da tenere in considerazione – conferma Ferrari –. Essere in un'auto in una persona o in cinque cambia molto, modifica il peso e se non si ha l'esperienza per valutare quest'aspetto è anche più facile perdere il controllo...». Senza volersi ulteriormente sbilanciare nell'attesa che l'inchiesta faccia il suo corso, il portavoce della Polizia cantonale ricorda una volta in più l'importanza di «fare attenzione e mantenere alta la concentrazione quando ci si mette alla guida, soprattutto se non si è da soli».
Intanto, il luogo dell'incidente si è trasformato durante il weekend in meta di pellegrinaggio per numerosi curiosi e, naturalmente, per amici e famigliari della giovane vittima. Fiori, candele, e bigliettini per esprimere il dolore o anche solo il pensiero per chi non c'è più. “Riposa in pace angelo. Ti porteremo per sempre nei nostri cuori” recita un ricordo, “sei straordinaria e lassù in cielo erano invidiosi di lasciarci un angelo così prezioso. Ti ricorderò per sempre”, si legge su un altro.