Il dentista e l'altro accusato hanno in parte ammesso le loro responsabilità di aver utilizzato i crediti concessi per altri scopi
Entrambi hanno in parte ammesso le proprie responsabilità: i due imprenditori italiani (uno dei quali, come anticipato da laRegione di professione dentista) arrestati venerdì per avere indebitamente percepito un milione e mezzo di franchi di crediti loro concessi per far fronte all'emergenza Covid-19. La maggior parte del denaro – ha riferito la Rsi – sarebbe stata investita in una società svizzera attiva nel settore petrolifero, detentrice di un brevetto per il trattamento degli idrocarburi. Nella seconda metà del 2020, i due hanno racimolato la somma da drenare nell’affare, utilizzando le loro di società: tre in tutto, con sede a Lugano. Avrebbero alterato i bilanci per aumentare l’entità dei prestiti, che l’ordinanza federale limita al 10% della cifra d’affari. Ripetuta truffa e ripetuta falsità in documenti le accuse principali ipotizzate nei confronti dei due, per i quali è stata ordinata la carcerazione preventiva. A piede libero sono rimaste invece un paio di persone, pure finite sotto inchiesta. Una trentina gli altri casi di truffe simili sono sul tavolo del ministero pubblico. In media si parla di due indagati per incarto, e di importi che si aggirano attorno ai 200'000 franchi.