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Pianificazione partecipata a Brè, 'esperienza deludente'

A dieci anni della petizione che raccolse oltre tremila firme, Schmidt critica la revisione del Piano regolatore: 'Troppe concessioni!'

La vista mozzafiato dal sentiero panoramico che dal nucleo conduce al Monte Boglia (Ti-Press)
11 gennaio 2021
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L'iniziativa era stata accolta con entusiasmo dalla popolazione. Il fatto di essere coinvolti nella pianificazione futura di un quartiere che rientra nell'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos) aveva fatto sperare di ottenere un risultato migliore. La pianificazione partecipata avviata diversi anni fa non ha tuttavia raccolto le sollecitazioni provenienti dal 'basso'. Questo è quanto sostiene con un certo malcelato rammarico Mattias Schmidt, coordinatore di Uniti per Brè che nel 2011 aveva lanciato una petizione raccogliendo 3mila firme contro un progetto edilizio con una ventina di unità abitative in zona Ai Piani, sopra il nucleo. Una petizione che aveva indotto l'autorità cittadina a sperimentare la l'innovativa procedura. Forse, le aspettative erano forse troppo ambiziose. L'associazione avrebbe voluto più protezione e rispetto della bellezza e naturalezza del villaggio. Ora, la variante di Piano regolatore è sul tavolo del Consiglio di Stato a cui il Municipio, come da procedura, ha girato il dossier. L'iter prevede che l'incarto torni a Palazzo civico e, prima del voto in Consiglio comunale ci sarà spazio, per le osservazioni di privati e associazioni.

Non piace nemmeno il Bike Park

Oltretutto, nel recente incontro pubblico, la cinquantina di persone presenti hanno manifestato contrarietà nei confronti del progetto di Bike Park, contro il quale Uniti per Brè nel 2'017 aveva presentato una petizione sottoscritta dal 121 residenti. Ma il messaggio non è stato colto. Tuttavia, l'associazione non può opporsi alla licenza edilizia concessa dall'esecutivo. «Abbiamo però informato i confinanti che hanno presentato le opposizioni non considerate dal Municipio che ha rilasciato la licenza - spiega il coordinatore dell'associazione -. Toccherà quindi sempre ai privati presentare eventuali ricorsi al Consiglio di Stato. Segnaleremo il caso nelle osservazioni che stiamo allestendo in merito alla revisione del Piano regolatore».  Schmidt sottoscrive la dura presa di posizione in merito da parte di Forum alternativo (Fa) che ha preso di mira le autorità politiche "incapaci di pianificare e rispondere ai bisogni della popolazione" anche se "decantano l'ascolto e la partecipazione dei cittadini".  Un progetto, quello di un Bike Park, per il quale, secondo Fa sarebbe stato molto meglio individuare un altro luogo "come il Pian Scairolo oppure il Piano della Stampa, non in "un'area di svago pensata per le famiglie con pascoli e l'inizio di sentieri escursionistici molto gettonati". La zona di svago «dovrebbe restare 'tranquilla'. Bisognerebbe evitare di attirare ulteriore traffico. Turisti e visitatori dovrebbero poter arrivare a Brè tramite la funicolare o con i mezzi pubblici. Non serve realizzare nuove strutture di attrazione turistica come il prospettato Bike Park che dovrebbero trovare posto nei pressi della città dove c'è una massa critica per un'attrazione del genere», afferma il coordinatore di Uniti per Brè.

Rimasti Ai Piani... della scala

Serpeggia parecchia delusione come detto anche sull'esito seppur parziale, della pianificazione partecipata. Una delusione profonda visto che proprio dalla zona Ai Piani era partito tutto una decina di anni fa. Allora, la contrarietà a un'edificazione su quest'area che andrebbe preservata integralmente come zona verde, come zona agricola o per attività di svago di interesse pubblico era sfociata nella petizione e pure il Dipartimento del territorio (diretto dall'attuale sindaco di Lugano), nella sua presa di posizione sulla modifica di Pr, rese attento il Municipio di Lugano: “il dipartimento deve ritenere che a 16 anni dall'entrata in vigore del Piano regolatore (…) si aprano nuovi ed importanti scenari che dovrebbero concorrere alla ridefinizione di questo comparto. In particolare, l'entità e la morfologia della superficie (…) dovrebbero spingere il Municipio a privilegiare soluzioni che possano salvaguardare maggiormente questi aspetti. In questo senso una prima verifica andrebbe fatta, ed esplicitata negli atti, in relazione alla conferma parziale o totale della delimitazione a scopi edilizi del comparto”. Parole rimaste inascoltate. Ora, commenta Schmidt, «ancorché ridotta del 30%, verrà concessa l'edificazione alla zona Ai Piani che si voleva proteggere e in quell''area, si potrà costruire fino a due e metri di altezza di più. Riteniamo che il Municipio abbia preso una decisione puramente economica dettata dal timore della Città di dover indennizzare i proprietari di questi 12mila metri quadrati, essendo la zona già urbanizzata. Anche se l'autorità ha deciso di dezonare un'altra area non urbanizzata, ci sembra strano che durante la revisione del Piano regolatore il Municipio di Lugano abbia concesso diverse licenze edilizie, fra le quali una per la cosiddetta casa delle dogane che sorgerà con un cantiere piuttosto invasivo».