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Lugano, Berna promuove il Polo sociale

Molino Nuovo, la Fondazione Vanoni ridimensiona il progetto del 2012: il costo stimato cala da 64 a 53 milioni. Atteso il messaggio governativo

Il modello degli edifici che sorgeranno nell'isolato racchiuso fra via Brentani e via Simen a Molino Nuovo (sopra). Nell'immagine, la vecchia sede dell'Istituto Vanoni che verrà abbattuta (Infografia laRegione)
14 gennaio 2021
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Il regalo di Natale è giunto poco prima della fine dell'anno scorso. Le autorità federali hanno dato luce verde al progetto e al finanziamento a favore della Fondazione Antonia Vanoni per concretizzare il Polo sociale a Molino Nuovo. Un progetto ridimensionato, perlomeno rispetto all'investimento calcolato e indicato nove anni fa, che è sceso dai 64 a 53 milioni di franchi. La storica sede dell'istituto in via Simen, abbandonata da qualche anno, verrà abbattuta. L'edificio (che non ha particolari pregi architettonici e su cui non pende alcun vincolo pianificatorio) inizialmente avrebbe dovuto essere ristrutturato e destinato alla scuola ma nel frattempo nel mandato della Fondazione ha assunto un peso maggiore l'aspetto educativo rispetto a quello scolastico, per cui il progetto è stato ripensato. In ogni caso, una ristrutturazione avrebbe comportato spese supplementari in confronto alla realizzazione di un nuovo stabile, da edificare in futuro se emergessero nuove esigenze di presa a carico o di accompagnamento degli ospiti della fondazione.

Resta l'idea di fare qualcosa per gli anziani

Nel frattempo, le licenze edilizie sono cresciute in giudicato e ora l'incarto è sul tavolo della Divisione della azione sociale e delle famiglie che lo esaminerà in vista di preparare il messaggio del Consiglio di Stato da sottoporre al Gran Consiglio. Presentato nel 2012, il progetto di creare un Polo sociale nell'isolato a Molino Nuovo, racchiuso fra via Simen e via Brentani, è stato rallentato da una serie di modifiche e in ultima analisi dal Covid-19 che ha dirottato le risorse dell'amministrazione pubblica verso l'emergenza sanitaria. Anche il Piano particolareggiato disegnato dall'architetto Mario Botta con le volumetrie e altezze (R7) predefinite ha creato non pochi problemi alla fondazione. L'auspicio, osserva l'avvocato e presidente del Consiglio di fondazione Stefano Camponovo, è che «si possa partire al più presto con il cantiere, siccome nel breve medio termine la locazione del palazzo di via Brentani 5, seppur a condizioni favorevoli, comincia a pesare troppo sulle nostre spalle. La costruzione degli edifici verrà probabilmente effettuata a tappe e occorrerà prima preparare i concorsi pubblici. Abbiamo mantenuto l'idea di fare qualcosa per gli anziani, visto che il bisogno sussiste e al pianterreno promuovere l'insediamenti di negozi e artigiani con i quali magari instaurare una collaborazione, con l'intento di creare legami con il quartiere. I contenuti del progetto sono comunque in divenire».

Nuove prestazioni per nuove emergenze 

Il sostegno cantonale non dovrebbe essere un problema. La fondazione, che esiste da 150 anni in Ticino, e l'istituto danno risposte concrete a uno bisogno sociale reale, quello di garantire un sostegno ai giovani e alle famiglie disagiate. Negli ultimi anni, «il lavoro della fondazione, che offre un ampio spettro di prestazioni, si è evoluto in linea con i tempi - spiega l'avvocato Camponovo -. L'istituto Vanoni è da intendersi come un luogo, uno strumento attraverso il quale si vuole riaccompagnare i nostri ospiti verso la loro famiglia». Ora attraverso la fondazione non si offre aiuto solo direttamente all’infanzia, ma anche alle famiglie che ruotano attorno a un bambino in condizione di disagio.  «Un disagio che può anche fare rima con povertà», continua Camponovo «quando parliamo di aiuto mirato significa concretamente riempire il frigorifero dei nuclei familiari». In linea con questa evoluzione, sono sorte nuove prestazioni, che lavorando in collaborazione con il Cantone: il Centro educativo per minorenni (Cem) che accoglie giovani che provengono da situazioni familiari vulnerabili e un servizio operativo sull’intero territorio ticinese (Sae), che si occupa di entrare nelle case, con un operatore sociale, per offrire un servizio di sostegno e accompagnamento educativo, nei casi in cui non si renda necessario il collocamento del minore in un istituto. In cifre, stiamo parlando di un aiuto concreto fornito a 300 famiglie e a 560 minori. Il Cem Vanoni accoglie attualmente una trentina di ospiti interni e ne accompagna circa 18 in esternato.

Progetto innovativo di gruppo multifamiliare

«In questo momento negli spazi al sesto piano dello stabile di via Brentani - anticipa Mario Ferrarini, direttore della Fondazione Vanoni - stiamo sperimentando un progetto innovativo di gruppo multifamiliare finanziato all'80% dalla Catena della Solidarietà. Un progetto che riunisce per un giorno e mezzo alla settimana e per 9 settimane 5 o 6 famiglie che lavorano insieme durante tutto il percorso proposto. Vengono ricostruite situazioni di vita quotidiana per permettere l’osservazione di problematiche educative-relazionali presenti all’interno delle famiglie. Questa modalità permette di sperimentare situazioni di crisi in un ambiente “protetto”, con lo scopo di tentare possibili soluzioni e avviare un percorso di cambiamento attraverso lo scambio di opinioni, consigli e strategie educative tra le famiglie. Un'altra prestazione nata autonomamente e finanziata anch'essa fino all'aprile prossimo dalla Catena della Solidarietà è quella che riunisce genitori e figli in un appartamento per consentire loro di trascorrere momenti assieme, come successo per il Natale. La fondazione vuole inoltre avviarne un altro a costo zero. Ancora Ferrarini: «Un mese prima di accogliere un minore, vogliamo mandare la consulente famigliare nella famiglia con lo scopo di individuare i problemi. In Svizzera Romanda il progetto sta ottenendo buoni risultati evitando anche dei collocamenti». Proprio come l'obiettivo della fondazione che vuole sostenere l'integrazione nella società delle persone in difficoltà.